Il direttore di Brescia Musei, Karadjov: «Fra Brescia e provincia un festival diffuso»

Questa intervista è parte del progetto «Interviste allo specchio», condiviso con L’Eco di Bergamo e nato in occasione del 2023, l’anno che vede i due capoluoghi uniti come Capitale della Cultura. Ogni domenica i due quotidiani propongono l’intervista a due personaggi autorevoli del mondo culturale (nell’accezione più ampia), uno bresciano e uno bergamasco, realizzate da giornalisti delle due testate. Di seguito trovate l’intervista al personaggio bresciano. Per scoprire il contenuto dell’intervista all’omologo bergamasco, invece, vi rinviamo a L'Eco di Bergamo (in calce all’intervista trovate il link diretto alla pagina dedicata del quotidiano orobico).
«I nostri musei sono cantieri culturali, che i bresciani devono sentire come un loro patrimonio». Non solo i cittadini, ma anche le istituzioni, le scuole, le imprese, la società civile. Stefano Karadjov, fra i protagonisti della Capitale, rivendica il ruolo centrale dei musei come «principali cantieri di comprensione e valorizzazione della cultura locale».
Direttore, cominciamo con un primo bilancio dell’evento. Come sta andando a Brescia?
Molto bene. Dal mio osservatorio la cosa più bella finora è stata la straordinaria partecipazione all’apertura gratuita dei musei. Una grande festa. Brescia ha un sistema che rappresenta il vertice della museologia italiana ed europea. Cinque musei nuovi o rinnovati, di grande valore, con contaminazioni contemporanee. Positivo anche il Festival delle luci, una sorta di battesimo popolare della Capitale. Siamo felici del suo successo perché si inserisce nel nostro progetto di valorizzazione del Castello. È importante far uscire la cultura dai luoghi tradizionali per farla entrare nei luoghi pubblici. Il Festival è stato un esempio in questo senso.
Brescia, in questo 2023, conferma ed esalta la sua nuova vocazione di città della cultura. Non vede un contrasto rispetto al resto del territorio?
Credo che la provincia non sia sonnolenta. È un’idea non verificata nei fatti. Credo, invece, che il Bresciano sia un territorio vivo, fertile, attivo, proiettato anche sulla contemporaneità. Abbiamo tante eccellenze, musei e istituzioni pubbliche e private importanti in tutte le aree.
Come mettere in rete e valorizzare questo patrimonio di città e provincia?
Creando un festival diffuso delle città culturali del Bresciano e, perché no, anche della Bergamasca. Una specie di Capitale della cultura permanente fra più soggetti e luoghi. Sarebbe bello che si lavorasse insieme, in un sistema policentrico con un filo conduttore. Le pro loco potrebbero avere un ruolo importante in questo contesto perché hanno la capacità di attivare e coinvolgere le comunità locali. Certo, un soggetto terzo, ad esempio la Provincia, dovrebbe fare da regia e da collante per rendere stabili questi rapporti.
Quale ruolo devono svolgere oggi i musei?
Alla conservazione e alla valorizzazione si è aggiunta una dimensione nuova: la partecipazione, come piena espressione del concetto di comunità di patrimonio. I cittadini hanno una responsabilità nei confronti del loro patrimonio culturale. I bresciani devono sentire come propri i musei, istituzioni preziose per mantenere viva la radice guardando però alla contemporaneità. Dalla conservazione nascono anche progetti artistici contemporanei. I musei sono cantieri culturali.
La domanda classica: la cultura dà da mangiare?
Certo, se si considera che non deve dar da mangiare solo a chi vive di cultura. Mi spiego. Nella nostra epoca soltanto nei luoghi dove esiste un grande patrimonio culturale attivo e produttivo anche le altre industrie funzionano bene. L’industria culturale produce territori interessanti, con buone scuole, università, servizi. Crea le condizioni per uno sviluppo armonico, che consente al territorio di prosperare. Milano potrebbe essere capitale della moda senza la Scala, la Triennale, i musei e le altre istituzioni culturali?
E Brescia, dove può arrivare?
Lontano. Vedo positivamente l’impegno delle imprese verso la sostenibilità e l’innovazione. Brescia è una città di grande sperimentazione, ma servono sempre più formazione, università, servizi, investimenti sulla cultura. Vedo una città che deve costruire una maggiore aggregazione con Bergamo.
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