Laura Castelletti: «Siamo città di cultura, ora dobbiamo raccontarlo»

Questa intervista è parte del progetto «Interviste allo specchio», condiviso con L’Eco di Bergamo e nato in occasione del 2023, l’anno che vede i due capoluoghi uniti come Capitale della Cultura 2023. Ogni domenica i due quotidiani propongono l’intervista a due personaggi autorevoli del mondo culturale (nell’accezione più ampia), uno bresciano e uno bergamasco, realizzate da giornalisti delle due testate. Di seguito trovate l’intervista al personaggio bresciano. Per scoprire il contenuto dell’intervista all’omologo bergamasco, invece, vi rinviamo a L'Eco di Bergamo (in calce all’intervista trovate il link diretto alla pagina dedicata del quotidiano orobico).
Addio alla capitale del tondino: Brescia scopre l’impresa della cultura e guarda al futuro. Ne parliamo con l’assessora Laura Castelletti.
Cosa significa per Brescia essere con Bergamo Capitale della cultura?
È un titolo che considero guadagnato, e che è riduttivo collegare solo al fatto che la città è stata colpita dal Covid. Abbiamo lavorato intensamente per il raggiungimento di questa meta che ci eravamo prefissati da tempo come Amministrazione. Ci siamo impegnati su due direttrici: da un lato il tema della bellezza e della valorizzazione del patrimonio, dall’altro la partecipazione e l’inclusione. C’è stato un grande lavoro di welfare culturale, anche in dialogo con l’assessorato ai Servizi sociali.
Che caratteristiche ha la cultura a Brescia?
Credo che nella nostra città ci siano un fermento, una creatività e una produzione culturale molto intensi e molto vivaci, lo dico anche confrontandomi con altre realtà. Per noi si aggiunge la capacità di fare rete, e i temi dell’inclusione e della solidarietà, caratteristiche del nostro territorio, aspetto che abbiamo voluto evidenziare nel Dossier della Capitale.
Come unire nel segno della cultura centro e periferie, città e provincia?
È chiaro che teatri e musei sono concentrati in alcune zone, ma è stato fatto un investimento sul territorio, ad esempio potenziando la rete bibliotecaria, con tre progetti di biblioteche sociali. Nei quartieri sono già presenti teatri, cinema, associazioni, abbiamo voluto sostenere il protagonismo di tutti nella Capitale anche con un bando «di prossimità» con cui abbiamo invitato i Consigli di quartiere a farsi attivatori di progetti in cui la cultura fa da collante. Quanto alla provincia, si è messa in rete la città con i luoghi di cultura sul territorio.
Che segnali di cambiamento ha avvertito nel corso degli anni in questo settore?
È cresciuto molto il numero delle associazioni e di chi crea progetti, ci sono molte realtà giovani e giovanissime che hanno dato vita a collettivi, una bella presenza di istituti superiori, accademie e università che sfornano importanti professionalità. Crescono anche le imprese culturali che diventano un aspetto produttivo ed economico della nostra realtà, importante per noi bresciani che abbiamo sempre l’idea di fare impresa: c’è anche l’impresa culturale.
Quali i nostri punti di forza e quali le criticità?
Dal punto di vista culturale l’offerta museale e teatrale c’è, i luoghi ci sono, manca uno spazio per la produzione e la fruizione della musica pop e indie, un settore che a Brescia è attivissimo e molto creativo. In prospettiva, si dovrà realizzare il nuovo Museo di scienze, e recuperare la piena funzionalità del teatro romano. Dal punto di vista turistico abbiamo bisogno di incrementare la capacità di ospitalità la Capitale della cultura ha dato slancio, ora deve attivarsi il privato. La città ha capito di non aver nulla da invidiare ad altri centri dal punto di vista culturale e artistico, ora deve imparare a raccontarlo, investire sulla comunicazione. I bresciani hanno sempre pensato che fare una cosa e farla bene fosse sufficiente, ora devono imparare a metteri in mostra superando la ritrosia.
Cosa resterà dopo il 2023?
Il percorso di crescita vivrà per un certo periodo sulla scorta della Capitale della cultura, ma la prossima Amministrazione dovrà alzare l’asticella, porsi obiettivi nuovi. Sarà importante non disperdere due cose: la rete territoriale costruita in città e tra città e provincia nei suoi luoghi della cultura, e la relazione con Bergamo. I nostri due territori insieme sono una potenza culturale, economica, sociale, e potremmo essere più visionari di ciò che siamo. Conterà anche il ruolo della Regione, se sceglierà di accompagnare questo processo.
Leggi l'intervista a Nadia Ghisalberti, assessora alla Cultura di Bergamo.
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