Elezioni politiche: un immaginario centro di gravità permanente

Da Calenda-Renzi alla galassia moderata di centrodestra, in molti rivendicano l’identità centrista
Torre di Babele al centro di un labirinto
Torre di Babele al centro di un labirinto
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È stata indiscutibilmente la settimana dei centristi. Da un lato lo strappo di Carlo Calenda con il Pd e la conseguente alleanza riluttante con Matteo Renzi, dall’altro le ben quattro formazioni di ispirazione centrista che albergano nella coalizione di centrodestra e che anch’esse hanno deciso di mettersi insieme sotto un unico simbolo. Nome del nuovo soggetto politico? Un non troppo eccitante «Noi moderati», d’altra parte se lo fosse sarebbe in aperta contraddizione con lo spirito del moderatismo, che mira a raffreddare gli animi in un’arena politica sempre più polarizzata, dove i due partiti accreditati dei maggiori consensi, Pd e Fdi, hanno ufficialmente avviato la campagna elettorale iniziando ad attaccarsi frontalmente.

Ma torniamo ai centristi, all’intesa Azione-Italia Viva. Partiamo dall’ambiguità di fondo nell’autorappresentazione che i contraenti dell’accordo danno di loro stessi: si sono ribattezzati «Terzo polo», forse perché definirsi di centro pareva un po’ démodé e troppo utilizzato. Ad onor del vero tra centrosinistra (Pd ed alleati) e centrodestra (Fdi, Lega, Forza Italia e Noi moderati), vi sarebbe il Movimento 5 Stelle che dal 2013 si dichiara né di destra né di sinistra, quindi già in un ruolo di terzietà.

Fatto sta che è la bresciana Mariastella Gelmini, ministro agli Affari Regionali e una delle figure più in vista di Azione a spiegare cosa sarebbe il Terzo polo: «Da oggi l’Italia, tra la sinistra di Fratoianni e la destra filo Orbàn, avrà una proposta popolare, liberale e riformista, che guarda al metodo Draghi». Insomma, una forza macronista con tanto di dicitura «Renew Europe» nel logo, ovvero il gruppo europeo che riunisce i partiti di ispirazione liberaldemocratica (ma che risulterà oscuro alla maggior parte degli elettori).

Il livello bresciano

Venendo al livello bresciano, grandi protagonisti non possono non essere Fabrizio Benzoni, segretario provinciale di Azione e consigliere comunale in Loggia dal 2013 e Gianbattista Groli oggi coordinatore provinciale di Italia Viva, ma che negli anni è stato tante cose, non ultima interprete del lascito politico di Mino Martinazzoli.

È stato lo stesso Groli a suggerire a Matteo Renzi di fare il capolista nel plurinominale per il Senato nel maxicollegio Bergamo-Brescia-Cremona: «Ho proposto questo scenario perché Renzi qui ha una riconoscibilità chiara, è un territorio che frequenta spesso e ha un ampio seguito». L’ex premier potrebbe trovarsi nello stesso collegio di Giulio Tremonti o dell’ex ministro degli Esteri Terzi di Sant’Agata (due potenziali candidati che Fratelli d’Italia sta valutando di far correre proprio nel Bresciano).

E per uno scherzo del destino il capolista del Pd per il Senato potrebbe essere Alfredo Bazoli, entrato nel 2013 in Parlamento nella pattuglia renziana, ma che progressivamente si è allontanato dall’uomo di Rignano. Per altro proprio parlando di vocazione centrista, forse non tutti ricordano che Bazoli agli inizi suo percorso nel Pd alle primarie dell’ottobre 2007 aveva sostenuto Rosy Bindi.

In attesa di sapere chi proporrà Azione sul territorio, da Groli filtrano i nomi indicati da Italia Viva: a partire da Guido Galperti, indiscutibilmente centrista tanto che è stato l’ultimo segretario regionale della Margherita, con un passato di area lettiana, ma soprattutto una storia di militanza democristiana. Ci sono poi Maria Emma Sala, Massimo Ottelli, Mario Bezzi e Giorgio Ferrari.

Nel centrodestra a Brescia, «Noi Moderati», può contare su un grande ritorno, quello di Mauro Parolini, ex assessore in provincia ed in Regione: ultima corsa elettorale alle Europee 2019 nel collegio Nord ovest nella lista di Forza Italia (da cui si era allontanato al tempo del governo Letta con la nascita del Nuovo centrodestra): è stato il quarto più preferenziato alle spalle di Berlusconi, Salini e Comi. Parolini, molto legato a Maurizio Lupi, sarà il capolista alla Camera proprio per la lista centrista. Anche lui rivendica un posizionamento solido nel popolarismo europeo, con vocazione atlantista e ovviamente parla del ruolo di moderazione e equilibratore in una coalizione che rischia comunque di essere sbilanciata su posizioni sovraniste e velatamente euroscettiche.

Una cornice valoriale che viene rivendicata anche dal commissario provinciale di Forza Italia, Adriano Paroli - primo approdo in Consiglio comunale a Brescia nel 1991 con la Dc, prima del colpo di fulmine forzista nel 1994 -, nel momento in cui ha dovuto commentare la decisione di inserire nel logo del partito azzurro la dicitura «Partito popolare europeo». «Potenzialmente ci sono ampi spazi di crescita per Forza Italia» è andato ripetendo in queste due settimane.

Il centro

Dal quadro d’insieme si deduce che sono moltissimi i politici bresciani che si sentono di centro - Groli ci ricorderebbe che Martinazzoli sosteneva che «il centro non è uno spazio geometrico, ma uno stato d’animo». Ma ad oggi non esiste un centro di gravità permanente: resta semplicemente evocato, immaginato. E alla fine rischia di risultare immaginario se non sarà sostenuto dai consensi. Chi sta già ragionando esclusivamente sulle liste sono gli altri partiti, quelli che non hanno mai avuto problemi di posizionamento, a partire da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia.

Semmai i problemi sono di abbondanza e solo da Brescia sono stati segnalati ai livelli regionali una cinquantina di nominativi: il segretario provinciale della Lega Alberto Bertagna ha inviato in Regione una lista di 20 nomi che comprende oltre ai 7 parlamentari uscenti, 13 amministratori locali.

Sono 24 quelli indicati da Fratelli d’Italia a partire dal senatore uscente Gianpietro Maffoni, i tre consiglieri comunali in Loggia Natali, Calovini e Margaroli, il consigliere provinciale Mannatrizio e l’ex sindaca di Bagnolo Almici. Anche Forza Italia inizia a fare nomi dai tre consiglieri regionali a qualche amministratore locale, ma al momento anche Paroli non ha certezza del collegio in cui correrà. Nel centrosinistra il fine settimana sarà decisivo per la definizione delle liste: dei candidati del Pd si è scritto ampiamente e ora il mosaico deve comporsi anche per gli alleati, il blocco rossoverde ma anche Articolo 1 e Psi i cui candidati finiranno nelle liste unitarie con i dem. Il tutto in attesa delle Parlamentarie del M5s del 16 agosto, il vero Terzo polo.

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