La rottura Calenda-Pd, lo spiraglio Italia Viva: i risvolti bresciani dello strappo

Il tempo corre, la scelta di rompere con il Pd costringe Carlo Calenda a correre ai ripari, mentre inizia una interlocuzione con Renzi e Italia Viva che dovrà concludersi abbastanza velocemente. Ad ogni modo il segretario di Azione ieri sera ha riunito tutti i coordinatori provinciali per un’assemblea virtuale.
Fabrizio Benzoni spiega che la scelta è quella «di una mobilitazione di una settimana per raccogliere le firme per presentare il simbolo e poter correre da soli». Alla luce del nuovo regolamento in vigore alla luce del taglio dei parlamentari ma anche per la fine anticipata della Legislatura servono 36.750 firme, non un compito impossibile entro il 20 agosto, quando nelle cancellerie delle Corti d’Appello saranno depositate le candidature. Insomma, Calenda dà già per certo che +Europa, che con il proprio simbolo avrebbe evitato la raccolta firma, rimarrà in coalizione con il Pd.

Anche l’ipotesi di un’alleanza con Italia Viva è in campo, sebbene qui i tempi siano ancor più stretti di quelli per la presentazione delle firme: l'apparentamento deve infatti essere stabilito entro le 16 del 14 agosto, scadenza entro cui dovranno essere depositati i contrassegni.
L'idea perciò potrebbe essere quella di correre ognuno con il proprio simbolo. Benzoni spiega la scelta in maniera molto diretta: «Non potevamo più stare in quella alleanza, Calenda ci ha illustrato molto chiaramente le ragioni di questa scelta. Certo sembra che +Europa resterà con il Pd». Il coordinatore provinciale sembra sollevato: «Sono molto carico. Nessuno di noi sa se ci sarà un’alleanza con Italia Viva, sicuramente ci sarà un canale aperto tra i leader».
Non parla invece una delle ultime arrivate in Azione, la ministra agli Affari Regionali Mariastella Gelmini, che però saluta l’annuncio di Calenda con un tweet abbastanza esplicito: «Grazie al coraggio di Carlo Calenda da oggi l’Italia, tra la sinistra di Fratoianni e la destra filo Orbàn, avrà una proposta popolare, liberale e riformista, che guarda al metodo Draghi e mette il bene del Paese prima di qualsiasi calcolo elettorale. Forza Carlo, avanti insieme».
Grazie al coraggio di @CarloCalenda da oggi l’Italia, tra la sinistra di Fratoianni e la destra filo Orbàn, avrà una proposta popolare, liberale e riformista, che guarda al metodo Draghi e mette il bene del Paese prima di qualsiasi calcolo elettorale. Forza Carlo, avanti insieme.
— Mariastella Gelmini (@msgelmini) August 7, 2022
Spiraglio Italia Viva
Alla finestra ora c’è Italia Viva. Il coordinatore provinciale Gianbattista Groli è molto sereno: «Quello che è successo era nelle cose. Calenda era stato avvisato che si sarebbe trovato insieme a Di Maio e alla sinistra della sinistra». Quindi ora il passaggio è quello al Terzo Polo?

«Mi sembra l’unica soluzione naturale anche se trovo un paradosso che ci siano due liste di centro distinte che dicono la stessa cosa». Si tratta ora di capire tempi e modi di una possibile alleanza, Groli chiarisce che sicuramente «nelle prossime ore Renzi e Calenda si sentiranno. Ma dovranno anche chiarirsi visto che con la mossa della settimana scorsa, ovvero l’alleanza tra Azione e Pd, siamo stati messi all’angolo. Sembrava una vera e propria operazione per colpire Renzi e Italia Viva».
Tra tante difficoltà, internazionali e domestiche, ora è il momento della Politica con la P maiuscola. Abbiamo una opportunità straordinaria #TerzoPolo
— Matteo Renzi (@matteorenzi) August 7, 2022
Resta l’opportunità politica del terzo polo e del centro «che ha praterie di fronte a sé». Groli vestendo i panni di esegeta martinazzoliano e di interprete autentico di quello che fu il pensiero politico dell’ex Guardasigilli bresciano chiarisce: «Martinazzoli diceva che il centro non è un elemento geometrico ma un modo di essere. Ecco Azione e Italia Viva condividono una stessa visione politica. Poi vedremo cosa accadrà, noi ci siamo ormai preparati alla corsa solitaria». Ma l’occasione è ghiotta per criticare anche le scelte del Pd: «Letta ha commesso l’errore che prima di lui è stato fatto con l’Ulivo, con l’Unione e con gli altri segretari dem, ovvero il voler recuperare una sinistra che perde. Il Pd non è ancora pronto per diventare una vera forza democratica riformista. In sostanza l’operato di Letta come segretario finora è fallimentare».
Il ragionamento prosegue su questa linea: «Poniamo il caso che la coalizione di centrosinistra avesse vinto le elezioni e che il primo tema da affrontare era il rigassificatore di Piombino. Ci saremmo trovati in una situazione in cui il governo dava il via libera e il pomeriggio Fratoianni e Bonelli sarebbero scesi in piazza per protestare. Magari con la Meloni che anche lei è contraria. Mi sembra il Pd sia rimasto alla gioiosa macchina da guerra di Occhetto».
Bazoli (Pd): «Non si straccia un accordo così»

Dalle parti del Pd, anche bresciano, le considerazioni sulla scelta di Azione di abbandonare l’alleanza sono chiaramente negative. Il deputato Alfredo Bazoli è molto diretto: «Un accordo non si straccia così. Non si fa nella vita e non si fa nemmeno in politica. Ad ogni modo noi andremo avanti nella nostra campagna elettorale cercando di far capire all’opinione pubblica che la vera architrave che sostiene l’alternativa alle forze sovraniste è il Pd».
La considerazione successiva è che «la corsa in solitaria non fa altro che favorire la destra». Anche di fronte all’obiezione di Calenda sul mancato rispetto dei patti da parte del Pd per l’ingresso di nuovi alleati nell’alleanza Bazoli non ha dubbi: «Sono tutte storie lo sapeva già nel momento in cui ha firmato l’accordo. Calenda ha cercato solo un pretesto per sfilarsi nel momento in cui avrebbe invece dovuto rispettare un patto».
Non si sottoscrive un accordo per poi stacciarlo pochi giorni dopo. Non si fa nella vita, non si fa nella politica. Peccato, così si indebolisce il fronte europeista e antisovranista, di cui il @pdnetwork resta l'architrave essenziale e indiscutibile.
— alfredo bazoli (@alfredobazoli) August 7, 2022
E adesso? «Andiamo avanti ricordando agli elettori che il Pd è sempre stata una forza leale, anche con il governo Draghi. Certamente più leale del Movimento 5 Stelle che ha contribuito alla caduta dell’esecutivo, ma anche di Italia Viva che per esempio sulla riforma del Csm si è messa di traverso e si è astenuta. Insomma se si vuole vincere contro le destre e scongiurare il pericolo di orbanizzazione non si può prescindere dal Partito democratico».
Un concetto questo ribadito anche dal segretario provinciale Michele Zanardi che nell’arco di 24 ore si è trovato a commentare prima un campo largo e dopo il restringimento dello stesso. «Quello di Calenda è un errore, resto ancora convinto che siano più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono». L’idea è abbastanza semplice: «Letta ha cercato di costruire il fronte più ampio possibile per fronteggiare le destre e lo ha fatto ocinvolgendo Calenda ma anche la sinistra con cui si condividono valori e idee».
Ora dopo la costruzione e il disfacimento delle alleanze il tempo stringe: «Forse non è più il tempo di parlare campi larghi e di terzo polo o grande centro - rintuzza Zanardi -. E lo dico anche ai miei compagni di partito, adesso è giunto il momento di dire chiaramente agli italiani come vogliamo risolvere i loro i problemi». Insomma inutile voltarsi indietro, ora bisogna mettere in campo «le forze migliori del centrosinistra per contrastare il centrodestra».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
