Brescia, si definiscono le candidature: sfida per una decina di posti

Il tempo stringe per la presentazione delle liste e delle candidature anche nel Bresciano e come in tutto il resto dell’Italia anche nel nostro territorio bisogna fare i conti con il taglio dei parlamentarI e il conseguente restringimento dei posti disponibili. Secondo una stima ottimistica potrebbero essere circa una decina i parlamentari bresciani che usciranno dalle urne del 25 settembre.
Aritmetica
Si tratta di una questione che intreccia i numeri dei collegi (e queste sono certezze) con i numeri politici, ovvero le candidature reali, e quindi non è detto che ad ogni collegio uninomimale corrisponda un candidato bresciano o che nei listini plurinominali, nelle posizioni eleggibili vi siano solo parlamentari uscenti originari di Brescia. Ad ogni modo i collegi uninominali per la Camera dei Deputati sono tre tutti sul nostro territorio, con l’eccezione di dieci Comuni della Bassa che sono nell’uninominale di Cremona. Per quanto riguarda il listino plurinominale degli aspiranti deputati sarà composto da 4 nominativi.
Per ciò che riguarda il Senato invece i collegi uninominali sono due: uno esclusivamente bresciano e l’altro che copre una porzione di provincia che corre da Desenzano a Treviglio, in sostanza un collegio in coabitazione a scavalco con la provincia di Bergamo. Per quanto riguarda il collegio plurinominale per Palazzo Madama, comprende Bergamo, Brescia e Cremona quindi per i cinque posti previsti il ragionamento è sicuramente interprovinciale e anche in questo caso potrebbero essere candidati come capilista figure di livello nazionale indicate direttamente dai capi di partito e quindi togliendo posti a candidature territoriali.Le manovre bresciane
La via scelta da alcuni partiti è stata quella di indicare dal livello territoriale a quello regionale i nominativi: lo hanno fatto il Partito democratico, la Lega e Fratelli d’Italia. In quelle liste ci sono una parte dei futuri parlamentari, ma è chiaro che quel canovaccio, quel brogliaccio verrà limato a livello regionale e alla fine ridotto all’essenziale al livello nazionale. Impensabile quindi che i desiderata si trasformino realmente in candidature.Ad esempio la Lega dovrebbe confermare tutti i parlamentari eletti in Lombardia, riproponendoli alle prossime politiche. In più, come ha spiegato anche il segretario Matteo Salvini, gli assessori regionali rimarranno in carica fino alla scadenza del mandato di Attilio Fontana, ossia la primavera del 2023. Quindi non ci dovrebbero essere, almeno in teoria, spazi per altri candidati tra gli amministratori locali, anzi gli stessi parlamentari uscenti faranno fatica a trovare un posto sicuro. In generale lo stesso discorso vale per i democratici e per Fratelli d’Italia.
Gli altri
Più nebulosa la sorte negli altri partiti. Per motivi di tempo, di alleanze o di organizzazione interna le scelte non sono ancora state formalizzate. Per il Movimento 5 Stelle, ad esempio lo si saprà solo all’indomani del 16 agosto quando si terranno le parlamentarie, ciò che è certo è che ci saranno attivisti ma che la classe politica bresciana grillina sarà completamente rinnovata. Per quanto riguarda Azione e Italia Viva circolano da giorni i nomi di Fabrizio Benzoni e di Gianbattista Groli, ma fino a che non sarà definita l’alleanza è impossibile sapere il posizionamento.
Più chiara la sorte di Mariastella Gelmini che comunque vada avrà un collegio milanese. Anche Europa verde e Sinistra Italiana, ma anche +Europa, devono adesso iniziare a ragionare sulle candidature in particolare i rossoverdi dovrebbero dividere a metà le liste plurinominali. In Forza Italia l’unico certo di essere candidato in posizione eleggibile è il commissario provinciale Adriano Paroli (ma ancora non si sa se all’uninominale o al proporzionale) così come per i centristi di centrodestra si sa che l’ex assessore Mauro Parolini sarà il capolista alla Camera.
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