Elezioni 2023, il rebus poltrone punta a risuscitare le Province

C’è il toto candidati, certo. Ma più di tutto c’è il problema delle poltrone: di quelle attuali più che delle future. Ed è così che la marcia di avvicinamento al 2023 - anno chiave per i partiti perché in palio non c’è solo lo scranno di Palazzo Loggia, ma pure (e prima) quelli della Lombardia e di Roma - inizia con un grattacapo di non poco conto: dove piazziamo tutti? È questa la grande domanda che si pronuncia ad alta voce in caffè bipartisan e che inizia a condizionare le scelte dei singoli e dei partiti stessi. Il ragionamento su liste e consensi imbocca la via della concretezza, anche se (quasi) nessuno ci vuole ancora mettere la faccia: non è elegante parlarne. Però i conti si cominciano a fare. E forse di fronte a un problema bipartisan potrebbe esserci una soluzione bipartisan. Che si chiama Provincia.
Il gioco della sedia
Se lo scontro in Lombardia e in Loggia ce lo si gioca nudo e crudo sul filo dei consensi e dell’identikit del candidato che conquisterà lo scettro della leadership (perché sì, il candidato conta e su di esso si può costruire oppure no una coalizione ampia), l’appuntamento con il gioco della sedia che riguarderà le urne nazionali al debutto col taglio dei parlamentari è destinato a condizionare tutto il resto, con un effetto domino che rischia di creare lacerazioni non tanto tra schieramenti opposti, ma prima di tutto all’interno degli stessi gruppi politici.
Le segreterie sanno bene quale sarà lo scenario: liste e liste di candidature e di aspirazioni da accorciare. Gli uscenti da ricollocare. Le ambizioni di chi è seduto nei consigli comunali da tenere a bada. Perché chi rimarrà senza sedia a Roma facilmente chiederà un posto in Regione, poltrone che però sono già occupate. Insomma, una situazione «da gran mal di testa e se ho mal di testa ora, immaginarsi come posso arrivare a gennaio...» per dirla con le parole di uno dei protagonisti a oltre un anno di distanza dalle elezioni.È proprio in questo contesto, ossia in piena solidarietà tra segreterie politiche, che il pressing all’Anci per il ripristino delle Province - e quindi per l’abrogazione dell’incompiuta legge Delrio - si fa insistente. Se gli enti dovessero tornare ad essere di primo livello, toglierebbero dai guai tutti e i posti a disposizione - almeno per questo giro di valzer - se non a pareggiare, andrebbero almeno a mitigare i conflitti.
Centrosinistra
Intanto, a livello locale, se il centrodestra acclama la candidatura di Fabio Rolfi sindaco, nel centrosinistra la partita inizia ufficialmente ora. Perché le aspirazioni dietro le quinte devono passare la prova di coalizione ed è vero: ad oggi nessun tavolo cittadino è stato ancora convocato. Lo conferma il segretario del Pd, Tommaso Gaglia: «Non ci sono state ancora riunioni di merito, nè ci sono date. La macchina si sta organizzando adesso: le prime riunioni saranno attorno alla fine di marzo e si inizierà dagli attuali gruppi consiliari». Che tradotto in pratica significa Pd, Sinistra, Civiche e neppure l’ombra del M5s o, almeno, «non in questa prima fase». Gaglia non ha fretta, anzi, schiaccia sul pedale del freno: «Quando sento parlare di candidato certo entro giugno inorridisco, significherebbe scatenare un anno pieno di campagna elettorale e questo non ha senso: sei mesi prima del voto sono più che sufficienti per presentare il candidato».
Qualche idea sul metodo, però, c’è: sì a eventuali primarie di coalizione, no a primarie interne di partito con soli candidati Dem. I nomi dei papabili in lizza (tutti interni alla Giunta come lo stesso sindaco Emilio Del Bono ha del resto già ipotizzato e dichiarato) sono noti: in pole c’è Federico Manzoni, seguito da Valter Muchetti, l’ipotesi di Roberto Cammarata invece sembra per ora congelata insieme a quella dei civici esterni, che andrebbero a interrompere quella continuità con questi due mandati che invece il centrosinistra vuole spendere in campagna elettorale, forte dei risultati raggiunti.In questo quadro, a balzare all’occhio sulla scacchiera è la mossa dell’abile Guido Galperti, che ha abbandonato la Civica d’origine dando l’imprinting ad un altro gruppo Civico che ingloba il simbolo di Iv: in prospettiva, se lo scacco gli riuscirà, facilmente sarà il capolista di questa nuova formazione a raccogliere i voti della società civile e, quindi, a potersi giocare la poltrona del vicesindaco. Infine, inutile negarlo: il nome di Laura Castelletti resta sul tavolo per molti. Anche se la vicesindaco ha già ribadito più volte di non voler giocare questa partita, c’è chi insiste ed è certo che, alla fine, sarà lei il «Mattarella bis» del centrosinistra bresciano.
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