Loggia 2023, Lega e Fi tifano Rolfi. FdI: «Pronti due nomi»

La coalizione dice di voler restare unita sui territori: «In primavera presenteremo il nostro candidato sindaco»
Il centrodestra inizia a scrivere progetto e alleanze in vista delle Amministrative del 2023 - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il centrodestra inizia a scrivere progetto e alleanze in vista delle Amministrative del 2023 - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Che lo dicano esplicitamente, menzionandolo per nome e cognome, oppure che lo lascino sottinteso (ma con riferimenti tutt’altro che casuali), conta poco: sia la Lega (scontato oggi, ma non solo qualche mese fa) sia Forza Italia di fatto «fanno il tifo» per Fabio Rolfi candidato sindaco in vista della sfida per Loggia 2023. Poco importano, sul versante territoriale, gli screzi più o meno roboanti che si consumano a Roma: i due piani devono restare distinti, soprattutto perché a livello locale - come tutte le compagini si affrettano a ripetere - il centrodestra può vincere solo se la formazione classica resta intatta e, anzi, l’ambizione è di allargarsi. Semmai l’eco dei dissidi nazionali riecheggia su un altro piano: quello dei giochi di forza o, se si preferisce, della trattativa politica.

Della serie: tutti amici sì, ma non solo quando bisogna «ubbidire» al primo in classifica (tradotto: la Lega), se si è squadra si decida insieme e si valutino tutte le possibilità, dai candidati sindaco alla squadra di Giunta, passando per il programma. E - parafrasando le parole del vicecoordinatore regionale di Fratelli d’Italia Romano La Russa, incaricato insieme al senatore Gianpietro Maffoni di individuare il nuovo coordinatore provinciale - rispettando tutti gli alleati, perché (ipse dixit) «sia chiaro: nessuno ha il diritto di priorità, noi non siamo più disposti a stare buoni e zitti nell’angolino». La prova dimostrativa: schierare nomi alternativi sul tavolo. «Quello di Rolfi è un nome condivisibile, ma avanzeremo anche altre proposte perché nulla è deciso. Stavolta dovranno convincerci che i loro candidati sono i migliori: noi due professionisti dell’ambito sociale, di nostra area ma non di partito, che hanno mostrato disponibilità li abbiamo e li proporremo senza pregiudiziali né preclusioni, poi si valuteranno tutte le alternative assieme» ribadisce La Russa. Come a dire sì, Rolfi è il candidato della Lega, ma attenzione: il passaggio di coalizione, con tanto di imprimatur, per il momento ancora non c’è. Ed è vero.

Gli equilibri

Tutti i segretari raccontano di «tavolo del centrodestra avviato», ma chi c’era (in confidenza) non lo nega: finora sono state riunioni senza pathos, discorsi d’impegno senza responsabilità, qualche bozza programmatica. Ma le trattative vere, gli incontri importanti non si sono ancora giocati: il patto formale tra i partiti del centrodestra, quello che esce dal valzer del bon ton e sfodera le richieste e le contropartite concrete, non è stato ancora stretto. È una strada che si percorrerà proprio in questi mesi, i più caldi e insieme i più delicati: non a caso tutti i segretari dei partiti del centrodestra indicano la primavera per la designazione del candidato sindaco prescelto, «entro giugno lo presenteremo alla città» promettono. Restando in casa FdI, ma guardando alla frattura nazionale, La Russa chiarisce: «Non aspettavamo il ministro Mariastella Gelmini per capire che serve un tagliando per il centrodestra, non c’è voglia di fare un’alleanza con partiti che poi governano con il M5s e il Pd: questi angoli vanno smussati, ma credo che l’unità si riuscirà a ritrovare».

Il senatore Gianpietro Maffoni chiarisce: «Bisogna capire cos’è il centrodestra, quali sono i suoi nuovi perimetri e quali contenuti esso propone. Stiamo parlando da giorni di nuove formule ed alchimie che possano far aumentare il consenso, ma non è inventandosi il nome del contenitore che si risolvono i problemi». L’etichetta «partito Repubblicano», in sostanza, non basta. «Ben venga il tagliando sui contenuti - prosegue Maffoni -. Il problema è capire se si vuole rilanciare l’Italia con il M5s, che ancora regala i soldi attraverso il reddito di cittadinanza, o con il Pd che da mesi non riesce a rilanciare il lavoro e l’economia del Paese». Una incoerenza che, secondo il senatore, si rifletterà in chiave locale: «Il problema è degli amministratori di Lega e Forza Italia che governano i Comuni con noi mentre il loro partito a Roma sta con Leu e Pd. Per questo anche su Brescia sarà doveroso fare delle riflessioni: nulla è scontato. Ci sono ottimi potenziali candidati della Lega come di Fi, ma per sederci al tavolo delle trattative serviranno chiarezza e coerenza: a quel punto non vi saranno problemi».

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Nuovi orizzonti

Ad essere convinto che «ogni tanto una sana litigata serve a fare chiarezza» è il segretario provinciale della Lega. Specie perché «il tema in discussione a livello nazionale non è l’indirizzo politico, ma l’ambizione di qualcuno e proprio per questo il livello locale deve mantenere i rapporti consolidati». Alberto Bertagna lo dice chiaramente: «Non ci vogliamo limitare al centrodestra classico, ma vogliamo allargare al centro e al mondo civico: l’obiettivo di fondo è fare uscire Brescia dall’ambito provinciale e darle la prospettiva e il respiro che merita, ovvero essere una città metropolitana. Anche per questo Rolfi sarebbe un candidato ottimo e di esperienza». Ma per la quadra, ad oggi, mancano alcune condizioni. Ammette Bertagna: «Per realizzare questo progetto servono ancora l’assenso definitivo del candidato e il consenso del gruppo allargato. Nel frattempo, comunque ci si sta muovendo e stiamo incontrando professionalità diverse: industriali, artigiani, persone nell’ambito sanitario e scolastico che vorremmo a prescindere nel gruppo di lavoro, che dovrà andare oltre i partiti stretti e che dovrà programmare e agire in sinergia».

E Forza Italia, in questa che sembra una partita a scacchi tra Lega e Fratelli d’Italia, che ruolo intende giocare? Qualche sassolino dalla scarpa se lo toglie il segretario cittadino: «A chi parla di partito Repubblicano ricorderei che in quel contesto la classe dirigente viene scelta attraverso strumenti democratici dal basso...». Paolo Fontana sposa la necessità di un tagliando di centrodestra, ma «contestualmente Fi deve capire come rilanciare il partito» confessa. Nessun dubbio sulla necessità che la coalizione debba restare unita per Loggia 2023, «ma per vincere sono necessarie quattro condizioni: scegliere il candidato prima dell’estate, avere l’investitura dal territorio non solo per il candidato sindaco ma anche per la squadra, avere un programma con un’idea e una progettualità alternative di città, coinvolgere i mondi civico e associativo».

Un risiko con variabili complesse e imprevedibili, che inizierà a giocarsi nelle prossime settimane. E al quale si aggiunge una ulteriore variabile: le elezioni regionali che anticipano di poche settimane quelle Amministrative. E l’altra domanda è: la coalizione accetterà di avere sia il candidato sindaco sia il candidato presidente della Lombardia di casa Lega? Quali contropartite, FdI e Fi, metteranno sul piatto? Via alle danze.

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