Del Bono: «Io in Regione? È presto». Ma detta il programma

Con un mezzo sorriso, Emilio Del Bono apre la strada a uno scenario finora rimasto solo in sottofondo: la marcia verso il governo della Lombardia. Non lo dice esplicitamente, non è nel suo stile, lo lascia però intendere chiaramente scandendo, in tre punti chiave, l’agenda delle priorità programmatiche di un centrosinistra deciso ad andare a prendersi il Palazzo che è ormai storicamente sotto l’egemonia verde-azzurra.
Direzione Milano
«In Lombardia è arrivato il momento di rendere chiare quali sono le grandi questioni che incidono sulla vita quotidiana e che direzione dare. La priorità sta in tre questioni fondamentali. La prima è sicuramente il tema della sanità, sistema nel quale sono emersi dei forti scricchiolii, perché abbiamo ospedali di eccellenza ma una forte lacuna sulla sanità del territorio, un problema che esiste tuttora e che va risolto» specifica il sindaco. Secondo asse portante del futuro programma di centrosinistra sarà la mobilità pubblica. Del Bono non ha dubbi: «Bisogna che si investa molto di più e fare politiche incisive, seguendo l’esempio dell’Emilia Romagna che ha garantito l’abbonamento gratuito a tutti gli studenti fino all’Università». Terza priorità: «Serve una Lombardia che si agganci all’Europa sul tema della transizione ecologica, di cui noi dovremo essere il motore e diventare la Regione cuore dell’efficientamento energetico, della produzione di energie rinnovabili della mobilità sostenibile e della decarbonizzazione. C’è il Pnrr: bisognerà essere certi che questi soldi vengano ben spesi».
Nello studio della trasmissione «Punti di vista», a Teletutto, il primo cittadino non si espone esplicitamente, ma - dopo l’endorsement pubblico del sindaco di Milano, Beppe Sala - lascia intendere la trama dei suoi prossimi passi politici.
Quindi si candida governatore? «Prematura questa discussione, io sono impegnato a occuparmi di Brescia perché dobbiamo instradare alcune grandi scelte che impatteranno sul futuro. Prenderemo insieme delle decisioni a tempo debito». Il riferimento di questo plurale arriva un secondo dopo e anche questo è un indizio che porta l’asticella del sì alla candidatura una tacca avanti: «I miei compagni di viaggio finora sono stati i sindaci delle città lombarde con i quali ho lavorato molto bene». Una frase che arriva a poche ore dall’annuncio del presidente dell’Anci, Antonio Decaro, che si è detto pronto a fondare il partito dei sindaci per scavalcare la logica delle correnti nel centrosinistra. Esattamente l’operazione locale che ha consegnato le chiavi della Loggia a Del Bono al primo turno: squadernare le divisioni e le «quote» per rifondare un’alleanza sugli obiettivi da raggiungere. Del resto, nessuno se la aspetta veramente la frase clamorosa «sono il prossimo candidato governatore».
Tutti, goliardicamente, ricordano l’occasione pubblica di tre anni fa, quando sul finire del suo primo mandato da sindaco convocò giornalisti e politici per presentare il suo libro e annunciare ufficialmente la sua corsa per il secondo mandato in Loggia. In modo esplicito, che si ricandidava, Del Bono non lo disse mai di sua spontanea iniziativa: dopo oltre due ore, i giornalisti dovettero insistere, in coro, per ottenere quel «sì sì, sono in campo». Non a caso «niente fughe in avanti e piedi per terra» è il motto che ha contraddistinto il suo agire politico.
Le chiavi della città
Palazzo Lombardia come possibile traguardo davanti a sè, la Loggia al fianco della quale cammina. A chi lasciare le chiavi di casa? Il toto nomi, nelle ultime settimane, si è trasformato in un tormentone. Al punto che tra gli assessori c’è stato più di qualche colpo di stizza: sia per i nomi interni (Federico Manzoni, che ora pare più in pole per gli scenari nazionale e regionale, Valter Muchetti, dato vincente in caso di primarie, Roberto Cammarata, la cui ambizione non è un segreto, ma anche Fabio Capra, che nei cinque anni precedenti è stata la guida politica del gruppo consiliare) sia per quelli esterni (dall’avvocato Mario Gorlani al rettore della Statale, Maurizio Tira).
Del Bono, l’arbitro di questa squadra, pubblicamente non si era mai sbilanciato. Fino a ieri. Dopo la frase di rito («prematuro parlarne», ça va sans dire) svela il campo prediletto: quello interno. «È cambiato il mondo e il modo di vedere la vita politica della città. Adesso non c’è necessità di anticipare troppo i tempi, il cittadino decide a ridosso del voto, valuta i programmi» è la premessa. «Noi però abbiamo opzioni molto solide da mettere in campo, a cominciare da chi già sta amministrando con me. Nei prossimi mesi, andremo a spiegare le scelte lungimiranti che sono state messe in campo e che devono essere portate avanti. E penso che per la sfida del 2023, all’interno della mia squadra di Giunta ci siano dei profili molto capaci». Parole lusinghiere per «i suoi». Anche se qualcuno, fuori campo ma dentro il perimetro del partito, ricorda sempre: mai, nella storia di Brescia, a scegliere il candidato è stato il sindaco uscente. I prossimi saranno mesi di fermento.
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