Covid, le due ondate a confronto: più casi, meno decessi

La curva del contagio continua la sua lenta discesa. Brescia, così come l'intera Lombardia, nel fine settimana dovrebbe diventare zona gialla. Ma la conta dei morti si fa sempre più tragica. Il numero ufficiale delle vittime del Covid, nel Bresciano, sfiora ormai i 3mila.
I mesi più tragici restano marzo e aprile, quando in 8 settimane, nella nostra provincia, si sono registrati più di 2.400 decessi per Covid-19. Erano i giorni tragici con le bare accatastate nei cimiteri e nelle chiese e pagine e pagine di necrologi sui giornali. Numeri per altro «ufficiali» e sottostimati, come hanno poi certificato Istat e Istituto Superiore di Sanità.
Basti dire che a marzo i morti registrati dalle anagrafi dei 205 comuni bresciani sono stati 4.162, il quadruplo rispetto alla media dei decessi degli ultimi cinque anni (1.062). I decessi Covid ufficiali di marzo si fermano però a 1.348. Segno evidente che i conti non tornano.
A maggio si sono iniziati a vedere gli effetti del primo lockdown: in quel mese i morti Covid nel Bresciano sono scesi a 250, a giugno 45. Poi la «tregua» estiva con dieci vittime tra luglio, agosto e settembre.
La seconda ondata ha visto crescere in maniera esponenziale il numero di contagi rispetto alla prima. Ma si tratta di una dinamica legata all’elevato numero di tamponi (oggi se ne fanno dieci volte tanto quelli effettuati a marzo). Non a caso circa il 70% dei positivi della seconda ondata sono asintomatici.Senza contare che, colpendo soprattutto Milano, Varese e Monza. Meno Brescia e Bergamo. Grazie alle nuove restrizioni, da metà novembre i dati sono comunque in calo.
Ma insieme ai positivi, il salto di scala è avvenuto anche per i guariti: quasi 10mila nel solo mese di novembre. Ormai da metà dello scorso mese il dato quotidiano delle persone guarite è più alto delle nuove infezioni da SarsCov2. E così gli attualmente positivi sono quasi dimezzati nell’arco ultime tre settimane: il 16 novembre sfioravano i 9mila, ieri sono scesi sono i 5mila.
Il livello dei decessi è stato al contrario più contenuto, per quanto drammatico: da inizio ottobre si contano 247 decessi Covid nel Bresciano (15 a ottobre, 173 a novembre e 59 nella prima settimana di dicembre). Un decimo rispetto alla prima ondata. Ma restano cifre impressionanti, vite spezzate da un virus spietato. E un monito a non abbassare la guardia.
Anche il rapporto tra positivi e tamponi mostra la differenza tra le due ondate: mentre a marzo il rapporto, a livello regionale, aveva sfiorato il 50%, ora, anche nelle settimane con più contagi, si è rimasti attorno al 21-22%.
Gli ultimi dati lombardi sono scesi attorno al 10%. Percentuale ancora molto alta visto che, secondo gli esperti, oltre il 3% il tracciamento del contagio non funziona più.
Scende però la pressione sugli ospedali lombardi e bresciani. A inizio aprile si era toccato il picco dei pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva (1.381 il 3 aprile). Ora si è sotto gli 800 (767 l'8 dicembre), con il massimo durante la seconda ondata il 22 novembre: 949.
E nonostante il maggior numero di casi registrato nella seconda ondata nella nostra regione (soprattutto, ribadiamo, nell'ovest Lombardia) in autunno il numero massimo dei ricoveri in area medica non ha toccato i picchi di marzo e aprile: in primavera si è arrivati a 13.328 pazienti Covid ricoverati (il 4 aprile), in autunno ci si è fermati a 9.250 (il 21 novembre). Durante la seconda ondata la maggior parte dei positivi è infatti in isolamento a casa.
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