Bozzoli, indagini chiuse: la ricostruzione del procuratore

«Secondo noi - ha detto il procuratore - il cadavere di Mario è stato portato fuori dall’azienda nascosto in un sacco».
I Ris alla Bozzoli - © www.giornaledibrescia.it
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«Non c’è stato un minimo elemento in tre anni e mezzo di indagine che possa aver fatto ipotizzare la presenza in vita di Mario Bozzoli, che è stato ucciso»: lo ha detto il procuratore generale di Brescia  Pierluigi Maria Dell’Osso nel corso di una conferenza stampa indetta per parlare della chiusura indagini sul caso  dell’imprenditore Mario Bozzoli, svanito nel nulla nella sua azienda l’8 ottobre 2015 a Marcheno.

I nipoti della vittima, Alex e Giacomo Bozzoli, sono accusati di omicidio volontario premeditato e distruzione di cadavere, mentre gli operai Oscar Maggi e il senegalese Abu devono rispondere di favoreggiamento.

«Le indagini hanno a lungo visto come baricentro i forni della fonderia, ma le dimensioni non sono compatibili con la distruzione di un corpo umano. La perizia dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo ha escluso il passaggio di un corpo umano nel forno. Il forno è quindi escluso in modo categorico».

«Quello di Mario Bozzoli è un omicidio a lungo premeditato e consumato nei pressi degli spogliatoi della fonderia- ha detto il procuratore generale di Brescia Dell’Osso -. Non abbiamo un corpo e quindi non sappiamo come è stato ucciso».

«Gli autori materiali sono i due fratelli Alex e Giacomo Bozzoli» ha aggiunto. «Secondo la nostra ricostruzione Giacomo Bozzoli avrebbe portato fuori dall’azienda il cadavere dello zio nascosto in un sacco che si usava per le scorie come ne erano presenti tanti in azienda. Per questo non ci sono  tracce della vittima sull’auto utilizzata - dice Dell'Osso -. Non sappiamo dove possa essere stato portato il morto».

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