Valsabbia

Siccità e agricoltura: l’Eridio chiude i rubinetti domenica, il Sebino il 25

Il bacino del Chiese è il più sotto stress, l’eccezione è il Garda: alimenta il Po, ma irrigherà fino all’ultimo
  • Idro e Chiese, il volto mutato di lago e fiume
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La situazione è da bollino rosso. E adesso che anche tutte le riserve sono state prosciugate (inclusi i rilasci extra, pattuiti con gli operatori idroelettrici), la Lombardia è ufficialmente «senza paracadute». Anche il poco oro blu che può essere «risucchiato» dai nostri laghi è infatti ormai alle battute finali: il Sebino può dissetare al massimo fino a lunedì 25, il bacino del Chiese è quello in assoluto nella situazione più critica, tanto che a stento riesce a garantire acqua fino al massimo domenica.

L’unica eccezione è il Garda, che è invece in grado di fornire il suo supporto ai campi fino alla fine della stagione irrigua. Insomma, d’ora in avanti l’unica via d’uscita si chiama pioggia. Quando ci si imbatte però nel bollettino meteo lo scenario è altrettanto buio: oggi siamo solo al principio della prima ondata di caldo dell’anticiclone nordafricano, un’ondata caratterizzata da dieci giorni con temperature che potranno raggiungere (e anche superare) i 40 gradi e con le notti dal clima tropicale in cui il termometro non scenderà mai sotto i 22 gradi.

I bacini

I nostri laghi sono agonizzanti, prosciugati e sacrificati sull’altare del primo raccolto. Missione, perlomeno, riuscita quella di vedere i trattori con il trinciato nei rimorchi, come sottolineano da Palazzo Lombardia. Ma - precisa a più riprese l’assessore regionale agli Enti locali, Massimo Sertori - non ci si provi neppure ad avanzare un confronto sul futuro dei secondo o del terzo raccolto, perché «di acqua non ce n’è più: è finita, la situazione è gravissima».

Quale, nel dettaglio, l’affresco del Bresciano? Per quanto riguarda il lago d’Iseo attualmente siamo a -22,3 centimetri, tenendo presente che un centimetro in meno equivale a 600mila metri cubi di acqua. L’attuale erogazione è 34,80 metri cubi al secondo, vale a dire il 41% della sommatoria delle concessioni idriche. Tradotto: se si prosegue a questi ritmi, il Sebino garantisce oro blu fino al massimo a lunedì 25 luglio. «Per il lago d’Iseo - ricorda Sertori - è stato fondamentale l’accordo con Enel, che ci ha permesso di turbinare un milione di metri cubi al giorno fino appunto al 25, altrimenti non saremmo certo riusciti a garantire acqua fino ad oggi».

Il lago di Garda «è indubbiamente quello che ha sofferto meno di tutti» e lo certificano i numeri che descrivono il suo andamento: il livello minimo è di 5 centimetri e il massimo di 1,40 metri; attualmente il bacino è a +53 cm, un centimetro del bacino idrico del Garda corrisponde a ben 3,2 milioni di metri cubi di acqua e l’attuale erogazione è 70 metri cubi al secondo, pari al 100% dell’erogazione della sommatoria delle concessioni irrigue. «In realtà - precisa Sertori - sarebbe di più, ovvero il 110%, perché una parte dell’acqua del lago va anche in supporto al Po».

Criticità

La situazione senza dubbio più drammatica è quella del lago d’Idro e, quindi, del bacino del Chiese. Lo conferma anche Sertori senza girarci troppo attorno: «Qui il quadro è molto critico, siamo riusciti a garantire l’erogazione, che in questo momento sta andando avanti ma ancora per poco». Rispetto alle derivazioni l’Eridio è attorno al 58% ed è stato al centro di un accordo stretto con la provincia di Trento, perché proprio sopra il bacino valsabbino c’è una centrale idroelettrica di Hde (società compartecipata della provincia autonoma). Il lago d’Idro infatti - in attesa del maxi progetto, finanziato dalla Regione ma rimasto intrappolato in una serie di ricorsi - non può essere utilizzato, «se non marginalmente, nelle sue quote in discesa e anche in altezza»: in sostanza l’Eridio soffre di più rispetto agli altri bacini bresciani.

Per questo la Regione utilizza la diga a monte: «Inizialmente la provincia di Trento ha utilizzato molta dell’acqua presente nella diga - ricorda Sertori - fino ad arrivare al minimo. Vista la criticità abbiamo fatto un accordo che è andato oltre, coinvolgendo anche Terna» e sono quindi stati consumati altri 5 milioni di metri cubi di acqua, erodendo così di fatto la scorta.

Una mossa che ha garantito acqua ai terreni finora, così da mettere al sicuro il primo raccolto. Ma da lunedì i rubinetti del lago d’Idro si chiuderanno. «Lo stato di emergenza l’abbiamo chiesto ed è stato varato dal Consiglio dei ministri. Anche se stiamo aspettando un decreto e i poteri commissariali, stiamo lavorando con la Conferenza delle Regioni e con il Governo - confermano Sertori e il presidente Attilio Fontana -. Lo stato di calamità è invece a evento avvenuto, se dovesse andare in malora un raccolto». Sertori ha infine evidenziato che i 9 milioni di euro messi a disposizione dal Governo riguardano la situazione dell’acqua potabile e «non centrano nulla con l’agricoltura: se siano sufficienti, lo vedremo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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