A fari spenti, la trattativa per la cessione del Brescia procede

Fede. Bisogna avere fede. E aggrapparsi ai segnali, all’apparenza anche insignificanti. La sola certezza è che il tempo stringe, mentre l’ansia sale. Un’ansia calmierata, diciamo così, dai segnali di cui sopra. Su tutti, il silenzio che d’improvviso è calato sulla trattativa per la compravendita del Brescia. Sembra niente, ma niente non è.
Le tappe

Il tempo delle schermaglie dialettiche è ufficialmente finito. Prima la manifestazione di volontà di Massimo Cellino di cedere la società, poi le richieste – a mezzo del consigliere del club Stefano Midolo – di «venire con i soldi», poi l’esplosione della bomba contributi che non solo non ha allontanato chi tenta di avvicinarsi al Brescia da mesi, ma che anzi li ha convinti a mettere in campo l’«artiglieria pesante» in campo di mediazione su come agire al cospetto di Cellino: ovvero Francesco Marroccu. Che si è palesato sulla scena mentre il presidente-patròn, più o meno contestualmente, ha ammesso l’esistenza di una trattativa.
Il silenzio

Con l’aggiunta fatta da uno dei suoi legali, Luca Bonavitacola: «Non è il presidente a poter dettare le condizioni in questa situazione: il Brescia può solo fare delle valutazioni». Da qui in poi, come detto, è sceso il silenzio mediatico e la forte sensazione è che si sia realmente entrati in una «fase 2», ovvero quella della concretezza. Una sensazione corroborata anche dal fatto che la platea dei mediatori, oltre a quelli già noti, si sia allargata anche agli storici partner legali di Cellino, ovvero quelli dello studio Tonucci (il «no comment» ricevuto in risposta alla precisa domanda sul loro coinvolgimento parla più di tutto) che curano anche la linea del club in merito alle accuse dalle quali la società di via Solferino si deve difendere per limitare danni e ripercussioni varie tanto su tutti i fronti.
Fase operativa
Tutti gli attori principali e le comparse restano al coperto di un patto di riservatezza anche perché l’obiettivo «dichiarato» dalla logica non può che essere quello di arrivare a fare i passi legali, ovvero che possano portare gli investitori a effettuare un primo ingresso nel Brescia da soci di minoranza, entro la fine di questa settimana. Tutto ovviamente passa dall’unica carta che a Massimo Cellino, che tiene il comando da Londra, interessa: i soldi. Sono l’unica prova di serietà che vuole. E che è anche obbligata. Perché ci sono delle scadenze economiche importanti e imminenti.
L’accordo
Tra i segnali che inducono a pensare positivo c’è potenzialmente anche l’unica vera novità raccolta nella giornata di ieri e cioè l’accordo raggiunto con l’Agenzia delle Entrate. Su quali basi e su quali cifre e con quali tempi è tutto da verificare: ma non è da escludere che a questo punto, la somma contributi contestati-more potrebbe non rientrare nel pacchetto delle urgenze da affrontare. Insomma: subito potrebbero servire anche meno dei quasi 7 milioni di euro che in linea teorica – da conteggi che dall’esterno non possono che essere sommari – dovrebbero servire per arrivare a far partecipare il Brescia alla prossima stagione sportiva tra i professionisti. Ma qui stiamo entrando nel campo dell’ignoto. Atteniamoci, più che ai fatti, alle «letture subliminali» che fanno filtrare un messaggio ottimista. Alla promessa di alba di una nuova era o al tramonto delle speranze che la stessa inizi, con oggi mancano sostanzialmente tre giorni.
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