Calcio

Paura d’osare: Brescia, il peso delle occasioni buttate via

Le rondinelle ora sono quinte ma il Pisa non scappa in testa va la Cremonese e la zona A resta a -2
Brescia con il Benevento ha sprecato un'occasione.
Brescia con il Benevento ha sprecato un'occasione.
AA

Il motivo per tirare un mezzo sospiro di sollievo, lo offre il Pisa che non solo non è scappato via sul +5, ma è addirittura crollato ad Ascoli. La Cremonese invece, pur con fatica, ha rispettato il pronostico battendo il Pordenone e s’è anche ritrovata prima. Riassumendo, il Brescia è scivolato quinto, ma ha perlomeno contenuto i danni dello sciagurato pareggio contro il Benevento: la A diretta resta nel mirino, a -2 mentre il primo posto è - 3. Va però ricordato che in mezzo s’è messo il Monza e che il Benevento ha ancora da giocarsi il jolly del recupero con il Cosenza e che può scavalcare le rondinelle. C’è comunque che a -8 dalla fine del campionato più incerto di sempre, a livello generale per quanto serva un’impresa essendosi bruciati i margini d’errore, tutto si rende ancora possibile.

Analisi

Tuttavia, guardando allo specifico del Brescia, non si può fingere che la partita contro il Benevento abbia lasciato le cose come prima: non può infatti essere un motivo di consolazione valido il fatto che, col Pisa appunto ko e il Lecce fermato sul pari a Cosenza, a turno è un «così fan tutte» in termini di occasioni lasciate per strada. Perchè altrimenti il livellamento finisce per diventare una comfort zone dietro la quale tenere nascoste le proprie mancanze anziché l’elemento per cui arrabbiarsi. Le mancanze invece vanno analizzate bene prima che i rimpianti prendano il sopravvento: perché dal trittico di scontri diretti Cremonese-Lecce-Benevento, il Brescia è uscito malconcio: bottino di 2 punti con 7 punti persi sul Monza, 4 sul Pisa e 4 sulla Cremonese. Tra andata e ritorno poi, nelle stesse 11 partite giocate, ci sono 5 punti in meno con una media che se un girone fa era di 1,9 a gara, adesso è di 1,45: un po’ è fisiologico (nel ritorno è sempre più dura), ma un po’ no. Di fronte a questi dati, calano di consistenza pure altri numeri: quelli dei 13 risultati utili nelle ultime 14 gare. Un filotto che è anch’esso una specie di comfort zone per Inzaghi perché purtroppo no: con l’ambizione e la sopraggiunta possibilità guadagnata sul campo di giocarsi la serie A diretta, non è proprio possibile accontentarsi delle prestazioni (tra l’altro l’impegno della squadra mai è stato messo in dubbio). Ci si può accontentare e anche essere soddisfatti di alcuni pareggi - vedi Lecce -, ma non se ne possono accettare altri: vedi quello col Benevento. Che resta uno spreco indigeribile. Sul 2-2 hanno certo pesato (come avevano pesato nei gol presi a Cremona) gli errori di svariati singoli (non sfugge tral ’altro il momento no di Joronen).

Pippo Inzaghi - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
Pippo Inzaghi - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it

Cosa non è andato

Ma ha pesato anche, e questa è materia d’Inzaghi, la gestione del secondo tempo di una partita che era stata preparata molto bene, ma che poi è stata portata avanti con scelte che hanno denotato una inspiegabile paura di osare. E i 10’ finali al confuso assalto con tutti gli effettivi offensivi, non annullano quell’atteggiamento fatale. La carta e il campo. Non lo abbiamo mai capito il timore reverenziale contro chicchessia: anche quando il campo racconta che la squadra più forte nella circostanza è il Brescia. È successo con il Benevento, ma in ordine sparso e tralasciando i confronti con altre squadre di rango come Cremonese e Lecce, anche con il Como, la Ternana, il Cittadella, solo per rimanere nel recinto del girone di ritorno, giocando ad adattarsi invece che a essere se stessi.

Ambizioni

«Il Brescia se la gioca alla pari con tutte le migliori». Vero: perché però non provare davvero a essere i migliori? Sulla carta il Brescia non puntava alla serie A, ma la carta non gioca e il campo ha detto che le ambizioni sono legittime. «Sì, ma il Brescia non ha il bomber». Vero e resta una lacuna che non è stata colmata a gennaio: però se la squadra ha comunque il quarto attacco significa che ci sono altre qualità che possono essere esaltate. E se una squadra è sempre lì, a girare sempre attorno alle posizioni nobili, vuol dire che ha tutto per competere oppure che al contrario anche chi sembra più forte, o gioca meglio, o ha una sua precisa identità a differenza del Brescia, ha le sue di pecche. Quindi, perché lasciare quel sapore di potenzialità inespresse? Pensiamo sia sempre meglio avere rimorsi che rimpianti e se poi saranno play off, andrà bene. La sensazione è che manchi sempre una serenità di fondo: a tutti i livelli, da Cellino a Inzaghi, facce ed espressioni sempre troppo tirate. E l’ambiente, al limite del deprimente (comunque non giustificabile), è lo specchio. Non si capisce più chi deve trascinare chi. Un sorriso, per favore: e un po’ di voglia di provare a volare.

Icona Newsletter

@Sport

Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato