Calcio

Sul Brescia soffia buon vento: a Lecce un pareggio che soddisfa

Capitan Bisoli risponde a Strefezza: il big match si risolve nel primo tempo Martedì arriva il Benevento
Tutti da Pippo Inzaghi dopo la rete del pareggio - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
Tutti da Pippo Inzaghi dopo la rete del pareggio - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
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Sarebbe potuto accadere di tutto. Pertanto è andata nella maniera più ovvia: nessuno ha perso perché nessuno si poteva permettere di farlo, al culmine di un campionato in cui per ora nessuno ha saputo e potuto piazzare l’accelerata. Alla fine mister Baroni ha detto che «avremmo potuto vincere» mentre Pippo Inzaghi ha detto che «avremmo potuto vincere» e nessuno dei due ha raccontato bugìe.

Semplicemente perché il pareggio - 1-1 in rimonta come a Mompiano, anche se stavolta tutto s’è consumato nel primo tempo - è stato il giusto prodotto di una partita equilibrata e molto pratica nella quale spazio per i fronzoli non ce n’è stato e nella quale, a turno, entrambe le squadre hanno palesato paura di non superare lo scoglio: il tutto è stato molto chiaro in particolare nella ripresa in cui la prudenza ha regnato sovrana e si è giocato soprattutto ad abbaiare senza mordere. Anche se poi da una parte e dall’altra ci sono state le occasioni per chiuderla. Al 90’ per il Lecce con Strefezza, al 91’ per il Brescia con Proia.

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Ad ogni modo: un punto che per il Brescia è bello e pesante. Un «puntone» (e sarà ancor più tale oggi se tra Pisa e Cremonese nessuno la spunterà) scaturito da una prestazione tosta, solida e quadrata in risposta alla scivolata contro la Cremonese. In fondo, a voler essere sinceri, non è nemmeno stata una gara che si è discostata troppo da quella dello «Zini», solo che stavolta la squadra di Inzaghi è stata molto più presente ad esempio da un punto di vista fisico.

A Strefezza (migliore in campo) ha risposto capitan Bisoli, l’uomo dei punti pesanti contro il Lecce che ha avuto una gran prontezza nell’andare a trovare il tap-in sulla respinta di Plizzari sul rigore (preso da Léris sul quale il portiere leccese, in grossa difficoltà, era goffamente franato) calciato malamente da Pajac.

Tutto in poco più di 10’: il tempo, dunque minimo, che è stato sufficiente a trovare la reazione al gol-prodezza del già citato Strefezza che ha preso palla sulla destra e senza trovare «contestazioni» si è accentrato per far partire da oltre 25 metri un sinistro nell’angolino. Avrebbe potuto leggerla meglio Joronen? Mah… Può averci messo lo zampino anche la gelida tramontana che ha accompagnato e anche un po’ condizionato la gara.

Svolgimento

Ma vento o meno, di prodezza s’era trattato così come di reazione da squadra vera s’è poi trattato per il Brescia, in una partita bloccatissima che fino alla perla del brasiliano aveva vissuto solo di tattica e accortezze reciproche. Anche se a dire il vero, prima del gol sblocca-conti, Sabelli si era ritrovato solo in area con un pallone invitante, figlio di una ripartenza, tra i piedi: non aveva però saputo che farsene. In un contesto che Inzaghi aveva apparecchiato con una inedita (dal principio) difesa a tre con la quale la squadra si è mossa abbastanza a suo agio e salvo un po’ di sofferenza di troppo in un centrocampo in inferiorità numerica, il campo è stato coperto abbastanza bene e pure con il giusto coraggio.

Ma Inzaghi probabilmente annusava pericoli sottotraccia e così a inizio ripresa mentre applicava la sua personale legge della sostituzione per gli ammoniti, toglieva tutti insieme i sanzionati Van de Looi e Sabelli (la sua assenza poi si è sentita) oltre a un Pajac non in palla per tornare a quattro dietro e muoversi su uno spartito più collaudato, attraverso il quale (con Karacic a destra e Mangraviti a sinistra) il Brescia ha rischiato ancor meno che nel primo tempo (nel quale Joronen, in chiusura era stato protagonista su Coda) creandosi però ulteriori difficoltà in una fase offensiva.

Proprio come a Cremona sono venute meno le fiammate degli interpreti di un attacco comunque spuntato nel primo tempo con Moreo e Tramoni, e ancor più tale nelle ripresa quando Inzaghi ha tolto dai giochi il corso che aveva appena iniziato ad accendersi (per quanto reo, in avvio ripresa, di aver pasticciato con un tiro dal limite alto e una cincischiata su bella palla di Bertagnoli) dando vita alla staffetta con Palacio.

Palacio col braccio sinistro al collo dopo la visita in ospedale - © www.giornaledibrescia.it
Palacio col braccio sinistro al collo dopo la visita in ospedale - © www.giornaledibrescia.it

Il quale, e qui ci ha messo del suo anche la sfortuna, per un infortunio al gomito sinistro (che tegola...) ha dovuto dare forfait dopo soli 10’ che avevano contribuito a mettere non poco sul chi va là il Lecce con il fin lì ottimo Calabresi costretto a restare inchiodato in difesa per guardare a vista il «vecchio giovane» poi avvicendato da un Ayé (perché non Bianchi?) quasi imbalsamato.

Si poteva osare di più? Erano altre le partite in cui farlo: non perdere contava troppo. Così come contava rendere orgogliosi i 300 tifosi scesi a Lecce: missione compiuta perché il Brescia se la batte con tutti. Ma martedì col Benevento serve il colpo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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