Gozzi: «Pasini con l’Union ha fatto un capolavoro, ora lo aspetto in B»

Il telefono è rovente. La passione si mischia alla professione. «Siamo in attesa del documento ufficiale sull’accordo sui dazi. È impossibile non essere preoccupati. Per fortuna che penso un po’ anche al calcio» ammette Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, a capo del gruppo Duferco e patron dell’Entella calcio che domani affronterà in amichevole l’Union Brescia di Giuseppe Pasini in un derby dell’acciaio.
A proposito di acciaio si aspettava una posizione diversa dell’Europa rispetto a Trump?
L’Europa a questo punto deve svegliarsi e lancio un primo allarme: bisognerà proteggerci dall’invasione di prodotti cinesi che arriveranno nel nostro continente trovando chiuso il mercato americano. L’Europa deve reagire perché stanno venendo al pettine i nodi degli ultimi dieci anni. Iniziamo abbattendo l’iper regolamentazione a cui sono costrette le imprese europee che già pagano l’energia più di tutti gli altri Paesi.
L’accusa a von der Leyen è quella di essersi piegata a Trump.
Aspettiamo il documento ufficiale con i dettagli, però è chiaro che siamo davanti ad uno sconvolgimento globale e per una valutazione complessiva ci vorrà del tempo anche perché se noi abbiamo i dazi al 15% e la Cina al 35% ci sarà da capire l’impatto. Per un Paese che esporta come l’Italia avere i dazi però non può che essere un problema anche perché si regionalizza sempre più l’economia ed è un danno.
Avrà modo di parlarne anche con Pasini domani in occasione dell’amichevole tra Entella e Brescia…
Speravano di giocare al Rigamonti, ma non è ancora pronto. Sarà per noi il primo test vero in vista del campionato e sono contento di giocare contro il Brescia a cui sono da sempre legato. Mio padre è nato in Carmine, a Brescia ho la fabbrica più grande e non posso non guardare con affetto alla squadra della città.
Cosa ha detto a Pasini per la scelta che ha fatto?
Abbiamo fatto un viaggio insieme pochi giorni fa e scherzando gli ho detto «con i soldi che avete voi salite in B e noi retrocediamo». In verità voglio salvarmi e lo aspetto il prossimo anno in Serie B. Gli ho fatto i complimenti perché ha compiuto un capolavoro: sportivo, sociale e imprenditoriale. Riportando il calcio professionistico a Brescia ha dimostrato tutta la sua forza, la sua autorevolezza e le sue capacità. Un’operazione da manuale che indica la strada a tutto il calcio italiano.
Un calcio italiano sempre più in mano a fondi stranieri…
Ecco appunto. Pasini ha invece dato vita ad un progetto che deve essere un modello con le comunità industriali italiane che si mettono insieme e gestiscono il club del territorio. Certo in una realtà come Brescia è più facile perché c’è un tessuto economico ed imprenditoriale forte, però è la risposta a fondi stranieri che spesso hanno modelli di business che mi sfuggono.
La domanda che si fanno in tanti: perché un imprenditore deve mettere soldi nel calcio che è notoriamente un’azienda a perdere?
Per passione, per legame con le radici come nel mio caso con l’Entella e Pasini con il Brescia. Ma anche perché essendo stati fortunati e avendo disponibilità economiche è giusto fare qualcosa per le comunità e restituire al sociale una parte dei nostri guadagni. Io ogni giorno con il settore giovanile mando in campo circa 700 ragazzi e questo è l’aspetto più bello.
Nella compagine societaria entreranno industriali di primo piano. La sfida di Pasini sarà anche quella di riuscire a fare andare tutti d’accordo…
Sono convinto che riuscirà e lo dice il suo curriculum. Ha fatto dieci anni il presidente di Federacciai, poi quello di Confindustria Brescia, ora guida Confindustria Lombardia. Ha dimostrato di essere un eccellente uomo di relazioni e di governo.
Ha fatto effetto vedere la compilazione del calendario di Serie B senza la presenza del Brescia?
Sinceramente si. Non voglio commentare quanto accaduto ma dico solo che come si è conclusa la vicenda del Brescia è molto brutto. Però anche qui mi faccia lanciare un appello-allarme. Ma dove vuole andare il calcio? La Serie B perde 200 milioni di euro all’anno, ci sono club che spendono 40 milioni di euro e progettano deficit per 30 milioni annui e per me è follia. Serve una riforma del calcio italiano perché altrimenti la bolla scoppia. Andando avanti così il calcio non sarà più sostenibile.
L’Entella è stato promosso lo scorso anno. Quanto è difficile salire dalla C alla B.
Molto e nulla è scontato. Non esiste l’equazione «molti soldi quindi promozione assicurata». Noi siamo stati promossi con un budget inferiore all’anno precedente quando ci eravamo salvati alla penultima giornata. Il Brescia parte favorito insieme a Vicenza e Cittadella, ma bisognerà stare attenti alle outsider come è stato l’Entella lo scorso campionato. Poi il torneo di Serie C è un inferno e anche qui andrebbe riformato: non è possibile che solo una squadra per girone venga promossa direttamente e le altre devono fare i playoff che sono un inferno. Basterebbe ridurre le società da 60 a 40.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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