È nato Union Brescia, per Pasini e Castelletti «la squadra di tutti»
L’applauso all’ingresso in Loggia alle 17.32. La standing ovation in Vanvitelliano, l’abbraccio di oltre duecento tifosi sotto la Loggia, coi protagonisti a cantare e saltare. Difficilmente Giuseppe Pasini dimenticherà il 17 luglio 2025, nascita dell’Union Brescia. Si commuove il neo presidente, sul palco come sulle scale del palazzo, quando la gente scandisce il suo nome: «Un presidente, c’è solo un presidente» si alza sotto il porticato, che con l’eco diventa ancora più potente.
Al suo fianco la sindaca Laura Castelletti, sorridente e con la sciarpa biancazzurra: e così per un pomeriggio, qualsiasi pensiero ancora rivolto alla questione stadio e a Massimo Cellino finisce in piccionaia. «Non è il Brescia di Pasini, questo è il Brescia dei bresciani», dice a più riprese il nuovo numero uno, a far capire come il «Sistema Brescia» sia davvero sceso in campo, nemmeno fosse Balestrero e compagni impegnati a conquistare tre punti in campionato.
La cerimonia
In Vanvitelliano sembra quasi di essere ad un’assemblea di Confindustria Brescia, tanti sono gli industriali, gli amministratori delegati e i politici presenti. E qui si torna al concetto di «Sistema Brescia» applicato al nuovo progetto. Sul palco, insieme al responsabile della comunicazione Matteo Oxilia, ci sono Pasini e la sindaca Castelletti. E prima ancora di qualsiasi parola scatta un applauso, lungo e sentito, per chi ha deciso di intraprendere questa nuova strada. E non è l’unico durante gli interventi dei due protagonisti.
Ci sono video emozionali, la presentazione del nuovo logo e della nuova maglia. Ci sono i pensieri di chi dal 6 giugno in poi ha cercato di capire se potesse esistere una ricostruzione dopo le macerie lasciate da Massimo Cellino. E non tutti oggi si rivedono nella casa che sta nascendo (la spaccatura all’interno della tifoseria c’è, inutile negarlo), ma l’impressione resta quella di vivere ogni minuto che passa emozioni finite nel dimenticatoio, con quella componente emotiva a prendere il sopravvento su tutti. Anche di fronte a un nuovo logo (ma l’intenzione è di andare a riprendere quello storico) e a una maglia senza la «V», che ricorda quella vestita ad esempio da Spillo Altobelli, ieri presente.
L’emozione
«Si sente l’emozione ed è forte. Il 6 giugno sembrava che il calcio a Brescia fosse finito, 38 giorni dopo ci ritroviamo a salutare la nascita di un nuovo inizio – dice la sindaca Castelletti –. In questi giorni tantissime bresciane e bresciani mi hanno fermato per strada, mi hanno scritto, per dimostrarmi soddisfazione rispetto al risultato ottenuto». Il grazie della prima cittadina va anche ai rappresentanti di Lumezzane e Ospitaletto, presenti al famoso primo tavolo, ma quello più grande è per Pasini «perché io quel giorno ho chiesto molto e lui ha messo sul piatto passione, cuore, ma anche fatti».
Quella tazzina…
Spirito, orgoglio, unione, sono parole che secondo gli interlocutori mancavano da tempo accanto al nome Brescia: nessuno nomina direttamente Cellino (se non quando si accenna al Rigamonti, la sindaca dice però che l’avvocatura non le trasmette segnali di preoccupazione nonostante le mosse legali dell’ex presidente), ma i riferimenti sul voltare pagina rispetto a prima sono molteplici. C’è poi un aneddoto che fa capire come il feeling sia nato quasi subito. «Conta molto guardarsi negli occhi tra le persone. Così alcuni giorni dopo l’incontro in Loggia gli ho offerto il caffè nella mia cucina: non so se un sindaco fa questo, ma in quel frangente è stata immediata l’idea di trasferire un progetto che va oltre i punti sul campo. Significa parlare e occuparsi di giovani, relazioni con la città e il territorio, essere comunità. Si era perso tutto ciò negli anni scorsi e va recuperato». Il viaggio è al via.
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