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Un anno fa l’impresa olimpica di Giovanni De Gennaro e Alice Bellandi

Mario Nicoliello
Il canoista e la judoka di Roncadelle il primo agosto 2024 colsero il trionfo alle Olimpiadi di Parigi quasi in simultanea. Il racconto di quel momento storico
Un anno dalla doppietta d'oro di Roncadelle
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Esattamente un anno fa Brescia ha vissuto il suo giorno di gloria nella storia olimpica. Il 1° agosto 2024, nel giro di 19 minuti, Giovanni De Gennaro e Alice Bellandi si sono rivestititi d’oro ai Giochi di Parigi, catapultando la nostra provincia alle attenzioni delle cronache nazionali. Due titoli olimpici accomunati dal paese di Roncadelle, dove il canoista vive tuttora, mentre la judoka affonda le radici familiari.

Tempistiche

Alle 18.12 la consacrazione di De Gennaro sul canale artificiale di Vaires-sur-Marne, alle 18.31 l’acuto di Bellandi nella tensostruttura gonfiabile installata nel bel mezzo dei giardini del Campo di Marte. Il festival del K1 slalom e il torneo dei 78 chilogrammi sono affare nostro, grazie alle gesta di coloro che erano i favoriti della vigilia - persino Sport Illustrated li aveva pronosticati sul podio - e che non hanno deluso le attese.

De Gennaro è diventato il terzo slalomista azzurro a calpestare il gradino più alto del podio a cinque cerchi dopo Pier Paolo Ferrazzi a Barcellona 1992 e Daniele Molmenti a Londra 2012: tutti e tre hanno vinto proprio il 1° agosto.

Il carabiniere roncadellese avrebbe potuto ambire al bottino grosso già a Tokyo, ma in quell’occasione fu fermato più dalla mente che dal corpo. Nel cammino verso Parigi invece ha funzionato tutto lungo l’intero triennio, nel quale aveva conquistato tra l’altro l’argento iridato, il titolo continentale e la prima posizione nel ranking mondiale. Eppure in uno sport in cui tutto si decide sui dettagli è stato un particolare a fare la differenza: il fatto che in semifinale De Gennaro abbia deliberatamente rallentato verso la fine, quando ormai la qualificazione era scontata, potendo in questo modo affrontare a finale prima degli avversari più duri.

La sua discesa si è materializzata alle 17.44: percorso netto in 88”22 e un’attesa spasmodica nell’angolo del leader, visto che mancavano ancora sette atleti. «Ogni volta che rivedo la gara mi chiedo come abbia fatto a gestire la pressione. Al traguardo ero sicuro di salire sul podio, ma non avrei immaginato di essere oro». La medaglia più preziosa si è materializzata all’arrivo del britannico Clarke «e dei primi cinque minuti dopo il trionfo non ricordo più nulla, tanto ero sotto choc. Ho cominciato a realizzare quando mi sono rivestito nel gazebo in attesa di essere premiato».

Proprio dopo la premiazione De Gennaro ha scoperto del contemporaneo oro di Bellandi e delle sue dolci lacrime.

La judoka bresciana dopo Tokyo aveva salutato i 70 chilogrammi salendo nella categoria successiva, dove seguendo i consigli tecnici di Antonio Ciano nel centro di preparazione di Ostia è diventata un’atleta imbattibile, capace di accomodarsi in vetta al ranking mondiale e di vincere Master, Europeo e prove del Grande Slam. Il titolo olimpico è stata la consacrazione, riportando l’Italia femminile sul gradino più alto a sedici anni di distanza dal trionfo di Giulia Quintavalle a Pechino e la Brescia del judo nuovamente in Paradiso dopo l’epopea di Ezio Gamba: oro a Mosca 1980 e argento a Los Angeles 1984.

Dominio e rinascita

Quattro combattimenti dominati abbattendo in ordine la brasiliana Aguyar, l’ucraina Lytvynenko, la portoghese Sampaio, e l’israeliana Lanir. A 34” secondi alla sirena della finale Alice aveva il labbro sanguinante, ma quando l’arbitro ha decretato la fine del match comminando la terza penalità alla rivale si è rotolata sul tatami come una bambina sulla sabbia piangendo a dirotto sotto gli occhi della Premier Giorgia Meloni.

Un oro che l’ha spedita in una dimensione ignota. «Con la vittoria olimpica è come se avessi completato la mia missione e non riuscivo a trovare altro a livello sportivo per giustificare il duro lavoro quotidiano in palestra. Mi stavo chiudendo in una sorta di depressione. A ottobre mi sentivo in difficoltà, non stavo passando un buon momento. Ero diventata il riflesso di quello che volevano gli altri e non ero più me stessa. Per fortuna con l’aiuto di tante persone ne sono uscita, aprendomi e scoprendo una nuova Alice dentro di me».

Prosecuzione

Una Bellandi rigenerata che in questa nuova stagione ha disputato un solo torneo, il Campionato mondiale di Budapest a giugno, vincendolo: «Quando raggiungi il massimo risultato sportivo, quello che avevi sognato sin da quando eri bambina, capisci che il judo non è tutto nella vita e che la cura della persona è molto più importante. Non è stato facile capirlo, anzi ci ho messo proprio tanto tempo, ma alla fine ho completato il processo».

E per chiudere il cerchio su quell’indimenticabile 1 agosto 2024 ecco la festa serale a Casa Italia, dove Giovanni e Alice si sono abbracciati alle 22.30 e hanno cominciato a raccontare come da un piccolo paesino possano giungere a maturazione due campioni olimpici, consci entrambi che dieci giorni più tardi sarebbe arrivata anche la terza medaglia d’oro, con Anna Danesi.

«Il gruppo di WhatsApp creato dall’assessore allo Sport di Roncadelle è ancora attivo, ogni tanto ci scriviamo ancora, ma siccome ognuno ha i suoi impegni vederci non è semplice».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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