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Il trionfo di Alice Bellandi: «Aggrappata a fede e perseveranza»

Mario Nicoliello
Lacrime incontenibili sul podio dopo l’oro olimpico: «Mi è parsa una caccia al tesoro dopo quanto avevo perso a Tokyo»
Alice Bellandi sul podio con l'oro - © www.giornaledibrescia.it
Alice Bellandi sul podio con l'oro - © www.giornaledibrescia.it
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Nella zona interviste Alice Bellandi non nasconde l’emozione. La sua voce è roca e le pause sono frequenti.

Alice, a chi dedica la medaglia l’oro?

«A me stessa, alla squadra, all’Italia e alle Fiamme Gialle. Dopo tutto quello che ho passato era quanto mi serviva. Non avrei mai creduto di poter vivere un giorno come questo, e invece la perseveranza, il duro lavoro sono stati gli elementi necessari per arrivare a questo traguardo».

Finalmente ha portato in dote la prima medaglia del judo italiano a Parigi. Cosa pensa?

«Meglio tardi che mai. La nostra era una spedizione con grandi attese, tutti si aspettavano medaglie forse anche in più categorie, ma i Giochi olimpici sono complessi e particolari e nel nostro sport le sorprese sono all’ordine del giorno. Ho sentito tutti i cuori della squadra battere insieme al mio, mi sono ritrovata accolta dal calore di tutti da stamattina fino a adesso».

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Cosa le ha detto la Premier Meloni?

«Mi ha fatto i complimenti e ha aggiunto che ho sfoderato in gara una grande grinta».

Che finale è stata?

«Dura, ma controllata. Contro l’israeliana avevo combattuto già tante volte in questi tre anni, l’ultima avevo perso nella semifinale mondiale. Ad essere sincera quella sconfitta mi lasciò tanto amaro in bocca e quindi nella preparazione sono ripartita proprio da quell’incontro per cancellare il ricordo negativo. Più che una finale olimpica mi è sembrata una caccia al tesoro per riprendermi quello che aveva lasciato sul tatami a Tokyo».

Ci racconti le emozioni provate quando ha baciato la sua fidanzata?

«Semplicemente ogni cosa si muove per amore, lo sport è amore, le amicizie sono amore, la famiglia è amore, i partner sono amore. Mi dispiace che viene visto come fosse una cosa straordinaria. Voi chi bacereste dopo risultati così importanti?».

Oltre ad amore quale altre parole vuole lasciare come ricordo di questa giornata?

«Direi fede e perseveranza. Non voglio tornare a ricordare l’episodio di Tokyo, ma a volte occorre avere fede senza vedere. Nei momenti in cui mi stavo perdendo mi sono aggrappata alla fede e ho ritrovato la vita. I 70 chili erano troppo stretti per me. Mi hanno creato problemi alimentari prima e psicologici dopo. Non è stato facile uscirne. Stavolta è bellissimo avere tutti qua intorno a me, ma tre anni fa ero a fare l’antidoping a Tokyo dopo la sconfitta e non c’era nessuno con me».

Ha realizzato tutto quanto le è capitato?

«Ancora no, seppur lo abbia sognato a lungo. Mi ci vorrà ancora qualche giorno prima di capire».

Questo suo trionfo potrà far diventare più famoso il judo in Italia?

«Spero di si, mi auguro che ci sia un’apertura al grande pubblico verso umo sport che è meraviglioso»

Dalla prova a squadre cosa dobbiamo attenderci?

«Possiamo puntare alla medaglia».

Per concludere, due medaglie da Roncadelle nel giro di venti minuti, cosa ne pensa?

«Credo che sia il più bello spot per il nostro paese e per tutta la nostra provincia. Quindi inviterei tutti a venire a Brescia e a visitare le sue bellezze. Che non sono poche».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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