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De Gennaro d’oro: «Mi sono già innamorato di questa medaglia»

Mario Nicoliello
Il neo campione olimpico del K1: «Ho scacciato la pressione scegliendo di partire tra i primi»
Giovanni De Gennaro con l'oro - © www.giornaledibrescia.it
Giovanni De Gennaro con l'oro - © www.giornaledibrescia.it
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Il terzo campione olimpico italiano del K1 slalom canta l’Inno di Mameli a squarciagola, poi appena sceso dal podio Giovanni De Gennaro è un fiume in piena, parla senza sosta per mezz’ora. A interromperlo è solo il temporale che si scatena su Vaires-sur-Marne.

Giovanni, dove ha vinto la finale?

«Nella partenza, nelle prime porte e nel pezzo centrale. Poi ho fatto un errore ai tre quarti del tracciato, facendo una retro in più rispetto agli altri, che mi è costata più di un secondo, ma per fortuna era in piano e mi sono ripreso subito. La tattica di rallentare in semifinale per mettere tensione agli altri, partendo prima di loro, ha funzionato».

Perché lo ha fatto volutamente?

«Questo è il risultato dell’esperienza. Ho 32 anni, non sono un novello. Avevo capito che quando partivo per ultimo mi caricavo inutilmente di pressione, ho provato a scombussolare le carte e ho rovesciato il banco in mio favore. Volevo essere il primo a piazzare il tempo».

Prima di lasciare il cancelletto continuava a buttarsi acqua addosso?

«Avevo troppo caldo e stavo sudando in maniera anormale. Soffrivo e mi sono dovuto asciugare le gambe per non scivolare».

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L'abbraccio tra Giovanni De Gennaro e Alice Bellandi a Casa Italia

Cosa ha pensato quando ha visto il suo tempo sul tabellone?

«Che ero in corsa per la medaglia. Non ero ancora sicuro dell’oro, ma sapevo che per il podio era fatta».

Quando ha capito invece che avrebbe vinto?

«Dopo che Castryck ha tagliato il traguardo. Per quanto si era visto nei giorni precedenti era l’unico che avrebbe potuto battermi e quindi con lui alle spalle l’oro era al sicuro».

Ha dovuto attendere tre anni per prendersi qualcosa che forse avrebbe meritato anche a Tokyo. Cosa è cambiato rispetto al 2021?

«Le priorità. In Giappone ero andato pensando solo all’oro, volevo vincere, puntavo al bottino grosso. È stato un errore, che ho pagato caro. Verso Parigi mi sono goduto di più il percorso. L’obiettivo con cui sono arrivato qui era divertirmi, volevo essere me stesso, sciolto, qualsiasi risultato l’avrei accettato. Così facendo è arrivato l’oro».

È la gara più bella della carriera?

«Tecnicamente no, perché non sono stato perfetto. Dal punto di vista mentale sì, perché ho capitalizzato in meno di un minuto e mezzo un lungo percorso di crescita. Sapevo su cosa concentrarmi, non ho avuto nessun problema in avvicinamento, tutti erano dalla mia parte e mi hanno aiutato. Ho sentito la loro spinta e ho gareggiato con la mente libera».

Aveva capito che tutti la consideravano il favorito?

«Non ho voluto leggere nulla. Nel nostro sport non esistono i favoriti, basta un nulla per passare dal primo all’ultimo posto».

Che effetto le ha fatto strozzare l’urlo dei francesi?

«Dico solo che Castryck è fortissimo e il fattore casa lo ha aiutato. Batterlo qui è stato fantastico».

Si sente all’apice della carriera?

«Devo ancora realizzare. Dovrò raffreddarmi il cervello e ripensare a quanto mi è accaduto. Ma sono già innamorato di questa medaglia».

Che effetto fa aver vinto 20 minuti prima di Alice Bellandi?

«È qualcosa di storico per la nostra città. Avevo fatto una battuta con la nonna di Alice prima di partire, dicendole che ci saremmo visti con nipote la sera della nostra gara a Casa Italia con due medaglie d’oro brillanti sul petto e alla fine così è stato».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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