Mistero Bozzoli, per risolvere il caso oggi il test con il maiale

L’esperimento giudiziale alle 14.30 a Provaglio Il Tribunale: «Utilizzato un animale già morto»
Un momento del processo a Giacomo Bozzoli - © www.giornaledibrescia.it
Un momento del processo a Giacomo Bozzoli - © www.giornaledibrescia.it
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Il processo Bozzoli torna in fonderia. Non in quella di Marcheno sulla quale l’8 ottobre di sette anni fa è scesa un’impenetrabile colata di mistero. Ma a Provaglio d’Iseo, nello stabilimento della Gonzini in via La Malfa. Dalle 14.30 i periti della Corte d’assise Camilla Tettamanti e Antonio Boccardo eseguiranno l’esperimento giudiziale che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe consentire ai giudici che stanno processando Giacomo Bozzoli per l’omicidio e la distruzione del cadavere dello zio Mario, di stabilire il corpo del 50enne imprenditore valtrumplino possa essere finito nel crogiuolo del suo forno grande senza lasciare residui organici e tracce di Dna.

L’esperimento

Il test è in formato ridotto. Nel forno della Gonzini, più piccolo di quello della Bozzoli, insieme ad abiti compatibili con quelli che Mario Bozzoli indossava la sera della sua scomparsa, sarà gettata la carcassa di un maialetto. Lo scopo è quello di verificare la reazione, ma soprattutto analizzare il prodotto della combustione, ammesso e non concesso ve ne sarà. La scelta è ricaduta sul suino per la compatibilità dei suoi tessuti e dei suoi organi con quelli dell’uomo.

Al maiale, inoltre, sarà prelevato un campione di Dna per poi procedere alla comparazione con quello eventualmente raccolto nel forno. Occhio anche alle eventuali fumate anomale, come anomala del resto era stata la fumata che la sera dell’8 ottobre del 2015, dopo l’ultimo segnale in vita di Mario Bozzoli, mandò in blocco l’impianto di aspirazione fumi della sua fonderia.

Le polemiche

La scelta di procedere all’esperimento giudiziale ha scatenato la reazione di diverse sigle ambientaliste, sul piede di guerra per il sacrificio del maiale. Il presidente del Tribunale Vittorio Masia nei giorni scorsi ha risposto alla Lav, che chiedeva la revoca del test. «La notizia del maiale gettato vivo nel forno fusorio - scrive Masia - è destituita di ogni fondamento; il suino sarà selezionato tra quelli già deceduti per morte naturale, prelevati quotidianamente da ditte specializzate e conferiti all’Istituto Zooprofilattico per le analisi e il successivo smaltimento; sarà utilizzata una carcassa di animale priva di infezioni virali, aspetto che potrebbe comprometterne la fuoriuscita dall’istituto. Il Servizio di ordine pubblico assicurerà il regolare svolgimento dell’esperimento e il sereno esercizio della giurisdizione penale che - ricorda Masia - è garantito dalla Costituzione».

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