Discarica Vallosa, a novembre scattano le indagini bis dell’Arpa

Non è che non siano contenti, è che - spiegano - «sono decenni che aspettiamo, abbastanza tempo per capire che le parole passano». La speranza non l’hanno persa, ma non vogliono sciuparla: per questo - sussurrano con il tono dell’esperienza - «ci fanno piacere questi buoni propositi, ma esulteremo e ringrazieremo solo quando li vedremo applicati nella pratica».
Loro sono le persone portavoce di due storie in realtà relativamente lontane e altrettanto relativamente diverse: la prima si è consumata nel panorama mozzafiato della Franciacorta, la seconda nello spicchio di territorio che disegna la parte ovest di Brescia. In comune hanno però un cruccio che ha la stessa radice velenosa: hanno subito i danni della vecchia fabbrica chimica Caffaro. E adesso, dopo decenni di attesa snervante, tanto Regione Lombardia quanto Comune di Brescia li mettono finalmente al primo posto: sembra essere arrivato - almeno sulla carta - finalmente il loro turno.
La discarica Vallosa
Partiamo dal capitolo numero uno: la discarica Vallosa di Passirano, che - come ricorda sempre il presidente di Legambiente Franciacorta, Silvio Parzanini - «è una situazione gravissima che si conosce da quarant’anni e nonostante sia classificata come una delle discariche più pericolose d’Italia ancora la bonifica non si vede». Nel frattempo, è stato completato il capping, una sorta di «copertura» che non isola però del tutto i rifiuti pericolosi interrati per decenni dalla Caffaro chimica e che, proprio per questo, le associazioni ambientaliste giudicano «insufficiente». Dalla ex cava deriva infatti un inquinamento delle acque: i valori di nichel, Pcb e nitriti - misurati nel 2022 - sono oltre i limiti di legge, in alcuni casi anche del doppio.
Il «dossier Passirano» è uno dei primi richiesti dall’assessore regionale all’Ambiente Giorgio Maione. Che spiega: «Il Comune di Passirano ci ha confermato che non ha realizzato né realizzerà le analisi, dunque lo farà la Regione attraverso l’Arpa». L’incarico è già stato assegnato e fondi appostati. Perché - rimarca l’assessore - «è necessario e prioritario capire se il capping eseguito sulla discarica stia effettivamente funzionando oppure no e, in quest’ultimo caso, bisogna prendere delle decisioni».Ora che l’iter legato alla messa in sicurezza dell’epicentro del Sito di interesse nazionale, ovvero il sito industriale di Brescia, è definito, Maione riscrive la road map delle priorità: «Sicuramente se parliamo di Sito di interesse nazionale Brescia-Caffaro, sottoporrò al futuro commissario la nuova scaletta delle urgenze: al primo posto, oggi, ci devono essere assolutamente la situazione della discarica Vallosa di Passirano e la questione dei terreni privati dei cittadini».
Quali le alternative sul tavolo? Se le indagini che saranno avviate il prossimo mese dovessero confermare come «poco efficace» l’attuale messa in sicurezza, il prossimo commissario, Mauro Fasano, potrebbe valutare sia la realizzazione dei diaframmi. Alias: una sorta di sarcofago nel quale intrappolare la discarica, strada che starebbe studiando anche il Comune di Passirano (il sindaco, contattato, ha fatto sapere che prima di martedì non è disponibile): stando alle ultime riunioni, la cinturazione della discarica potrebbe costare dai 14 ai 19 milioni di euro, a cui si dovrebbero aggiungere altri 57 milioni per l’impermeabilizzazione. Ma sul tavolo della Regione, c’è una seconda opzione: la bonifica, strada auspicata da Legambiente.
Le aree private contaminate
Il capitolo due riguarda invece i privati danneggiati dall’attività della vecchia fabbrica. A livello istituzionale, è stata la Loggia a lanciare per la prima volta un appello bipartisan per affrontare uno dei dossier del caso Sin-Caffaro più dimenticati di sempre: quello dei cittadini che si sono ritrovati a gestire, completamente soli, i terreni privati (giardini, orti, campi agricoli) infestati dai veleni prodotti dall’attività della vecchia Snia.«La legge oggi non ci consente interventi sulle aree private, anzi: se lo dovessimo fare, si correrebbe il rischio poi di doverci rivalere proprio sui cittadini, che a quel punto si troverebbero costretti a rimborsare in blocco la spesa. Serve una legge che possa fare sì che il Comune stia al fianco dei privati e chiederemo un supporto al Ministero e al governo su questo fronte» ha chiarito la sindaca Laura Castelletti.
Regione e Comune hanno chiarito insomma le due priorità da affrontare: discarica Vallosa (gli esiti delle nuove indagini dell’Arpa dovrebbero arrivare entro la fine dell’anno) e terreni privati. E così il 2024 potrebbe aprire un nuovo filone di questa storia-simbolo delle ferite di Brescia, iniziata all’inizio del Novecento. E non ancora conclusa.
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