Tanti funghi nei boschi ma meno intossicazioni: 18 casi da gennaio

I funghi sono spuntati copiosi nei boschi, ma il raccolto abbondante non ha fatto lievitare i casi di intossicazione. Da gennaio a ottobre 18 persone sono finite in pronto soccorso - nessuna in gravi condizioni - dopo aver consumato principalmente esemplari in cattivo stato o mal conservati: meno del 2024 (quando erano 23) e del 2023 (46), nonostante la stagione sia stata tra le più generose degli ultimi anni. Un risultato che dimostra l’efficacia delle campagne di informazione. Campagne che continuano invitando tutti a non abbassare mai la guardia.
E ricordando che per fugare ogni dubbio sulla sicurezza dei funghi raccolti o ricevuti in dono la via più sicura resta quella degli Ispettorati Micologici delle Ats Brescia e Montagna. Come spiega Maria Giulia Frutta, referente del gruppo Micologi di Ats Brescia (competente per un territorio che comprende tutta la provincia, esclusa la Valcamonica), nel 2025 sono stati registrati 13 episodi di intossicazione che hanno coinvolto 16 persone. Un altro caso è avvenuto in Valcamonica (zona che fa riferimento alla Ats Montagna) e ha riguardato due soggetti.
Cosa è successo
Tra gli episodi che hanno visto l’intervento di Ats Brescia solo uno è stato causato dai chiodini, segno che, come fa notare Frutta, «c’è più consapevolezza del rischio: ricordo che vanno sempre bolliti per venti minuti e l’acqua di cottura va buttata». Un 86enne è finito in pronto soccorso con sintomi gastrointestinali dopo aver mangiato una mazza di tamburo raccolta in fase di maturazione avanzata. L’aveva cucinata come si fa con una bistecca: in padella, con un filo d’olio, pochi minuti per lato. In un caso la chiamata è arrivata per due bambini di 2 e 5 anni che avrebbero messo in bocca funghi raccolti nel prato di casa. Per il resto si è trattato di intossicazioni da funghi tossici o commestibili, ma non correttamente trattati.
Da qui la necessità di ribadire le raccomandazioni: «Bisogna raccogliere solo funghi freschi, sani, privi di muffe e parassiti - sottolinea Frutta -. Il trasporto dal bosco deve avvenire in un contenitore rigido areato, come un cestino, non nella borsina di plastica che favorisce l’ossidazione».
Una volta a casa è fondamentale ricordare che «non vanno consumati esemplari in avanzato stato di maturazione o conservati per troppo tempo in freezer, dove possono stare al massimo 5-6 mesi». No, inoltre, alle ricette che prevedono l’uso di funghi crudi: «Vanno sempre cotti almeno 30 minuti». Non bisogna, insomma, temere solo le specie tossiche o non commestibili, ma anche gli esemplari in condizioni tali da non poter essere consumati.
Controlli
Per chiarire qualsiasi dubbio i micologi di Ats sono sempre a disposizione. All’Ispettorato Micologico di Ats Brescia (che ha più sedi) quest’anno i cittadini hanno portato 133 chilogrammi di funghi affinché venissero controllati: 75 erano idonei al consumo, 58 no. Ricordiamo che l’Ispettorato Micologico di Ats Brescia riceve, da luglio a novembre con accesso libero, nella sede di viale Duca degli Abruzzi 15, in città, il lunedì (9 -11) e il giovedì (14-16); info: 0303839/02; ispettoratomicologico@ats-brescia.it.
Tutto l’anno, solo su appuntamento telefonico, ci si può recare nelle sedi di via Padova 11 a Brescia (030.3838051), Montichiari, piazza Falcone 18 (030.3839851), Leno, piazza Donatori di Sangue 1 (030.3839861), Salò, via Landi 5 (030.3839803) e Rovato, via Castello 33 (030.3838966). Per la Valcamonica informazioni sul sito di Ats Montagna.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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