Dai semi di chia alla curcuma: la verità sui «superfood»

Sentiamo spesso parlare di questi miracolosi «superfood», i super cibi dalle proprietà benefiche e dai mille effetti positivi sulla salute. Questi alimenti sembrano essere la panacea di tutti i mali: curcuma, zenzero, avocado, semi di chia, bacche di Goji, noci di macadamia, Açaì, melograno e tanti altri, in grado di proteggerci dai danni ossidativi, di migliorare le risposte immunitarie, di ripristinare un corretto assetto lipidico e glicemico, di sostenere il metabolismo. Ma servono davvero?
Cosa vuol dire «superfood»
Mangiamo in modo distratto e frettoloso, prendendoci poca cura di quello che mettiamo nel piatto. Spesso cerchiamo soluzioni rapide e poco impegnative per compensare una dieta scorretta, fatta di abitudini errate e convinzioni ancora più sbagliate.
È questa una delle principali ragioni che giustifica il successo mediatico dei superfood, i super alimenti. Questi cibi, che hanno sicuramente buone proprietà nutritive, si trovano nei supermercati spesso a prezzi elevati, giustificati dalla promessa di effetti benefici sulla salute.

Ma i benefici promessi si possono ottenere allo stesso modo (e con una spesa inferiore) con una dieta sana ed equilibrata, ed il termine «superfood» non ha alcun fondamento scientifico.
Superfood è infatti un’etichetta vera e propria, creata dal marketing per attirare l’attenzione dei consumatori, facendo leva con promesse fuorvianti e ingannevoli, come la capacità di curare patologie specifiche.
Caratteristiche e proprietà
Ma cosa c’è di vero nella narrazione sui superfood? Sicuramente questi alimenti contengono molecole e micronutrienti in buone quantità, come ad esempio l’alta quantità di polifenoli contenuti nella bacca di Açaì. Ma micronutrienti simili, senza dover andare in America, li troviamo anche nel mirtillo o nell’uva.
La verità è che nomi esotici, alimenti costosi o scoperti di recente, ci attirano di più: siamo portati infatti a pensare che possano davvero avere proprietà strabilianti, energizzanti, anti-stress, dimagranti. Un esempio simile potremmo farlo anche per l’avocado, ricco di grassi buoni monoinsaturi e che non ha nulla di più del nostro olio Extravergine di oliva, ma che ultimamente va davvero molto di moda.

Anche la curcuma, spezia definita come antiinfiammatoria per eccellenza, ci insegna qualcosa sui superfood: anche se la sua azione antiinfiammatoria è dimostrata in laboratorio, i benefici fanno riferimento alla curcumina, il principio attivo della curcuma. Questa molecola è però scarsamente biodisponibile nella classica forma della spezia, e questo significa che il principio attivo faticherà ad agire nel nostro organismo. Quindi cospargere di curcuma i nostri cibi non ci porterà a ridurre l’infiammazione.
E quindi, cosa fare?
Le promesse associate ai superfood sono spesso esagerate: vengono presentati come cibi in grado di curare malattie o garantire una salute perfetta, ma questa promessa è ingannevole e fuorviante. La natura miracolosa attribuita ai superfood giustifica un loro aumento dei prezzi, spingendoci a fare acquisti costosi e non sempre necessari, perché alcuni dei micronutrienti «magici» sono contenuti anche in cibi presenti normalmente sulle nostre tavole.

Quello che dovremmo fare, al posto di spendere in superfood, è focalizzarci su una dieta equilibrata, basata sulle raccomandazioni delle linee guida alimentari e sulla dieta mediterranea.Consumare frutta, verdura, cereali integrali e legumi, e non affidarci a singoli alimenti magici: dei superfood non ci è dato sapere quali effetti otterremo e con quale probabilità, ma la ricerca scientifica sa dirci con certezza che una dieta sana ed equilibrata contribuisce ad un buono stato di salute.
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