L’endocrinologo Filippini: «Basta diete, si parli di cure mediche»

Le persone obese spesso vivono uno stigma: vengono additate come pigre e prive di forza di volontà al punto che in alcuni casi si autoconvincono che sia davvero così. Dietro quei chili di troppo, però, c’è «una malattia cronica recidivante ingravescente che necessita di una cura medica». A sottolinearlo è il prof. Enrico Filippini, specialista in Endocrinologia con studio in città: «Le persone obese non vanno colpevolizzate. Devono affidarsi a uno specialista, che garantisca loro una presenza costante, avvalendosi, se lo ritiene, anche di altre figure professionali».

Prof. Filippini, come si può definire l’obesità?
Per obesità s’intende un aumento eccessivo di grasso che ha effetti negativi sulla salute e sulla vita in generale. Esiste un’obesità preclinica, con eccesso di grasso, ma senza segni patologici. E un’obesità clinica, con manifestazioni peculiari della malattia ad esempio sul fegato e sul pancreas.
Come avviene la diagnosi?
Il primo passo è il calcolo dell’indice di massa corporeo (peso diviso altezza al quadrato): sotto il 25 definisce una persona normopeso, tra il 25 e il 30 una persona sovrappeso e oltre il 30 una persona obesa. Esistono, poi, valori antropometrici di riferimento: la circonferenza della vita, il rapporto tra vita e fianchi, il rapporto tra la circonferenza della vita e l’altezza. Per una valutazione più approfondita del tessuto magro e grasso e dei liquidi si ricorre, inoltre, alla bioimpedenziometria. Lo specialista prescrive, poi, altri esami: quelli del sangue, l’ecografia dell’addome e l’elettrocardiogramma.
Quali sono le cause di questa malattia?
Sono multiple: c’è una componente genetica, possono esserci cause neuropsicoendocrine, ma anche ambientali. Viviamo in un mondo «obesogeno» che spinge a mangiare tanto e a fare poca attività fisica. L’obesità può avere origine da problema alla tiroide, ma esistono anche cause misconosciute come alterazioni del cortisolo e degli enterormoni. Può manifestarsi a tutte le età, in menopausa o dopo una gravidanza.
E i sintomi frequenti?
Le persone con un’obesità preclinica possono soffrire di disturbi psicologici, alterazione della fame, difficoltà a dormire, problemi respiratori, disturbi motori. L’obesità clinica è associata a ipertensione, dislipidemia, glicemia alta (prediabete o diabete), ernie, artrosi. Poi ci sono le complicanze: ischemie cardiache, diabete, apnee notturne, cancro, steatosi, malattie della cute o malattie neurodegenerative.
Come si può fare prevenzione?
Bisogna agire a livello culturale su un mondo «obesogeno» che dopo l’Epifania ci propone le frittelle e dopo le frittelle espone le colombe. Fondamentale è passare i giusti messaggi a scuola circa l’importanza dell’attività fisica e della nutrizione corretta. Il mio consiglio è rivolgersi a uno specialista già quando si è in una condizione di sovrappeso.
La questione interessa anche i bambini.
Certo, in Italia rispetto ad alti Paesi l’obesità è drammaticamente in aumento. Con i bambini bisogna lavorare sulla conoscenza e sull’educazione nel quotidiano senza medicalizzarli.
Come si cura, negli adulti, l’obesità?
Togliamo dal trono le diete alla moda. Parliamo, piuttosto, di cura medica che non sia restrittiva, ma modulata sulle esigenze del paziente. I nuovi farmaci a disposizione, inoltre, sono utili ed efficaci.
Sono i farmaci nati per il diabete?
Sì, mimano l’azione di ormoni intestinali che agiscono sul senso di sazietà e sul metabolismo e riducono l’effetto infiammatorio del grasso. Come spesso accade si scopre che un farmaco creato per contrastare una malattia si riveli molto efficace anche nei confronti di un’altra. Ad oggi, però, questi farmaci per le persone obese sono ancora a pagamento.
Quando si rende necessario ricorrere alla chirurgia bariatrica?
In caso di obesità molto grave. Quando il paziente rischia importanti problemi cardiovascolari.
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