Poliambulanza: non solo ospedale, ma sempre più servizi sul territorio

Oltre tremila dimissioni protette l’anno e 1.500 prestazioni domiciliari in un semestre
Una foto d'archivio della Poliambulanza - © www.giornaledibrescia.it
Una foto d'archivio della Poliambulanza - © www.giornaledibrescia.it
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Luogo di cura, con la porta aperta sulla città. Fondazione Poliambulanza non intende essere «solo» un ospedale nel senso comune del termine, ma mira a rispondere anche ai crescenti bisogni clinici e sociali del territorio in rete con Ats, Asst, Comuni e terzo settore.

L’incremento

Lo fa nominando – come unica realtà del privato accreditato in Lombardia – un direttore socio-sanitario e potenziando i servizi che guardano oltre i cancelli della grande struttura di via Bissolati. Il referente di questo sguardo nuovo, che si pone in linea con lo spirito delle Ancelle della Carità, è Elia Croce, dirigente medico specializzato in Igiene e Medicina Preventiva. «Questa volontà di potenziare le sinergie tra ospedale e territorio trova la sua migliore espressione nelle "dimissioni protette" che nell’ultimo decennio sono state interessate da un incremento esponenziale: oggi sono tremila l’anno su un totale di 26mila ricoveri – spiega il dottor Croce – e ci vedono impegnati, con l’aiuto del nostro "bed manager", a intercettare in modo precoce, già nel corso della degenza, i casi che potrebbero essere caratterizzati da dimissioni difficili. Penso al sessantenne senza fissa dimora arrivato in stato confusionale in pronto soccorso al quale abbiamo riscontrato microischemie cerebrali o alla persona sottoposta a un intervento chirurgico che vive da sola».

Esigenze

L’ospedale in questi casi contatta la Cot (Centrale operativa territoriale) che fa capo agli Spedali Civili e ha il compito di indirizzare il paziente nel luogo più adatto alle sue esigenze: ospedale di comunità, strutture riabilitative che offrono cure intermedie o casa, ma attivando – secondo le regole di Ats, regia del sistema – le «cure domiciliari».

Cure a casa

Queste ultime rappresentano il secondo servizio che avvicina la Poliambulanza al territorio: «Avviate nel dicembre 2024 con un paziente zero che era senza fissa dimora e necessitava di assistenza in dormitorio, hanno portato all’erogazione di 1.500 prestazioni per 600 pazienti», fa sapere il dottor Croce. Perlopiù si tratta di prestazioni di tipo infermieristico (prelievi, cambio del catetere, medicazioni...), ma il team è composto anche da fisioterapisti, assistenti sociali e sanitari, personale Oss, geriatra, fisiatra e psicologo. «Nel 60% dei casi – aggiunge – queste cure sono state erogate a pazienti dimessi dalla Poliambulanza; in molti casi a scegliere questa Fondazione come ente erogatore è stato il cittadino che si è rivolto al proprio medico di famiglia».

Il cantiere all'ingresso della Poliambulanza - © www.giornaledibrescia.it
Il cantiere all'ingresso della Poliambulanza - © www.giornaledibrescia.it

Presidi di salute

Il terzo servizio in quest’ottica è quello dei Consultori per mamme e papà: «Si trovano al Framinia e a Travagliato e sono ad accesso gratuito». Ci sono, poi, gli interventi nelle scuole di educazione e promozione alla salute e i dodici Punti prelievi che la Fondazione ha aperto nel territorio (dalla città alla Bassa, dalla Franciacorta a Bovezzo e fino a Desenzano): «Sono concepiti come "punti di comunità", o meglio "presidi di salute" con funzione anche sociale. Un paio, ad esempio, si trovano nelle pertinenze di Rsa. Sono aperti solo il mattino, ma stiamo valutando di farli vivere anche nel pomeriggio come luoghi di promozione della salute». E ancora: la Poliambulanza dispone anche di un ambulatorio di Riabilitazione per adulti e minori (operativo con il Sistema sanitario) che, come evidenzia il dottor Croce, «ci permette di offrire una risposta anche a persone con disabilità».

Problematiche minori

Il tutto mira anche a concentrare le acuzie in ospedale, sgravando la struttura (che dispone di 621 posti letto) delle problematiche minori che possono essere risolte altrove. «Intercettare i bisogni clinici e sociali non della popolazione, ma delle persone – conclude – e offrire servizi mirati è complesso, ma sganciato dalle liste d’attesa e soprattutto possibile. Noi ci crediamo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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