Scuola

Scuola: a Brescia presidi, docenti e genitori divisi sulla Dad

Mentre il Governo tira dritto sulla ripresa, le voci restano dissonanti sull’ipotesi di rinviare le lezioni in presenza
Una lezione a distanza - © www.giornaledibrescia.it
Una lezione a distanza - © www.giornaledibrescia.it
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Il Governo tira dritto sulla scuola ma dal territorio, a poche ore dal rientro in classe, si susseguono iniziative e appelli per un cambio di strategia, per un sostanziale rinvio delle lezioni in presenza. In una sorta di battaglia a distanza, Esecutivo e amministratori locali ribadiscono le proprie posizioni in una giornata in cui il numero dei contagi torna a sfiorare quota 200mila.

Non si placa la polemica sull’opportunità di tornare in Dad, con l’aumento dei contagi nelle scuole e l’escalation di assenze del personale docente. Circa 24mila tra insegnanti, genitori, operatori Ata hanno già sottoscritto a livello nazionale la petizione online, che contiene un appello urgente per posticipare il rientro in classe e riprendere con le lezioni a distanza per almeno due settimane.

La questione divide e, anche tra docenti e genitori bresciani, i pareri sono contrastanti. Paolo, che insegna al liceo Moretti di Gardone Valtrompia, si dice contrario alla didattica a distanza: «Ritengo non sia la soluzione all’aumento dei contagi che non sono, se non in minima misura, avvenuti nelle aule scolastiche, ma a causa dei trasporti e delle attività extrascolastiche. Ricominciare il tira e molla presenza/Dad - riflette il docente- è negativo. Negli studenti, e anche negli insegnanti, c’è una grossa sofferenza psichica e sociale, determinata dalla situazione generale di incertezza ed ansia. Non solo: la maggioranza degli insegnanti, volenti o nolenti, è vaccinata con doppia dose e moltissimi con il booster, quindi perché non mantenere la presenza? A meno che non si voglia contraddire la narrazione che è stata fatta fino ad oggi».

È favorevole invece ad un’adozione della Dad Marco, docente del liceo Calini: «Premesso che la scuola è presenza, quale didattica è possibile oggi - si interroga - con un gran numero di alunni positivi a casa e noi in aule che, per la pessima acustica, magari rimbombano e non consentono a tutti un’eguale possibilità di apprendimento? È impossibile poi in tale situazione svolgere verifiche che assicurino la stessa condizione per tutti, poiché chi segue a distanza ha facilitazioni evidenti. E che dire dell’orario a singhiozzo per l’assenza di numerosi insegnanti, le difficoltà di sorveglianza per mancanza di personale e il problema di reperimento dei supplenti. Date le criticità in corso - concludendo il professore del liceo cittadino - sarebbe meglio la Dad almeno fino a febbraio».

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La pensa in maniera completamente diversa Marina, mamma di due bambini che frequentano elementare e media: «Sono contrarissima alla Dad e alle scuole chiuse, almeno fino a quando non chiudano tutte le altre attività e servizi, come accade in zona rossa. I bambini e ragazzi hanno già una socialità molto limitata, in più in alcuni contesti (per esempio con un bambino che fa la prima elementare) la didattica digitale mi sembra impossibile. Poi, per i più grandi bisognerebbe risolvere in primis il problema dei trasporti, che sicuramente incidono sui contagi. I piccoli sono stati super penalizzati, sono attentissimi alle regole, vengono vaccinati, ma questa è un’attenzione in più». Dopodiché, aggiunge Marina, ci sono tutte le «difficoltà storiche» di gestione della scuola, che comunque «non verranno meno nell’arco di 10-15 giorni».

Duplice la posizione di Bianca, che è allo stesso tempo insegnante e mamma di un ragazzo delle superiori: «Come docente, confermo che mancano i requisiti minimi per l’apertura delle scuole e che la Dad permetterebbe una linearità di gestione della didattica utile per noi che insegniamo, sapendo quanto è deleterio restare in classe con metà dei ragazzi e metà collegati da casa. Ma, come madre, dico che è ipocrita chiudere la scuola, che non è fonte di contagi, anzi l’unico luogo in cui i ragazzi davvero rispettano le regole, e poi lasciarli circolare fuori in totale libertà, assieme al virus».

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