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È stato un orso a uccidere il runner di 26 anni in Trentino: nel Bresciano 35 avvistamenti nel 2022

Dal 1996 con l'avvio del piano di ripopolamento appena oltre il confine bresciano è il primo caso. Il numero di esemplari è cresciuto di molto
Un orso (foto d'archivio) - © www.giornaledibrescia.it
Un orso (foto d'archivio) - © www.giornaledibrescia.it
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Chi frequenta la montagna era consapevole che sarebbe potuto accadere. L’incontro tra un orso e un uomo si è risolto nel peggiore dei modi ed è motivo di profondo dolore. Il riferimento è a quanto avvenuto sul monte Peller, sopra l'abitato di Caldes, in Trentino, a una manciata di chilometri dal gruppo dell'Adamello e dalla valle del Chiese. 

La conferma che la morte di Andrea Papi, il runner di 26 anni trovato senza vita nei boschi trentini con i segni dell'aggressione di un animale selvatico, è giunta con l'autopsia eseguita questo pomeriggio da un medico legale assistito da un veterinario esperto di plantigradi. Le ferite trovate sul corpo sono state ritenute del tutto in linea con l'ipotesi avanzata subito dopo il ritrovamento.

Si tratta della prima uccisione di una persona da parte di un orso in Trentino dall'avvio, nel 1996, del progetto «Life Ursus», per la tutela della popolazione di orso bruno.

Il ripopolamento

Le avvisaglie del tragico evento avvenuto sulle montagne della Val di Sole si erano manifestate in anni recenti in varie zone del Trentino, l’ultima delle quali in ordine di tempo il 5 marzo scorso in Val di Rabbi.

La diffusione del plantigrado va ricondotta alla realizzazione, come detto, del Progetto Life Ursus avviato nel 1996 dal Parco Naturale Adamello Brenta, che ha inteso evitare l’estinzione della specie nel Trentino occidentale, supportando una ricolonizzazione spontanea in corso a partire dalle Alpi orientali.

Il sondaggio di opinione svolto in fase preparatoria tra gli abitanti delle aree interessate rivelò un grado di accettazione superiore al 70 per cento degli interessati. Nei primi anni la novità fu ampiamente sfruttata anche dal marketing turistico, che sul ritorno dell’orso costruì una narrazione tesa non solo a dare risalto a richiami storici, ma anche a valorizzare condizioni di pregio delle componenti naturali del paesaggio, idonee a favorire la rinnovata presenza di uno dei simboli della fauna alpina e quindi carica di richiamo anche per i turisti.

Da 2 a 100 esemplari

Negli anni più recenti le paure causate da aggressioni a uomini e danni al bestiame, apiari e coltivi hanno significativamente abbassato il livello di accettazione. E a seguito di quanto accaduto a Caldes tali tensioni sono inevitabilmente destinate ad acuirsi.

La fase operativa del progetto di reintroduzione è iniziata nel 1999 con la liberazione dei primi due esemplari, diventati 10 nel 2002, e a distanza di 24 anni la crescita naturale porta a stimare un numero di orsi pari a 100 suddivisi tra adulti (73-92) e cuccioli.

35 incontri nel Bresciano

L’aumento degli esemplari, assieme a una maggiore frequentazione degli ambienti naturali incrementata dopo il periodo del Covid, ha inevitabilmente fatto salire la possibilità di incontri tra uomini e orsi. Nella sola provincia di Brescia nel 2022 assommano a 35 gli avvistamenti diretti, i danni causati e i segni di presenza.

La possibilità di imbattersi in un orso non è remota, ma non c’è competizione tra questa specie e l’uomo.

Come comportarsi

La natura ha le sue leggi, ma la convivenza è possibile e passa attraverso l’adozione di opportune norme comportamentali: tenere i cani al guinzaglio, fare notare la propria presenza, mantenersi a distanza in caso di incontro, allontanarsi lentamente lasciando all’animale una via di fuga.

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