Bertolaso: «La gestione tecnica del sistema informatico è inadeguata»

Assessore regionale Bertolaso, questo è un periodo «caldo» per la Sanità, in particolare a Brescia, dove molti progetti stanno partendo. Quando il Cup unico regionale sarà a regime, che vantaggi ci saranno per i cittadini?
Con il nuovo Cup unico regionale, i cittadini avranno un accesso più semplice e diretto alle prestazioni sanitarie. Sarà possibile prenotare visite ed esami da un’unica piattaforma, con una maggiore disponibilità di opzioni, tempi di attesa più contenuti e una gestione più funzionale di appuntamenti e disdette. Il tutto con l’obiettivo di garantire un servizio più equo e uniforme in tutta la Lombardia, indipendentemente dal territorio di residenza. Si tratta di un’innovazione che guarda sia all’organizzazione dell’offerta – per rendere più efficiente la programmazione delle prestazioni specialistiche – sia alla gestione della domanda, grazie anche al nuovo modulo prescrittivo unico. Questi strumenti rappresentano un passo concreto verso una Sanità più moderna, più accessibile e capace di usare meglio le risorse pubbliche, evitando sprechi e migliorando la qualità dell’assistenza. Però siamo ancora in fase sperimentale, purtroppo ci vuole tempo.
Per un’operazione importante come questa la Regione ha scelto di partire da Brescia (prima Asst Franciacorta, poi Poliambulanza e Asst Garda), perché? A che punto siamo?
La scelta di avviare il nuovo Cup unico regionale partendo dall’area di Brescia è stata strategica. Brescia rappresenta infatti un territorio ampio e articolato, con la presenza di importanti strutture sanitarie pubbliche e private. Proprio per questo, è il contesto ideale per testare da subito i benefici concreti del nuovo sistema.
Il 4 novembre 2024 è stato attivato il Cup unico presso l’Asst Franciacorta, il 3 marzo presso il primo ente erogatore privato accreditato a contratto, Fondazione Poliambulanza di Brescia, e il 1° aprile presso l’Asst Garda. Sono in corso le azioni per attivare il Cup unico presso l’Asst Spedali Civili di Brescia che rappresenta, per quantità e varietà di prestazioni erogate, una grossa sfida, sia dal punto di vista tecnologico che organizzativo. Superato anche questo «campo di prova» saremo pronti per allargare ad altri territori.
Brescia vede all’orizzonte la maxi ristrutturazione dell’ospedale Civile, cosa ne pensa? Quanto è strategica, in Lombardia, questa operazione?
Si tratta di un progetto di riqualificazione che va oltre la «semplice» ristrutturazione di un complesso storico: sarà una grande opera di ammodernamento strutturale e architettonico basata sull’evoluzione del concetto stesso di ospedale. Sarà davvero «l’Ospedale del Futuro», basato su tecnologia, sostenibilità e innovazione: un luogo dove la qualità delle cure e l’esperienza del paziente vengono poste al centro.

Il nuovo modello organizzativo sarà strutturato per intensità di cura per ottimizzare le risorse e migliorare l’efficienza, rispondendo così alle crescenti esigenze di un sistema sanitario sempre più complesso. I percorsi saranno più fluidi e gli spazi più accoglienti: questo non solo migliorerà la gestione delle visite e dei ricoveri, ma favorirà anche il benessere psico-fisico dei pazienti, un aspetto che al giorno d’oggi ha sempre più peso nella medicina moderna. Questo progetto non solo risponde alle esigenze del territorio bresciano, ma contribuisce a consolidare la rete di eccellenza sanitaria regionale, confermando Brescia come uno dei punti di riferimento per l'innovazione e la qualità nel settore ospedaliero lombardo. Sarà inoltre un incentivo per i medici e per il personale sanitario a lavorare a Brescia e uno stimolo per la ricerca e la didattica.
Per tagliare le liste d’attesa sono stati stanziati fondi e sono state introdotte nuove regole. Qual è il risultato ottenuto? Come pensa si possa migliorare ancora la situazione?
Negli ultimi anni sono state investite risorse significative con l’obiettivo di migliorare la gestione delle attese e garantire ai cittadini un accesso più rapido alle cure. Parliamo di circa 228 milioni di euro, distribuiti tra il 2022 e il 2024. Gli interventi sulle liste d’attesa sono stati molteplici, sia per aumentare il numero di prestazioni erogate, cito per esempio le visite e gli esami effettuati in orari serali e nei weekend, sia per ottimizzarne la gestione. Purtroppo, però, non basta aumentare il numero di prestazioni erogate perché, allo stesso tempo, si incrementano anche le prescrizioni. Tra il 2023 e il 2024 l’erogazione delle prestazioni del Pngla è aumentata del 2,5% pari a (+260.000 prestazioni), ma le prescrizioni sono cresciute del 9%.
Ora dobbiamo quindi lavorare soprattutto sull’appropriatezza delle prescrizioni e l’ottimizzazione del percorso di cura del paziente, con l’obiettivo di garantire che ogni cittadino lombardo riceva il trattamento più adatto alle sue esigenze, senza sovraccaricare il sistema con richieste non necessarie. Il Cup unico, quando entrerà a pieno regime, sarà poi uno strumento fondamentale per migliorare la gestione delle liste d’attesa.

In questi mesi si parla di come potrebbe evolvere la professione dei medici di famiglia. Cosa ne pensa?
Se dovessimo stilare una classifica dei problemi che oggi dobbiamo affrontare della gestione della Sanità nel nostro Paese, la questione dei medici di medicina generale occuperebbe un posto di rilievo, sicuramente tra i primi. Riformare l’organizzazione della medicina generale è una priorità e stiamo lavorando insieme alle altre Regioni per cercare soluzioni che consentano di capire quale sia la strada migliore da percorrere per superare il sistema della convezione.
La popolazione sta cambiando e con essa cambia anche il ruolo che deve assumere il «medico di famiglia»: cresce l’età media e aumentano le situazioni di fragilità, non solo tra gli anziani. Questo ci impone un cambio di prospettiva: alla gestione delle malattie croniche, già consolidata, va affiancata la capacità di prendersi cura delle persone fragili, con un approccio globale e continuativo, che coinvolge direttamente i medici di medicina generale. Purtroppo, però, fare il medico di famiglia oggi non è attrattivo. Mancano le motivazioni e, in questo senso credo, che il passaggio a una specializzazione specifica, con una borsa di studio adeguatamente retribuita, possa rappresentare un incentivo per ri-avvicinare i giovani a questa affascinante branca della medicina. È un cambiamento che deve essere realizzato a livello nazionale che noi continueremo a promuovere.
Il sistema informatico (Siss) in uso a medici di famiglia, pediatri, farmacie ed ospedali sta dando da tempo dei problemi. Cosa si sta facendo per risolverli?
Siamo ben consapevoli dei disservizi che troppo spesso colpiscono il sistema informatico regionale (Siss), creando difficoltà a medici specialisti, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e farmacie. La causa principale è da ricondurre a problemi infrastrutturali, non al software in sé. Questi malfunzionamenti non colpiscono solo gli operatori sanitari, ma hanno un impatto diretto anche sui cittadini, che si trovano spesso a fare i conti con ritardi o difficoltà nell’accesso a ricette, visite e farmaci. Proprio per questo, intervenire rapidamente ed efficacemente è una priorità assoluta.
Purtroppo, la gestione tecnica dell’infrastruttura – affidata alla società regionale Aria – si è dimostrata inadeguata, sia per quanto riguarda i sistemi di monitoraggio, sia nella capacità di intervenire rapidamente in caso di malfunzionamenti. È chiaro che serve un cambiamento profondo nel modo in cui viene gestita questa componente tecnologica e stiamo già lavorando per introdurre una riorganizzazione radicale, con l’obiettivo di garantire un servizio finalmente all’altezza delle esigenze di tutto il sistema sanitario.
In termini di prevenzione è stato aggiunto un nuovo screening oncologico alla prostata. Ce ne sono altri che potrebbero essere introdotti nei prossimi anni?
La Lombardia è tra le prime regioni italiane ad aver recepito le nuove indicazioni europee e nazionali in tema di prevenzione oncologica. Abbiamo già avviato lo screening per il tumore della prostata, partito nel novembre 2024, e nel corso del 2025 daremo il via anche allo screening per il tumore del polmone. Quest’ultimo sarà rivolto alle persone a più alto rischio, in particolare ai forti fumatori ed ex forti fumatori. Il programma prevede una Tac spirale per individuare precocemente eventuali lesioni sospette, affiancata da un servizio di supporto per smettere di fumare. Si partirà con una fascia d’età più ristretta, per poi estendersi progressivamente alle persone tra i 55 e i 74 anni. Lo screening del tumore al polmone è uno strumento molto efficace per ridurre la mortalità di una delle forme di cancro più letali oggi. Regione Lombardia vuole essere protagonista anche in questo campo, rafforzando l’impegno nella prevenzione e nella tutela della salute dei cittadini.
Tra i temi caldi della Sanità c’è quello delle aggressioni al personale sanitario. Cosa sta facendo la Regione in tal senso?
Regione Lombardia ha messo in campo una serie di azioni concrete per contrastare le aggressioni, purtroppo sempre più frequenti, nei confronti di medici, infermieri e operatori. A livello normativo, ci siamo dotati di strumenti importanti come la legge regionale 15/2020 e la delibera XI/6902 del 2022, che regolano l’organizzazione dell’attesa nei pronto soccorso e rafforzano i protocolli di prevenzione. A questo si affianca la legge nazionale 113/2020, che prevede pene più severe per chi aggredisce il personale sanitario e consente l’intervento d’ufficio della magistratura.
Abbiamo stretto protocolli con le Forze dell’ordine per garantire risposte rapide in caso di emergenza e chiesto alle strutture sanitarie, tramite una circolare del 18 ottobre 2024, di denunciare sempre gli episodi di violenza alla Procura e di offrire pieno supporto legale ai professionisti coinvolti. Per rafforzare la sicurezza nei pronto soccorso, nel 2024 sono stati installati pulsanti anti-aggressione in 22 ospedali delle province di Milano, Lecco e Monza Brianza. Solo in quell’anno sono stati attivati in 424 episodi, con l’intervento tempestivo delle Forze dell’ordine. In parallelo, stiamo potenziando la videosorveglianza e la formazione del personale: la delibera regionale del dicembre 2024 ha definito linee guida chiare su come prevenire e gestire episodi di violenza, anche con interventi strutturali, organizzativi e tecnologici.
Da alcune settimane è partita anche una sperimentazione di dispositivi indossabili di allarme «smartwatch» all’Ospedale di Vigevano e al Papa Giovanni XXIII di Bergamo: dotati di pulsante SOS e GPS, permettono un contatto immediato con la centrale operativa attiva 24 ore su 24. La sperimentazione è in fase di avvio anche ai Civili di Brescia. Proteggere chi ogni giorno si prende cura degli altri è un dovere, gli operatori sanitari hanno il diritto di lavorare in un ambiente sicuro e tutelato.
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