Vannacci: «Il Governo ha sbagliato a seguire l’Ue nella guerra in Ucraina»

È sicuramente una delle figure più divisive della politica italiana, ma per questo fa discutere. L’eurodeputato Generale Roberto Vannacci stasera sarà a Brescia alle 19 nell’auditorium della Camera di Commercio per un incontro dal titolo «L’Europa al contrario» organizzato dall’associazione culturale Vincenzo Gioberti e dall’Associazione «Il Nord X Vannacci».
La devo chiamare Generale o Onorevole?
Scelga lei. Io mi sento più a mio agio con Generale. Onorevoli sono tutti, di Generale ce n’è uno solo.
Generale, come va il lavoro al Parlamento Ue?
Va molto bene, anche se non è semplice. Sto cercando di essere il più influente e rilevante possibile. Sono titolare nella Commissione Affari Esteri e nella Commissione Difesa, anche se avrei preferito distaccarmi dal mio passato professionale. Inoltre, sono sostituto nella Commissione Ambiente e nella Commissione per le Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni. Il lavoro è tanto e mi occupo di diversi dossier, ma quelli che mi interessano di più riguardano le relazioni internazionali, il ruolo dell’Europa e l’impatto dei conflitti sull’economia e sul welfare.
A Parigi si è svolto un summit europeo sull’Ucraina, mentre americani e russi stanno trattando a Riad. Lei come vede la situazione?
Vedo un’Europa che per tre anni ha dormito e si è schierata su posizioni utopistiche, senza comprendere le reali necessità dell’Unione. Ora si scuote di colpo, visto che Trump ha suonato la sveglia, ma è tardi. L’Europa ha sempre rifiutato l’idea della pace, preferendo una guerra ad oltranza. Al Parlamento europeo la sinistra, ma non solo, ha votato compatta a favore di risoluzioni che prevedono di destinare lo 0,25% del Pil di ogni Stato membro al supporto militare dell’Ucraina. Per l’Italia sarebbero 5,6 miliardi di euro all’anno, mentre abbiamo problemi in sanità, industria, sicurezza ed energia.
Dall’altra parte, invece, vediamo un leader eletto da pochi mesi che ha basato la sua campagna sulla creazione di condizioni per un negoziato e sta riuscendo nell’intento. L’Europa si sveglia di colpo, guidata da un uomo che ha fallito in tutto, Emmanuel Macron. Uno che non riesce a governare nel suo stato, dove i governi cascano come le foglie d'autunno, dove non ha la maggioranza, dove ci sono interi quartieri, intere città che sono fuori dal controllo delle forze di polizia del suo Stato. Lui guizza improvvisamente dicendo che l'Europa non può essere tagliata fuori. Ma l'Europa si è tagliata fuori, si è resa irrilevante, così come si è resa irrilevante in Medio Oriente
Trump però sta trattando con Putin, mentre l’Europa resta fuori. Lei, che venne espulso dalla Russia nel 2023, come vede questa situazione?
Le relazioni internazionali si basano sulla reciprocità. L’Italia espulse 45 diplomatici russi, e la Russia fece lo stesso con una trentina di nostri. Quindi io non sono amico di Putin nella maniera più assoluta. Peraltro anche personalmente, dopo che mi ha espulso dalla Russia, non è che abbia una grande simpatia nei suoi confronti. Tuttavia, sono pragmatico e realista. L’Europa ha sempre perseguito un obiettivo irraggiungibile: pensare di restaurare l’integrità territoriale dell’Ucraina dopo tre anni di guerra senza risultati concreti è un’illusione.
Abbiamo sostenuto la causa di Zelensky.
L’Europa ha dato retta ad un presidente che ogni giorno cambiava la versione dei fatti pur di ottenere quello che voleva. Ho sentito le sue ultime dichiarazioni, diceva che bisogna aver paura della Russia che schiererà 150.000 uomini in Bielorussia nei prossimi mesi. Ma come? Ma non era la stessa Russia che lui diceva essere spacciata, battuta, che sarebbe caduta dietro l'avanzata delle sue truppe nella controffensiva ucraina, che si sarebbero riconquistati tutti i territori. È la stessa Russia o è una Russia diversa? Perché mi sembra che ce la presentasse in una maniera totalmente diversa. Che nella sua puntata offensiva nel Kursk ci ha fatto passare immagini e situazioni dove diceva che il fronte russo si fondeva di fronte all'avanzata dei carri ucraini e così via.
Russia, in its current state, needs war to maintain its grip on power, and it proves its intent to keep fighting by bombarding Ukraine every single day.
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) February 16, 2025
This week alone, Russia has launched nearly 1,220 aerial bombs, over 850 attack drones, and more than 40 missiles of various… pic.twitter.com/JD9blYrIGm
Perché dovremmo avere paura di una Russia che ci ha dipinto sino a ieri come un gigante dai piedi di argilla? Oggi ce la presenta come una minaccia per l'intera NATO. Faccia pace col cervello, anche Zelensky. Un presidente che è stato abituato a condurre una battaglia con risorse illimitate e infinite, perché le risorse qualsiasi cosa abbia chiesto gli è stato fornito. Quindi ha operato per tre anni in un contesto utopistico e irreale.
Secondo lei, cosa dovrebbe fare l’Europa?
Avrebbe dovuto svegliarsi prima e cercare un tavolo negoziale invece di trattare Putin come un macellaio. Se avessimo mantenuto aperti i canali diplomatici e applicato una politica pragmatica, forse non saremmo arrivati a questo punto. Le richieste di Putin prima dell'invasione sono le stesse su cui oggi si sta negoziando. Se l'Europa avesse preso seriamente gli accordi di Minsk, forse questo conflitto non sarebbe nemmeno iniziato. Putin aveva chiesto che l'Ucraina non fosse nella NATO, e pochi giorni fa Hegseth, il segretario della difesa americano, ha detto la stessa cosa. Putin aveva chiesto non di schierare truppe NATO in Ucraina, e Hegseth ha detto la stessa cosa.
Se gli eserciti europei ci andranno non sarà sotto l'articolo 5 della NATO. Infine Putin aveva chiesto di non schierare armi a lunga gittata in Ucraina e questo va da sé, che è una delle condizioni che sono al momento al vaglio di chi sta negoziando. Quindi se fossero stati prese dall'Europa prima e se fossero stati presi seriamente gli accordi di Minsk fatti nel 2014, tutto questo non sarebbe successo.
Quindi cosa pensa?
L’Europa ha ignorato gli accordi di Minsk, anzi, li ha utilizzati per armare l'Ucraina. Questa è una cosa sconvolgente che la stessa Merkel ha ammesso. Quindi consapevole che non gli avrebbe mai rispettati, ha utilizzato quei sette anni di tempo per armare l'Ucraina e poi ha continuato a fare una politica totalmente irrealistica utopistica per cercare di logorare una delle più grandi potenze militari mondiali, la Russia.
E il governo italiano?
Avrebbe potuto avere un atteggiamento diverso sin dall’inizio del conflitto e giocare il ruolo di mediatore, come ha fatto la Turchia, che pure è un Paese Nato. Avevamo tutte le carte per farlo: eravamo assolutamente benvoluti sia da una parte che dall’altra. Invece, il governo ha seguito la linea utopistica europea ed è diventato parte del conflitto. Adesso l’Europa non può nemmeno pensare di essere forza di interposizione, perché non è neutrale. Si parla di coinvolgere India, Bangladesh e persino la Cina. Gli europei si sono esclusi da soli.
Sta cambiando qualcosa a livello europeo?
Secondo me sta cambiando molto. C’è una destra diversa, che è grande. È mega, nel senso greco del termine. Ho l’impressione che ci siano tante destre in questo momento.
Sì però se vede tutti i sovranisti d’Europa si stanno collegando tra di loro in una forza transnazionale. L’ultimo appello di Musk «Make Europe Great Again» è rivolto proprio a queste forze che si stanno coalizzando e che hanno anche un’alleanza transatlantica, perché fondamentalmente sono concordi con molti punti della politica di Trump.
E poi è una destra che sta continuando a vincere e che sta continuando a crescere in tutte le elezioni europee, in questa Europa che tende a censurare, oscurare e dichiarare non legittime le elezioni democratiche come è successo in Romania. Pensiamo anche ai cordoni sanitari che cercano di imporre, nell'ambito delle istituzioni europee, l’esclusione di una destra che invece è votata da un popolo che in una democrazia è sovrano. Quindi è una destra che sta crescendo, che sta rappresentando le istanze di una buona parte della popolazione; ma soprattutto è una destra che reputo sia molto più pragmatica e realista di tutta una serie di fazioni e di frange politiche che invece ci hanno guidato negli ultimi vent’anni. E se siamo quello che siamo oggi, ovvero falliti, perdenti, poveri, è grazie a loro.
Lei vuole un’Europa come comunità di Stati, come dice Marine Le Pen citando De Gaulle? Non sarebbe un’Europa più debole?
No, l’Europa è stata forte quando era composta da Stati forti. L’Europa di Lepanto è quella che ha unito le flotte cristiane per battere gli Ottomani. Creare un’entità unica tra Paesi così diversi, senza una vera comunanza culturale, non funziona, perché tra un lettone e un portoghese non c'è nessun lato comune, non c'è nessuna comunanza di tradizioni, di radici. L'unica cosa che ci accumuna è la religione. Per il resto è tutto diverso.
Finalmente si avviano i negoziati per la pace in Ucraina! Basta guerra e burocrazia, l’Europa torni protagonista del suo destino.#Vannacci #Lega #patriotsforeurope #ilmondoalcontrario #ilcoraggioVINCE #Decima #menefrego #Trump #guerrainucraina pic.twitter.com/lMMb2PkiSe
— Roberto Vannacci (@RoVannacci) February 13, 2025
L’Europa che funziona, invece, è un’Europa dei popoli, che unisce popoli forti, identitari, che si riconoscono in un'identità nazionale e che insieme combattono per obiettivi che ritengono convergenti. Quindi non serve riunire 27 nazioni, ma serve avere una base che legittimi le varie attività e poi delle Nazioni che si sentono convergere verso un determinato obiettivo e che portano avanti le battaglie comuni.
Di cosa parlerà a Brescia?
Di quello che vorranno i bresciani. Io riesco a rispondere a qualsiasi cosa, non mi sono mai preparato un discorso. Certo però una traccia ce l’avrà. Brescia è una provincia manifatturiera che chiede un cambio sulle politiche europee perché l’industria è stata penalizzata in questi anni.
Mi rivolgerò a tutti quelli che lavorano nell’automotive, nell’industria pesante, di tutto quel settore economico che l’Europa ha distrutto deliberatamente, ingannandoci con una delle più grandi truffe dal dopoguerra ad oggi, che è quella del Green Deal. Parlerò di agricoltura, e di quello che la Commissione sembra avere già firmato, ovvero un accordo col Mercosur, al quale noi ci opponiamo in maniera decisa. Poi, come al solito, lascerò la parola al pubblico, in modo tale da cercare di soddisfare tutte le richieste possibili.
Lei è favorevole ai dazi?
Ma guardi la tecnica è sempre quella. Adesso usano i dazi per prospettare la fine del mondo, per mettere paura. La tecnica è: “Aiuto, arrivano i dazi di Trump”. Così come hanno fatto con Greta Thunberg, “Aiuto, arriva il cambiamento climatico”; così come hanno fatto con la Russia: “Aiuto, arrivano i russi”. E questo serve a spingere le persone a prendere delle decisioni totalmente irrazionali, perché con la paura dell'Armageddon globale le persone poi prendono delle loro decisioni irrazionali. I dazi di Trump intanto devono arrivare, quindi è inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Ma se l'economia va male, non è a causa dei dazi di Trump.
Perché l’economia va male secondo lei?
L'economia va male a causa delle politiche europee riguardanti il Green Deal, per effetto della deindustrializzazione, per l'approccio sbagliato all'agricoltura, ma anche grazie ai porti aperti a tutti gli immigrati del mondo, grazie al fatto che ci siamo giocati il nostro Stato Sociale, offrendolo a chi non ha fatto nulla per sostenerlo.
Torniamo ai dazi. Lei cosa ne pensa?
Non è la prima volta che Trump ha messo i dazi, li aveva già messi nel quadriennio precedente, nel suo primo mandato. E non mi sembra che l'Europa sia tracollata. Peraltro una parte di quei dazi sono stati confermati anche dall'amministrazione Biden. Quindi dov'è tutta questa terrificante novità? Ricordo anche che Draghi, nel suo rapporto, ha detto che la causa della scarsa competitività e produttività dell'Europa è dovuta in primis al globalismo, poi alle tensioni internazionali, ovvero alle guerre ed infine al fatto che abbiamo perso il nostro più grande fornitore di gas che era la Russia. Forse i dazi potrebbero dare un colpo alla globalizzazione che ha peggiorato la nostra condizione in questi ultimi vent’anni.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) February 1, 2025
I I dazi, peraltro, siamo noi stessi ad applicarli ai prodotti che vengono dall'Asia: sulle macchine elettriche cinesi. Quindi tirando le somme, non vedo come un cataclisma economico il fatto che si ritorni a un'economia in parte protezionistica. Per concludere , secondo me noi italiano siamo anche in una posizione di favore, perché, vede, chi compra il parmigiano a New York e lo paga 50 dollari al chilo, se lo pagherà 55 se lo comprerà lo stesso. Noi che invece dagli Stati Uniti compriamo essenzialmente energia, gas, e la possiamo comprare da qualcun altro senza nessun problema. Se il il Brunello di Montalcino o l'Amarone lo vogliono, lo pagheranno più caro.
Nascerà un suo partito o resterà nella Lega?
Al momento il partito è uno strumento, non un obiettivo. L’obiettivo è cambiare il mondo. Quindi al momento la Lega è funzionale a questo obiettivo, condividiamo gli stessi valori, gli stessi principi, gli stessi ideali. Io sto benissimo nella Lega, però riscontro che al suo interno c’è il movimento «Mondo al contrario», e altri che stanno nascendo, come «Noi con Vannacci» nel Centro Italia. Si tratta di persone che, a prescindere dal simbolo della Lega, si riconoscono in quello che dico e sono convinto che questo non faccia male alla Lega.
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