Ucraina, tra Usa e Ue l’Italia è a un bivio cruciale

Tutti in queste ore giustamente commentano le mosse di Trump sull’Ucraina e, con preoccupazione, notano l’emarginazione dell’Europa nella trattativa diretta tra gli imperi, tra la Casa Bianca e il Cremlino. Un’emarginazione che l’Europa soffre e che provoca sconcerto e anche indignazione ma non, almeno per ora, decisioni.
L’Europa ripete con i suoi vertici che «sta con l’Ucraina» nel momento in cui Trump, e prima ancora il suo segretario alla Difesa Pete Hegseth, sembrano volerla lasciare nelle mani di Putin riconoscendo una vittoria non conquistata sul campo dopo tre anni di guerra.
All’Europa la Casa Bianca trumpiana affida un compito meramente esecutivo: ci fa sapere che, una volta raggiunta la pace, la sicurezza dell’Ucraina spetterà a truppe europee, che non ci sarà un soldato americano sul terreno, e che tantomeno potrà sventolare una bandiera Nato dove l’Ucraina non potrà entrare. Ignorati nelle trattative, obbligati alla manovalanza armata («e convincete i vostri cittadini che dovrete spendere almeno il 5 per cento del Pil per la difesa»).
L’Europa, come detto, assiste allo spettacolo della propria debolezza, gigante economico e nano politico, senza un suo esercito nonostante che tutti gli eserciti dei Ventisette, insieme, spendono quanto «la potentissima Cina» come ci ricordava ieri Romano Prodi.
There can be no negotiation about Ukraine without Ukraine.
— Ministry of Defence 🇬🇧 (@DefenceHQ) February 13, 2025
Ukraine's voice must be at the heart of any talks.
It's our job to put them in the best possible position to secure lasting peace through strength. pic.twitter.com/zfKgMFzf9P
L’Europa insomma è in seria difficoltà esistenziale. E tutti parlano di questo. Ma noi italiani abbiamo una domanda aggiuntiva che avevamo da tempo previsto ma che è arrivata al dunque prima di quanto si potesse prevedere: il governo di Roma, come si comporterà in questa strettoia? L’Italia di Giorgia Meloni in Europa è il Paese maggiormente in sintonia con la nuova amministrazione americana, una sintonia che è essenzialmente politica e in quanto tale va anche oltre la tradizionale alleanza transatlantica.
Ma questa amministrazione emargina l’Europa dalle trattative per risolvere una guerra scoppiata nel suo stesso cuore, e nello stesso tempo ignora gli ucraini, quindi scommette su un’Unione indebolita dal ritorno del confronto spartitorio tra imperi. Quindi brutalizza quello che noi, come l’Ue, abbiamo sostenuto fin qui: come i nostri partner, noi non accettiamo una pace che non veda gli ucraini protagonisti e l’Ue come soggetto primario, ma questo è proprio ciò che sta facendo Trump insieme a Putin.
Quindi noi ora che faremo? Davvero potremo ritagliarci il ruolo di «pontieri» tra l’Ue e gli Usa cui ambisce la presidente Meloni e di cui parla anche l’ultima dichiarazione del ministro Tajani? Ci sono margini per svolgere questa funzione, o non sarebbe più realistico prepararsi a non rimanere schiacciati in un conflitto geopolitico tra le due sponde dell’Atlantico? Certo, siamo tradizionali propugnatori del dialogo tra le Nazioni ma bisogna stare attenti che questa vocazione non suoni come ambiguità. Verrà il momento in cui bisognerà fare una scelta chiara. E non sarà facile.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
