Il regalo di Natale del Pd a Castelletti: fiducia per il bis nel 2028

A un certo punto, nel Consiglio comunale che chiude l’anno e apre simbolicamente la seconda metà del mandato Castelletti, in aula entrano Max Pezzali, Giorgio Mastrota, il governo Draghi, Andreotti persino. Evocati, sciorinati in modo sparso tra un intervento e l’altro (mancavano solo la fotosintesi clorofilliana, gli assiri e i babilonesi e poi il karaoke istituzionale sarebbe stato al completo).
È così che scorre gran parte del tempo del dibattito (un tempo lungo: la prima campanella suona alle 8.45, l’ultima a notte inoltrata), a barcamenarsi tra il bilancio triennale 2026-2028 (anno elettorale per Palazzo Loggia) e il Documento unico di programmazione. Lo spoiler non serve, il copione è già stancamente scritto: maggioranza a favore, opposizione contraria. Forse anche per questo, per non annoiare troppo anche loro stessi, i due schieramenti allargano il campo, citano, divagano, si ripetono, si rifugiano nel repertorio per un po’. Fino a varcare la soglia dello snodo politico, innescando un climax di provocazioni e terminando la corsa con il Pd che – per l’eterogenesi dei fini – a favor di microfono consegna l’imprimatur del secondo mandato a Laura Castelletti.
Dissing
È Carlo Andreoli (FdI) a innescare il dissing, con ironia ispida: «È la prima volta che la sindaca non esce dall’aula quando parlo, sono commosso: mi farò una foto». Poi affonda: immobilismo, servizi in declino. E si rivolge direttamente alla numero uno di Palazzo Loggia: «Lei sindaco è ostaggio di persone che in quest’aula non sono presenti, stanno decidendo dove candidarsi in futuro, attorno a lei e al suo secondo mandato c’è il silenzio totale». Ecco fatto.
È a questo punto della storia che Roberto Cammarata replica colpo su colpo, ma che soprattutto fa un’altra cosa: sposta il piano. «La politica non è fatta solo di rappresentanza ma anche di rappresentazione e Andreoli si sta dimostrando maestro in questo: sta rappresentando una città che non c’è e anche una strategia politica tra Pd e sindaca che non esiste. In questo giudizio sul bilancio, che riteniamo da Oscar, c’è l’anticipazione del giudizio positivo alla sindaca, che guarda alla prossima metà mandato e oltre». Lo ripete: «La sindaca ha pieno appoggio per guardare oltre questa metà del mandato».

Dettaglio non marginale: a dirlo è il segretario cittadino del Pd. È un’investitura politica pronunciata in aula. Nei corridoi qualche collega di partito sussurra alzando gli occhi al cielo: «È doppiogiochismo, imbarazzante». Ma il peso politico dell’affermazione resta e, nella fattispecie, è pure registrato. Proprio qualche giorno fa, la sindaca stessa aveva confermato la sua pianificazione su un’agenda decennale, ma ci era andata coi piedi di piombo: «Dipende dalla maggioranza, dipende se ci saranno le condizioni politiche».
Il bilancio
Nel mezzo, un dibattito sui conti che è restato nel merito solo a tratti. Di fronte all’assessore al Bilancio, Marco Garza, che rivendica «nessun aumento delle tasse, nessun servizio tagliato e investimenti», Paolo Fontana (FI) prova a scardinare la linea: «Il Dup descrive bene i problemi, ma tra l’analisi e le soluzioni c’è un buco. Il caro vita è il parametro su cui valutare questo documento». Tradotto: le famiglie aspettano decisioni, non diagnosi. E a metà mandato, aggiunge, continuare a parlare di equilibri interni alla maggioranza misura più l’indecisione che la prudenza.
Il Pd risponde serrando i ranghi. Beatrice Nardo rivendica il lavoro sui servizi sociali e annuncia l’anagrafe delle fragilità, costruita con l’Università: «Tutti i progetti annunciati nel 2024 sono stati portati a termine, basta rileggere il verbale dell’anno scorso». Nini Ferrari (Fratelli d’Italia) parla di ritardi, di promesse elettorali rimaste a metà, di alloggi universitari che non arrivano e prende come emblema l’operazione ex torre Tintoretto: «Trenta milioni di euro persi».
Fabio Rolfi (Lega) affonda: «Quello che avete presentato non è un piano casa, è un piano manutenzione. Gli appartamenti sono sfitti perché per anni non è stata fatta manutenzione, così come per gli impianti sportivi: Lamarmora e lo stesso centro sportivo San Filippo sono un disastro sotto gli occhi di tutti». Massimiliano Battagliola (Bs Civica) parla di «città in declino». Insomma, il centrodestra traccia un inventario impietoso di guasti e ritardi, raccontato con la calma di chi li annota sulla lista della spesa.
La sindaca non si fa schiacciare dal racconto e ribatte difendendo prima la città che l’amministrazione: «Mi colpisce un’opposizione che fa politica denigrando Brescia. Noi programmiamo, pianifichiamo. La casa è una priorità perché il Comune deve colmare i vuoti di governo e Regione».
La frattura narrativa
È qui che si consuma la frattura narrativa con l’opposizione: chiedete collaborazione – dicono dal centrodestra – «ma non accogliete nulla. E quando qualcosa passa, ve ne intestate il merito». Il caso della gratuità del trasporto pubblico per gli under 16 diventa il simbolo di questa accusa, ripetuta come una litania (alla quinta volta, effettivamente suona come una lagna, ma non per questo smette di essere vera). «Su questo tema ci siamo arresi – rintuzza di Francesco Tomasini (Azione) – ma non alla vostra idea, al fatto che chi ha la competenza sui trasporti, ossia la Regione, non mette sul tavolo politiche e fondi».

Il muro di «no» prosegue anche di fronte all’emendamento che invoca di ampliare la platea del provvedimento, «estendendo l’abbonamento gratis fino alla maturità, un proposito che trova d’accordo la sindaca» ricordano FdI, Lega, Bs Civica e FI. Niente da fare: bocciato. Il contentino c’è sulla carica delle 101 raccomandazioni (tante quelle depositate dal centrodestra: un’ipertrofia): la trattativa consumata a tavola, si chiude con la maggioranza che concede il «sì» a otto suggerimenti e con i rivali che ritirano gli altri.
La provocazione
Verso la fine del dibattito, Mattia Margaroli (FdI) rilancia la provocazione sul piano politico, provando a fare la Cassandra: «State preparando il ritorno di Emilio Del Bono e questo significa che il Pd non si riconosce in questa amministrazione, non vorrei essere nei vostri panni». Tra interventi serrati, qualche occhiolino e sguardo, si fa largo il dubbio che solo il tempo potrà dipanare. Questo: resta da capire se l’investitura del Pd alla sindaca per il bis nel 2028 sia un dono o un pacco di Natale biodegradabile. Del resto, è stato proprio Cammarata a citare una frase ben precisa di Andreotti durante il Consiglio: «Meglio tirare a campare che tirare le cuoia». Ieri, chiaramente, era rivolta all’opposizione.
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