Loggia 2028, il secondo mandato di Castelletti resta un cantiere aperto
Non chiude le porte, ma non le spalanca nemmeno. Il secondo mandato di Laura Castelletti resta un cantiere aperto in cui misurare, centimetro dopo centimetro, l’agibilità politica. «Se ci sono le condizioni per ricandidarmi mi ricandiderò, ma sono passaggi che si costruiscono insieme alla maggioranza» scandisce più volte.
Quali sono queste condizioni? «Politiche. Il mandato di un sindaco è decennale come impostazione mentale e i miei alleati in più occasioni hanno richiamato la necessità di questa continuità: ci si siede e si ragiona, captando anche la sensibilità della città». Tradotto: senza la richiesta esplicita di Pd e alleati, il bis non è scontato, niente fughe in avanti. Sottotesto: non basta la volontà personale, serve l’investitura. Insomma: la reciprocità è tutto, esattamente come lo è stato nel 2023.
Il Pd osserva, valuta, calibra. E si parla già di sondaggio (è un segreto, ma di Pulcinella): non solo un termometro sull’appeal dei potenziali candidati, ma anche e soprattutto sui temi amministrativi e sulla performance dell’intera maggioranza, oltre che dell’agenda politica. Un modo per capire se la macchina tiene. La posta in gioco non si pronuncia ad alta voce, ma è schietta: se Castelletti decidesse di fare un passo indietro, il nome «in pole», per acclamazione, è quello di Emilio Del Bono, oggi vicepresidente del Consiglio regionale (sottobanco gira persino uno schema di Giunta).

Castelletti non cita palesemente questo scenario, ma a un certo punto tiene a precisare che «il pettegolezzo politico viaggia a velocità supersonica e io faccio politica da tanti anni...». I rapporti con il Pd – partito di maggioranza relativa – scorrono regolari, ma non sempre lisci. La sindaca non lo nasconde e, d’altro canto, c’è un campionario di esempi: dalla holding («non abbiamo tutti lo stesso livello di entusiasmo» conferma) all’affaire gestione dei rifiuti e raccolta differenziata. È chiaro che, raggiunta la metà del mandato, tutti misurano il terreno: la continuità è un accordo da confermare ogni giorno.
Castelletti gioca d’anticipo parlando di prospettiva decennale: i cantieri, i progetti, il tram, il teatro romano, l’housing, tutto deve essere visto come un filo unico che lega presente e futuro. Restare significa completare un’agenda scritta insieme agli alleati. Dietro le parole c’è la strategia, la partita vera: la città giudica, il Pd tara, la coalizione pesa. Il gioco (politico) è sottile: chi muove per primo detterà tempi e modalità. Intanto, la partita tattica è già iniziata, ma di acqua sotto i ponti deve ancora scorrerne parecchia.
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