Incognite digitali per la nuova Europa

Tra le incognite che accompagnano la seconda versione della Commissione Ursula (von der Leyen) c’è anche quella legata alla rivoluzione tecnologica. E non è di poco conto, visto che l’Unione europea ha preso una strada tutta sua nella giungla del web e dell’intelligenza artificiale.
In un sol colpo sono spariti dall’orizzonte il francese Thierry Breton e la danese Margrethe Vestager, due personaggi di peso, autori della postura europea sul fronte delle regole e della concorrenza. E nel frattempo restano incerte le deleghe nuove, con il conio di una non meglio specificata «sovranità tecnologica» affidata alla finlandese Henna Virkkunnen, staccata da «ricerca e innovazione» messa nelle mani della bulgara Ekaterina Zaharieva. Ci si chiede se, senza esplicitarlo, la nuova Commissione europea abbia ribaltato l’impostazione costruita fino ad oggi e basata sulla concorrenza, il mercato interno e i servizi che avevano visto la Vestrager e Breton distribuire sanzioni e costruire Atti.
Fino ad oggi l’Europa ha mantenuto una linea coerente e forte sul fronte della difesa di concorrenza e mercato. Il primo a mettere un freno alle Company del BigTech fu proprio l’italiano Mario Monti, che segnò una svolta storica, esattamente vent’anni fa, con una multa pesante affibbiata a Microsoft per abuso di posizione dominante. Verstagen e Breton hanno continuato con convinzione su questa linea. Con alterne vicende, per la verità: solo negli ultimi tempi, la Corte di giustizia Ue, ad esempio, ha confermato le sanzioni contro Apple e Google per evasione fiscale, mentre ha annullato la multa a Google per aver impedito ai propri utenti di visualizzare i servizi concorrenti.
A giudicare dagli ultimi atti, la strada di sanzioni e regole non verrà abbandonata: la Commissione ha appena imposto a Apple di rendere accessibili agli sviluppatori di imprese terze i sistemi operativi di iPhone e iPad. Per la prima volta viene attuato uno degli strumenti previsti dal regolamento sui Mercati digitali in vigore dallo scorso maggio. Precisi segnali di continuità?
Verstagen e Breton sono stati gli artefici di alcuni atti fondanti della strategia europea sul fronte digitale: il Gdpr dedicato alla privacy, il Dsa e il Dma che regolano le piattaforme social, e infine l’Ai Act, prima legge mondiale per l’intelligenza artificiale. Azioni che sono state guardate con grande interesse, che hanno segnato passaggi essenziali sul fronte della difesa dei diritti fondamentali dei cittadini e per la convivenza civile e democratica.
Ma che non tutti hanno accolto con ugual entusiasmo e condivisione. A molti osservatori del settore non è sfuggita la critica indiretta del Rapporto Draghi sulla logica portante dell’Ai Act, perché impone speciali procedure di sicurezza alle piattaforme che superano una determinata capacità di potenza (come Open Ai, Google e Meta). Esattamente Draghi sostiene che «ci dichiariamo favorevoli all’innovazione, ma continuiamo ad aggiungere oneri regolatori sulle imprese europee, particolarmente pesanti per quelle piccole e medie, e dannosi per chi opera nel digitale». Quindi basta regole? E per agevolare l’operazione, via i due personaggi, Vestagen e Breton, che ne hanno fatto la loro bandiera?
Probabilmente la questione è assai più complessa. Da una parte sarà difficile che l’Unione europea rinunci al ruolo di garante dei diritti personali, e troverà sempre nuovi portabandiera nel campo delle regole. Ma d’altra parte, dovrà allargare l’orizzonte per andare oltre la logica delle regole. Siamo all’inizio avanzato di una rivoluzione epocale. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, nel presentare il Vertice del Futuro che si tiene a New York, sostiene la necessità di una nuova cooperazione globale e che «la governance dell’Ai non può essere lasciata ai soli Paesi ricchi»... Intanto però, l’Europa è un mercato forte per l’innovazione tecnologica: sano, ricco e longevo. E proprio per questo è considerato terra di conquista. Da trent’anni è nella morsa fra Stati Uniti e Cina, fra le Company della Silicon Valley e le tigri di Shenzen. Può tornare ad essere protagonista della nuova stagione se riuscirà a creare un unico grande mercato europeo nel quale le nostre startup possano avere la dimensione adeguata per crescere. Ne avremmo tutte le chances: in fondo, basterebbe ricordare che Internet è nato nel cuore dell’Europa, al Cern di Ginevra.
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