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Referendum, la guida ai cinque quesiti: ultimo ripasso prima del voto

Dall’incandidabilità alla custodia cautelare, passando per i temi carriere, valutazione e Csm
Domenica 12 giugno si vota anche per il referendum
Domenica 12 giugno si vota anche per il referendum
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Sono i cinque i quesiti referendari sulla giustizia, promossi dai Radicali e dalla Lega. Si va dalla separazione delle funzioni per i magistrati alla legge Severino, fino ai limiti alla custodia cautelare; due quesiti riguardano più strettamente il funzionamento del Csm: le regole per le candidature e le valutazioni dei magistrati. Ecco in sintesi cosa chiedono.

Quesito 1: Incandidabilità e decadenza

Contrassegnato dalla scheda rossa, riguarda l’abrogazione del Testo unico delle disposizioni su incandidabilità e divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo dopo sentenze definitive di condanna per delitti non colposi. In sostanza, chiede agli elettori se intendono eliminare le disposizioni introdotte nel 2012, con la legge promossa dall’allora ministra della Giustizia Paola Severino, che prevedono l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per chi è stato condannato in via definitiva per alcuni tipi di reato, dalla mafia al terrorismo a quelli contro la pubblica amministrazione. Con il sì si cancella l’automatismo: dovrà essere il giudice, di volta in volta, a decidere se, in caso di condanna, occorra infliggere anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.

Quesito 2: Custodia cautelare

Questo quesito (scheda arancione) interviene sulla limitazione delle misure cautelari, con l’abrogazione dell’ultimo inciso dell’art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari ed esigenze cautelari, in un processo penale. Allo stato, la carcerazione preventiva può essere disposta nei casi in cui venga ravvisato un possibile rischio di inquinamento delle prove in un’inchiesta, di fuga di chi è sottoposto a indagine e il «concreto ed attuale pericolo» di reiterazione del reato. Il referendum interviene su quest’ultimo aspetto, chiedendo di limitare i casi in cui può essere disposta la misura cautelare per rischio di reiterazione. Chi sostiene le ragioni del «Sì», vuole abrogare l’ipotesi di reiterazione per alcuni reati che prevedono pene minori e per il reato di finanziamento illecito dei partiti. Chi è per il no sottolinea che il codice già prevede dei limiti, poiché il carcere è possibile per reati che prevedono la reclusione dai cinque anni.

Quesito 3: Separazione carriere

Con la scheda di colore giallo gli elettori sono chiamati ad esprimersi sulla separazione delle funzioni dei magistrati. Il quesito chiede l’abrogazione delle norme sull’ordinamento giudiziario che consentono a un magistrato di passare dalle funzioni di pubblico ministero a quelle di giudice, e viceversa. Oggi sono possibili quattro passaggi di funzione nell’arco della carriera. Sulla materia interviene anche la riforma della ministra della Giustizia Marta Cartabia all’esame del Parlamento, riducendo a un passaggio solo, entro 10 anni dalla prima assegnazione. Il referendum punta a rendere la scelta definitiva: se passa il «Sì», il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo, con l’obiettivo di distinguere nettamente chi giudica da chi accusa. Chi è per il no sostiene che così si introdurrebbe la separazione delle carriere (per la quale ci vorrebbe un concorso di accesso alla magistratura distinto per giudici e pm e un doppio Csm) senza modificare la Costituzione.

Quesito 4: Valutazione magistrati

Con la scheda grigia si è chiamati ad esprimersi sul sistema di valutazione dei magistrati, una prerogativa riservata al Csm, che decide anche sulla base di valutazioni espresse dai Consigli giudiziari territoriali. Il quesito riguarda la «partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte». Il «Sì» mira a consentire il voto dei laici - avvocati e professori - che siedono nei consigli giudiziari anche su queste deliberazioni, per ottenere giudizi più oggettivi sull’operato dei magistrati. Chi è per il no sostiene che sia inopportuno il giudizio degli avvocati su chi nel processo rappresenta la loro controparte.

Urne elettorali per il referendum - © www.giornaledibrescia.it
Urne elettorali per il referendum - © www.giornaledibrescia.it

Quesito 5: Firme per il Csm

La scheda verde riguarda il meccanismo di selezione dei magistrati candidati alle elezioni del Csm. Il quesito riguarda la «abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura». Propone di cancellare la norma che stabilisce che ogni candidatura per l’elezione dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura sia sostenuta da un minimo di 25 e un massimo di 50 presentatori, stesso meccanismo previsto nella riforma di Cartabia. L’obiettivo dei referendari è arrivare a candidature individuali dei magistrati, senza il supporto preventivo di altri colleghi, nel tentativo di limitare il peso delle correnti. Chi si oppone mette in dubbio che questo basti a ottenere cambiamenti rilevanti.

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