Garda

Acque dell'Adige nel Garda, la Comunità: «Violate le regole»

L'apertura dello scolmatore martedì è stata decisa per tutelare Verona. Nel frattempo è stato aumentato il deflusso del Mincio
La galleria scolmatrice che immette le acque del fiume Adige nel lago di Garda
La galleria scolmatrice che immette le acque del fiume Adige nel lago di Garda
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Infuria la polemica per l’apertura dello scolmatore Adige Garda. Per la Comunità del Garda è stata una «decisione inutile, inappropriata, in violazione dei regolamenti, ininfluente per la sicurezza di Verona e, soprattutto, dannosa per il Garda».

La galleria, che corre da Mori a Torbole e che in caso di emergenza può scaricare la piena dell’Adige nel lago, è stata aperta alle 17.30 di martedì. L’acqua dell’Adige è arrivata nel Garda dopo una trentina di minuti, con una portata di 150 metri cubi al secondo. La chiusura è stata effettuata alle 0.05 di mercoledì.

Sono più di 3,5 i milioni di metri cubi di acqua riversati nel Benaco, un valore significa circa 1 centimetro di livello del lago. Può sembrare irrilevante, ma l’acqua dell’Adige è più fredda di quella del Garda, è carica di limo e fango dannosi per i pesci lacustri, inquinata e potenzialmente in grado di alterare l’equilibrio della flora e della fauna locali, visto che vengono messi in connessione due sistemi idrici separati, con specie animali e vegetali diverse. Da qui l’ira della Comunità del Garda per l’apertura di martedì.

«Decisione sconsiderata»

La presidente dell’ente che rappresenta i Comuni del lago, la senatrice Mariastella Gelmini, precisa: «La Comunità non si è opposta all’apertura dello scolmatore: la vita umana e la sicurezza idraulica vengono prima di tutto. Ha solo chiesto il rispetto delle regole sancite dalla convenzione operativa sul funzionamento della galleria». Che martedì sarebbero state disattese. Le norme disposte dalla convenzione per l’uso della galleria Adige-Garda prevedono infatti l’apertura delle paratie al raggiungimento dell’altezza idrometrica del fiume Adige di 5 metri a Ponte S. Lorenzo, a Trento. Livello mai raggiunto nelle scorse ore (anche se ci si è arrivati vicino, a 4,87 metri, come si evince dai dati pubblicati dall’Ufficio Dighe della Provincia di Trento, ente gestore del tunnel).

Per questo la decisione di aprire la galleria è stata definita «sconsiderata» dalla Comunità, che tramite il suo segretario generale Pierlucio Ceresa ha fatto sapere che «si riserva di denunciare in ogni sede, anche penale, tale inaudita decisione. La più importante riserva idrica per uso umano italiana ed europea rischia di essere compromessa da decisioni superficiali e in contrasto con norme concordate». Sono «decisamente arrabbiati» anche all’Unione Pescatori Bresciani: «La fauna ittica ha già i suoi problemi - tuonano -, non serviva anche questo».

Intanto il lago, dopo lunghi mesi di preoccupazioni legate alla siccità, sta vivendo il problema opposto, con un’impannata del livello, cresciuto di 20 cm in sole 48 ore. Ieri il lago misurava 119 cm, troppo vicino alla soglia di allarme posta a 135 centimetri. Così l’Aipo, l’Agenzia Interregionale del Fiume Po, è intervenuta aumentando il deflusso nel Mincio, portato da 50 a 70 metri cubi al secondo alle 9.30 di ieri e addirittura a 110 mc/s alle 13.30. Uno scarico comunque ancora inferiore agli afflussi (162 mc/s).

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