La Via del Cotone tra Italia e India «comincia» da Brescia

Chiusi il Dialogo di alto livello e il Forum imprenditoriale. Il ministro Tajani: «Partner naturale» e punta a collaborare per l’Africa
Antonio Tajani e Piyush Goyal - Marco Ortogni, Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Antonio Tajani e Piyush Goyal - Marco Ortogni, Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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Le parole contano, le strette di mano di più. Ma decisivi sono i fatti. Dal Dialogo economico di alto livello e dal Forum imprenditoriale che si sono svolti nei due giorni scorsi a Brescia ora ci si attende una celere ricaduta pratica per il tessuto economico. I presupposti teorici ci sono tutti. Se infatti l’India è per l’Italia «un partner naturale, tant’è che presto organizzeremo altri due incontri bilaterali, a Trieste e Mumbai», come annunciato dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, i numeri raccontano di possibilità di crescita che sono enormi in entrambe le direzioni.

«Possiamo fare meglio in termini di interscambio commerciale - ha confermato Giovanni Gorno Tempini, presidente di Cassa Depositi e Prestiti -. L’aspetto positivo è che c’è allineamento tra politica, istituzioni ed economia “bottom up”: l’India per gli imprenditori italiani è infatti uno dei primissimi Paesi che viene in mente quando si pensa di investire».

Dove farlo è strategico. I quattro tavoli tematici del forum - industria 4.0, transizione energetica ed economia circolare, trasporti (automotive compreso), spazio e difesa - hanno tracciato una direzione, il resto è nelle mani della politica e delle aziende. «C’è tanto da fare - ha evidenziato Piyush Goyal, ministro del Commercio e dell’Industria dell’India -, e uno degli ambiti nei quali vedo maggiori possibilità di sviluppo è quello della sostenibilità, a partire dalle energie rinnovabili». Per il ministro degli Esteri italiano paventabile è anche «una joint venture italo-indiana in zone come l’Africa, magari in chiave terre rare. Non vedo perché quest’area debba essere appannaggio solo di Russia o Cina».

B2B

Capitolo imprese: i circa 150 incontri B2B tra aziende italiane e indiane che si sono svolti nel pomeriggio di ieri sono stati un segnale forte di questa fiducia reciproca, manifestazione plastica del solido legame ideologico e politico che c’è tra la premier Giorgia Meloni e il primo ministro Narendra Modi. Resta però uno scoglio.

Se infatti sono circa 4 milioni le Pmi presenti sul territorio nazionale, gli attori economici presenti in India sono solo 800, quasi unicamente grandi realtà industriali. «Ridurre le barriere tecniche che ancora ostacolano gli scambi è perciò fondamentale - le parole di Giorgio Marsiaj, delegato di Confindustria nazionale per l’aerospazio -, per liberare il pieno potenziale delle nostre relazioni industriali e commerciali».

Dal canto suo Emma Marcegaglia, presidente dell’Associazione Italia-India per la cooperazione fra i due Paesi Aiicp, ha rimarcato il bisogno «di mettere a terra questo interesse bilaterale, trasformando le tante potenzialità che ci sono in iniziative concrete di investimento e crescita degli scambi». Qui forza propulsiva privata e pubblica si intersecano, anche grazie a un Ministero degli Esteri «sempre più a vocazione economica - secondo Tajani -, con tutte le nostre ambasciate pensate per funzionare da trampolino di lancio per accompagnare le nostre imprese nel mondo. E viceversa».

Imec

Centrali restano perciò sia i rapporti bilaterali tra i due Stati, con al centro il Piano d’Azione strategico firmato da Meloni e Modi prodromico a una concreta realizzazione della Via del Cotone, il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (Imec). Parallelamente il mondo economico attende la felice conclusione dell’accordo di libero scambio tra Unione europea e New Delhi «e lo scopo è concluderlo prima della fine dell’anno» a detta del vicepremier italiano.

In quest’ottica un plauso arriva dal presidente uscente di Confindustria Brescia Franco Gussalli Beretta: «Come comunità imprenditoriale auspichiamo ora che gli sforzi ad oggi profusi siano accompagnati dalla rapida conclusione dei negoziati - ha sottolineato -.Brescia in questo senso è uno dei nodi chiave per la circolazione di merci e persone sia in Italia sia in Europa, aspetto essenziale nella costruzione di rapporti con Paesi geograficamente lontani come l’India».

Ecco quindi di nuovo la Via del Cotone fare capolino, che dal Paese asiatico, passando per Israele e il Medio Oriente, terminerà a Trieste, «come rimarcato dallo stesso presidente Trump» ha ricordato il deputato Paolo Formentini. E Trieste significa uno sbocco diretto verso la Pianura Padana e quindi verso Brescia, un territorio alla ricerca di nuovi partner economici all’interno di un sistema internazionale ormai destinato ad essere radicalmente diverso rispetto al passato.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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