Economia

Trafilerie Carlo Gnutti, brusca frenata dopo un anno record: «Lavoratori introvabili»

Il monte ricavi è passato da 605,6 a 927,1 milioni. Rallentano anche i lavori del sito per l’alluminio. A incidere il caro materie prime
Un reparto produttivo delle Trafilerie Carlo Gnutti di Chiari - Foto © www.giornaledibrescia.it
Un reparto produttivo delle Trafilerie Carlo Gnutti di Chiari - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Le Trafilerie Carlo Gnutti di Chiari chiudono un esercizio da record sia sul fronte delle vendite che dell’utile, ma le previsioni per quello in corso raffreddano gli animi e continuano a consigliare prudenza.

In rallentamento anche i lavori per il nuovo insediamento produttivo dell’alluminio, che presumibilmente dovrà aspettare ancora un paio d’anni per essere operativo. Permangono inoltre le ormai diffuse difficoltà nel reperimento anche del personale qualificato. Questo quanto emerge dalla presentazione del bilancio chiuso dalla spa lo scorso 30 giugno ed illustrato nella sede di via San Bernardino da Gianfranco Gnutti che guida l’azienda con il fratello Enrico, oggi affiancati anche dai figli Carla ed Ermanno.

Il bilancio

Se infatti i numeri a fine giugno parlano di un valore della produzione schizzato a quota 927,13 milioni di euro (erano 605,6 milioni al 30 giugno 2021, +53%), un margine operativo lordo cresciuto del 10,79% (da 84,3 a 93,4 milioni) e un utile netto che sfiora i 40 milioni (39,5 contro i precedenti 29,6), nel primo trimestre del nuovo esercizio il calo palesato sarebbe già di circa un 30% e le stime per la fine dell’anno non porterebbero ad ipotesi migliori. Anzi.

Il quadro economico instabile

A fiaccare l’attività della società attiva nella fabbricazione dei semilavorati di ottone e di alluminio è essenzialmente la grande instabilità dello scenario economico, che si ripercuote sulla gestione aziendale. Se infatti nella prima parte dell’anno le cose sono andate decisamente bene per effetto del continuo aumento delle quotazioni delle materie prime che ha indotto le aziende manifatturiere a dotarsi di uno stock di magazzino superiore a quanto storicamente in uso, complice anche una sostenuta ripresa della domanda internazionale, progressivamente il quadro è cambiato. Parallelamente agli aumenti delle materie prime, come noto, si sono affiancati i rincari delle fonti di approvvigionamento energetiche, che man mano hanno innescato una spirale inflazionistica aggravata dal conflitto Russo-Ucraino, generando timori sulla crescita economica su scala mondiale e innescando una contrazione della domanda.

L'insediamento tra Chiari e Urago

Nonostante ciò, il gruppo bresciano ha mantenuto una gestione improntata alla prudenza e alla stabilità, e ha continuato anche ad investire. Nel corso dell’esercizio sono stati messi sul piatto circa 15 milioni di euro, destinati per lo più al proseguimento dei lavori per la realizzazione del nuovo insediamento per la produzione dell’alluminio che sorgerà tra i Comuni di Chiari ed Urago d’Oglio (stabilimento ex Durpress), al completamento degli immobili e all’acquisizione e installazione degli impianti. I lavori hanno subito dei rallentamenti per la pandemia prima e le tensioni nel reperimento dei materiali dopo, per cui la previsione della proprietà è quella di partire indicativamente nel 2025.

Periti introvabili

Intanto, nella sede di Chiari, sono continuati i lavori per l’edificazione della nuova portineria, la nuova palazzina direzionale, gli spogliatoi per le maestranze ed il parcheggio dipendenti e mezzi autotreni. Resta il problema, diffuso, del reperimento di personale specializzato, con la figura del perito industriale «introvabile anche a pagarlo oro», dicono i vertici delle Trafilerie Gnutti, che oggi conta 409 dipendenti.

Quanto alla destinazione degli utili, l’assemblea svoltasi lo scorso novembre ha approvato il 5% a riserva legale, il 25% a riserva statutaria e 21,675 mln a riserva straordinaria. Agli azionisti andrà la distribuzione di un dividendo 6 milioni circa pari 1,88 euro per azione.

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