Cultura

Ken, un’icona pop: la storia del fidanzato di Barbie (e tutti i look)

Giulia Camilla Bassi
Come la bambola, anche il suo storico boyfriend ha seguito le mode e le tendenze del mondo: dalla prima apparizione in costume nel 1961 fino alla Kenaissance, tutti i suoi look
Ken e Barbie
Ken e Barbie
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Ha sessantaquattro anni, ma non li dimostra affatto. Dal 1961 è l’emblema dell’uomo ideale, capace di stare al fianco della donna più famosa al mondo senza mai oscurarne la luce. Sempre impeccabile, con il sorriso stampato sulle labbra e l’outfit giusto per ogni occasione. Una figura rassicurante e mai protagonista. Fino ad oggi, perché anche per Barbie è giunto il momento di fare un passo indietro e lasciare che i riflettori si accendano sul suo storico fidanzato. Sì, perché Ken, all’anagrafe Ken Sean Carson, è molto più di una semplice bambola. Dovremmo piuttosto considerarlo uno specchio dei nostri tempi, che molto ha da raccontare sullo stile e sulla vita della civiltà occidentale.

A guidarci tra le mille metamorfosi di questa vera icona pop, attraversando oltre mezzo secolo di storia, mode e trasformazioni culturali, sociali e di costume, è Massimiliano Capella, storico dell’arte e della moda, direttore della Casa Museo della Fondazione Paolo e Carolina Zani. Nel volume «I am Ken. Storia e stile», realizzato in collaborazione con Mattel e in uscita il 7 novembre per 24 Ore Cultura, Capella ripercorre l’incredibile evoluzione del personaggio: da fidanzato ideale a quintessenza delle trasformazioni della mascolinità contemporanea.

La prima apparizione

«Nel 1961 – esattamente come era accaduto per il lancio di Barbie – Ken appare in costume da bagno» racconta Capella, che ha avuto accesso agli archivi storici di Mattel per ricostruirne in dettaglio l’evoluzione. «Fin da subito, però, il suo guardaroba diventa sterminato: già nel 1961 troviamo il look da campus, quello sportivo, quello per il pomeriggio e persino l’abito per le grandi serate, in cui accompagna Barbie indossando il tuxedo — l’elemento più iconico di tutto il suo armadio.»

Ken Malibu
Ken Malibu

Come Barbie, infatti, Ken diventa protagonista assoluto di tutte le tendenze sociali ed estetiche che segnarono la fine degli anni Sessanta e i decenni successivi. Continua Capella: «Già negli anni Settanta, per esempio, con il modello “Live Action On Stage Ken”, siamo di fronte a un personaggio che esce direttamente dalla cultura hippie, destinata a diventare la cifra dominante dell’estetica californiana di quegli anni, per poi dilagare in tutto il mondo». Ecco allora che sulla testa di Ken compare una zazzera di capelli bruni, barba e basettoni: segni estetici in pieno stile Seventies. «Nel 1978 arriva “SuperStar Ken” che, affiancando la sua compagna “Barbie SuperStar”, diventa il protagonista assoluto della cultura disco. In quegli anni, lo Studio 54 di New York è il punto di riferimento di quella gioventù che si lascia conquistare dal fascino luccicante della disco music». Ed ecco quindi che i costumi ispirati a Bob Mackie – il grande fashion designer che vestiva Elton John, Cher, Tina Turner, Grace Jones e tutte le icone che frequentavano lo Studio 54 – diventano la cifra stilistica di un Ken col caschetto biondo alla Robert Redford, che si presenta in una attualissima jumpsuit blu cobalto, stretta in vita da un cinturone con stella in rilievo.

  • L'evoluzione di Ken negli anni
    L'evoluzione di Ken negli anni - «I am Ken, storia e stile»
  • L'evoluzione di Ken negli anni
    L'evoluzione di Ken negli anni - «I am Ken, storia e stile»
  • L'evoluzione di Ken negli anni
    L'evoluzione di Ken negli anni - «I am Ken, storia e stile»

Emancipazione

Anno dopo anno, il personaggio si emancipa con sempre maggiore forza, in sintonia con il nuovo spirito del tempo. «Il 1981 è un momento in cui la cultura black si afferma con forza: trionfa Diana Ross e inizia l’era di Michael Jackson, destinata a esplodere l’anno successivo con “Thriller” – continua Capella –. È proprio in questo contesto che appare “Sunsational Malibu Ken”, il primo Ken nero». Il look? Capelli afro, occhialoni da sole e costume da bagno, ça va sans dire. «Tra il 1981 e il 1985, con l’introduzione anche di modelli ispanici e afroamericani, si assiste a una vera e propria affermazione della cultura nera all’interno dell’universo Mattel».

Due Ken, foto Facebook Mattel
Due Ken, foto Facebook Mattel

Il decennio avanza e, negli anni Ottanta, Ken diventa un po’ yuppie e un po’ ragazzo metropolitano: porta le cuffie del suo inseparabile walkman e non rinuncia al fascino della disco. Ma il modello più collezionato e discusso di sempre appare nel 1992, con «Earring Magic Ken». «Ispirato ai modelli estetici di Galliano e Versace – racconta Capella – la comunità gay si riconosce in questo modello di Ken con l’orecchino, il gilet in ecopelle viola, la t-shirt di rete, le catene e i bracciali. Poi arriviamo al 2017, con la nascita dei modelli “Fashionistas”, in cui Ken diventa il ragazzo legato alla cultura hip hop e di strada, in un contesto in cui i modelli estetici sono ormai totalmente trasversali».

Nel corso della sua storia, infatti, Ken si trasforma con almeno otto diversi modelli di corporatura, sette tonalità di pelle e nove differenti forme del viso. Si evolve attraverso tutti i modelli estetici ed etnici possibili, fino a farsi simbolo di una vera globalità. Più di recente lo abbiamo visto anche in sedia a rotelle o con la vitiligine: una testimonianza concreta di un’idea di bellezza e identità sempre più inclusiva. È stato campione olimpico di nuoto e di sci, ha surfato, giocato a hockey e pattinato sul ghiaccio. Ha lavorato come pompiere, fotografo, contadino, insegnante di scienze e dentista. Nel 1996 ha guidato da comandante una flotta stellare. Ha organizzato infinite grigliate, guidato auto sportive, camper, moto e motoscafi, ed è stato vestito dai più grandi nomi dell’haute couture.

La rinascita di Ken

Ken con le sembianze di Ryan Gosling
Ken con le sembianze di Ryan Gosling

Fino ad arrivare ad oggi. «La bambola – ci spiega Capella – ha assunto le sembianze di Ryan Gosling, ma è stata declinata anche in una serie di versioni differenti per etnia e stile che ci fanno parlare di una vera e propria “Kenaissance”, una sorta di rinascimento legato al personaggio». In questo filone possiamo collocare anche l’ironico e sibillino «Sugar Daddy Ken», con il suo look più agé e il cagnolino Sugar, un West Highland Terrier. Da qui il nome che gioca sull’ambiguità tra l’affettuoso «papà di Sugar» e l’espressione inglese «sugar daddy», usata per indicare un uomo affascinante e benestante che ama circondarsi di lusso e giovinezza. Una nuova versione che, tra ironia e sottile provocazione, contribuisce alla rinascita del personaggio. Perché oggi, più che mai, «Everyone wants to be Ken!». Tutti vogliono essere Ken.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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