West Nile, vigilanza costante ma «a Brescia nessun allarme»

Barbara Fenotti
Lo conferma Roberto Stellini, infettivologo della Poliambulanza: «Eventi frequenti a causa del clima tropicalizzato». Ministero e Regione attivano la sorveglianza integrata
Una zanzara
Una zanzara
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Nessuna preoccupazione né per le condizioni della persona che ha contratto la West Nile, che resta asintomatica, né su possibili ulteriori sviluppi della malattia nel Bresciano. La patologia trasmessa dalla zanzara Culex è infatti endemica in Italia da una decina di anni, il che significa che è presente in maniera stabile nel Paese e può essere contratta anche localmente. Anche per questo i sintomi sono ormai ben noti agli infettivologi.

Un caso asintomatico

Attualmente non ci sarebbero ulteriori sviluppi riguardo al primo caso di West Nile, virus registrato a Brescia due giorni fa. Il paziente, asintomatico, fa parte dei 12 casi confermati in Lombardia tra luglio e inizio agosto nell’ambito del protocollo regionale di sorveglianza delle arbovirosi, le malattie trasmesse da insetti come le zanzare, e la sua condizione è stata scoperta tramite un esame del sangue.

Dei dodici casi individuati nella nostra regione, 9 sono autoctoni: l’infezione, cioè, è stata contratta in Lombardia. Cinque pazienti hanno sviluppato sintomi neurologici, con il decesso di un uomo anziano e fragile, mentre altri quattro hanno manifestato sintomi lievi. Nel frattempo il monitoraggio prosegue, coordinato dalla Regione e dai laboratori specializzati di Milano e Pavia.

L’infettivologo

«Non c’è da preoccuparsi, l’infezione è presente, l’agente eziologico c’è, però nel 98-99% dei casi è del tutto asintomatica. Solo l’1-2% può presentare complicanze gravi». A rassicurare è Roberto Stellini, infettivologo della Poliambulanza, che aggiunge: «In genere, quando si manifestano sintomi, sono attenuati: febbre, mal di testa, rash cutaneo, sindrome influenzale. Quando invece ci sono persone anziane o con sistema immunitario compromesso, può determinare meningiti, paralisi, encefaliti virali, ma le complicanze e i decessi sono relegati a una percentuale molto bassa».

Le cause

Come mai questi casi sono diventati sempre più frequenti? Stellini non ha dubbi: «La causa è un clima tropicalizzato: prima dell’arrivo della stagione occorre che le strutture sanitarie e i Comuni attuino procedure di profilassi e prevenzione».

Come ci si protegge? Le raccomandazioni includono l’uso di repellenti cutanei a base di Deet, icaridina o citriodiolo. È poi fondamentale evitare ristagni d’acqua in sottovasi, grondaie e tombini, mentre nelle aree pubbliche la prevenzione è affidata a interventi con larvicidi in capo a Comuni e Ats.

Contromisure

Nel frattempo, il Ministero della Salute ha istituito un sistema di sorveglianza integrato chiamato «One Health», che coinvolge i settori della salute umana, veterinaria e ambientale, accompagnato da campagne informative e dall’attivazione del numero verde 1500 per aggiornamenti e consigli. Parallelamente è attiva una sorveglianza veterinaria che monitora cavalli e uccelli, considerati sentinelle della circolazione del virus: per i cavalli esiste un vaccino, mentre al momento non è disponibile una profilassi per le persone.

La Regione conferma «il massimo impegno nel mantenere alta l’attenzione, monitorando costantemente la situazione e adottando tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza sanitaria della popolazione».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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