West Nile: «Non è un’emergenza, a Brescia nessuna zanzara infetta»

Giorgio Varisco, direttore dell’Istituto Zooprofilattico, chiarisce come questa malattia non sia una novità: i numeri sono in linea con quelli degli anni precedenti
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West Nile, non c'è emergenza nel bresciano
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La West Nile in Lombardia non è certo una novità: è monitorata da undici anni. È dal 2014 che l’Istituto Zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna – che ha sede a Brescia – sorveglia il virus tornato prepotentemente a far parlare di sé anche perché da inizio 2025, tra Piemonte, Lazio e Campania, ha provocato la morte di otto persone.

L’Izsler è attore del piano regionale di monitoraggio ed è coinvolto su due fronti. Controlla i vettori, ovvero le zanzare, che sono quelle «semplici» e non le «tigre», ma anche gli uccelli selvatici e i cavalli in particolare. Se i primi sono gli organismi dai quali la zanzara culex preleva il virus che poi trasmette, i secondi sono considerati «ospiti ciechi»: la West Nile dal loro corpo non può uscire; la sua presenza è comunque indicativa della circolazione virale.

A spiegarci il monitoraggio è il direttore dell’Istituto zooprofilattico Giorgio Varisco. «Attualmente sono operative 45 trappole per la cattura delle zanzare – ci ha detto – su tutto il territorio Regionale. Effettuiamo campionamenti ogni due settimane».

Giorgio Varisco
Giorgio Varisco

Quante zanzare avete analizzato sino ad ora?

«Abbiamo raccolto 185 pool di zanzare, per un totale di 10.980 esemplari. Solo per fornire un ordine di grandezza: a Brescia ne abbiamo campionati 3000, a Pavia il quadruplo».

E di queste quelle positive al West Nile?

«Sono in tutto 588, circa il 5% del totale. I campioni provenivano dalle province di Milano, Lodi e Pavia. A Brescia nulla. Nessun caso».

Altro indice della circolazione virale è dato dalla presenza del virus negli animali. Che riscontri avete dalla campagna?

«Abbiamo trovato un cavallo positivo nel Mantovano, ma per ora dei 1117 uccelli testati, non è stata rilevata alcuna positività. Ma il dato non deve sorprendere: la West Nile negli animali si manifesta in ritardo, rispetto alla positività riscontrata nelle zanzare».

A quale obiettivo tende il monitoraggio?

«Uno degli scopi principali è quello di intercettare precocemente la circolazione del virus, così da prevenire l’infezione nell’uomo e attivare le misure di controllo per limitare la diffusione del contagio. Se viene identificata la circolazione virale vengono monitorati sia i donatori di sangue che le sacche di sangue e degli emocomponenti, per garantire la sicurezza nelle trasfusioni».

Si può parlare di emergenza West Nile?

«Direi proprio di no. Siamo in linea con gli anni precedenti. Stiamo parlando di una malattia endemica che peraltro è del tutto asintomatica nel 99% dei casi e che è pericolosa solo per le persone immunodepresse e particolarmente fragili».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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