West Nile, nel 2025 in Italia 20 morti e 179 contagi noti

Ad oggi sono 20 le morti per l’infezione da virus West Nile avvenute in Italia dall’inizio dell’anno, mentre il numero complessivo dei casi è di almeno 179. Rispetto ai dati dell’ultimo aggiornamento dell’Istituto Superiore di Sanità, del 7 agosto scorso, ai 5 decessi non ancora notificati nella piattaforma nazionale si sono aggiunti i due avvenuti nel Lazio, ad Aprilia e a Cori, quello registrato a Capua (Caserta) e, da ultimo, quello avvenuto in Lombardia, nel Milanese.
La vittima più recente del virus del Nilo Occidentale, trasmesso dalle zanzare del genere Culex, è un uomo di 85 anni, con patologie pregresse, morto ieri all'ospedale Bassini di Cinisello Balsamo. Un uomo di 85 anni è invece l’ultima vittima censita nel Lazio. L’anziano si è spento nell’ospedale Santa Maria Goretti di Cori (Latina), dove anche lui era ricoverato per altre partologie: è il nono decesso per il virus West Nile nella regione.
Analogamente era ricoverato per altre patologie anche l’uomo di 83 anni residente a Capua e morto nell’ospedale San Sebastiano di Caserta. Domani una delegazione del ministero della Salute è attesa a Latina mentre, a quanto si apprende, la Regione Campania non ha dato la disponibilità a un incontro analogo inizialmente previsto per domani a Caserta. I nuovi casi notificati dopo l’aggiornamento dell’Iss del 7 agosto sono stati almeno sei (due a Catanzaro, uno a Roma, uno a Trento, uno nel Biellese e uno a Oristano) e si aggiungono ai 173 casi confermati in Italia dall’inizio dell’anno.
Di conseguenza, il numero complessivo dei casi sale ad almeno 179. Proseguono intanto le campagne di disinfestazione, come quelle avviate a Latina e a Rapallo; in Liguria si è riunito anche il tavolo tecnico intersettoriale regionale per la prevenzione, sorveglianza e risposta alle arbovirosi. L’andamento generale è in linea con quello degli ultimi anni, sulla base dei dati riportati dall’Istituto Superiore di Sanità sul suo sito, a partire dal 2012. La letalità, calcolata sulle forme neuro-invasive finora segnalate, è del 15%, rileva l’Iss.
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