Tassa di soggiorno, tesoretto milionario che tiene a galla i Comuni turistici
Pagata sempre con un certo fastidio dai turisti (e non potrebbe essere altrimenti), la tassa di soggiorno (che poi tecnicamente è un’imposta) è comunque una risorsa molto rilevante per un numero significativo di Comuni bresciani; solo per fare un esempio: a Desenzano vale quasi due milioni all’anno (quasi il 7% del bilancio). La tassa di soggiorno può essere applicata nei capoluoghi di provincia, nelle unioni di Comuni e nei Comuni turistici, nel Bresciano (in base a quanto stabilito da Regione Lombardia) i Comuni che la possono introdurre sono ben 152.
Essendo appunto un’imposta legata al turismo è il Garda la zona dove gli introiti sono maggiori, per un totale annuo di circa 10 milioni di euro, difficile fare una stima a livello provinciale, ma è ipotizzabile sia tra 15 e 20 milioni di euro; per quanto riguarda Brescia città, per fare un esempio, nel 2023 ha portato nelle casse della Loggia oltre 1,1 milioni di euro, l’anno da Capitale della cultura ha portato a un aumento della tassa di soggiorno del 38%, nel 2022 era pari a 818mila euro.
Polemica
L’ipotesi allo studio del Governo (ma per ora è tutto rinviato a settembre) autorizzerebbe ad applicare l’imposta di soggiorno in tutti i 7.904 Comuni italiani e ad aumentarne l’importo.
«Le imprese del turismo non condividono la proposta di aumentare ulteriormente l’imposta di soggiorno - sottolinea Alessandro Fantini, presidente di Federalberghi Brescia -. Il settore, che è tra i primi a contribuire alla crescita del Pil e dell’occupazione, ha da poco rinnovato il Contratto collettivo nazionale di lavoro, sobbarcandosi un onere rilevante. L’obiettivo comune dev’essere quello di sostenerne la crescita, non di frenarla».
Prosegue, parlando dei possibili aumenti: «Ad esempio, per una camera in un hotel a tre stelle dal prezzo di 100 euro, si pagheranno sino a dieci euro per notte, come se da un giorno all’altro il peso dell’Iva (che è pari al 10%) venisse raddoppiato. Federalberghi ricorda che sono trascorsi solo pochi mesi da quando, in vista del Giubileo, il tetto massimo dell’imposta di soggiorno è stato elevato del 40%, passando da 5 a 7 euro per notte e per persona ed è stata introdotta la possibilità di utilizzarla per coprire i costi della raccolta rifiuti, snaturando le finalità dell’istituto. Per i propri ospiti gli alberghi pagano una Tari molto onerosa e non è corretto che la tassa di soggiorno venga applicata anche per questa necessità».

L’utilizzo
Sul basso lago prevale la cautela: sulle novità che potrebbero interessare l’imposta di soggiorno gli amministratori locali guardano ma con circospezione, in attesa che il quadro sia più chiaro. Dal canto suo è cauto Guido Malinverno, primo cittadino di «Desenzano super star» dell’imposta: 1,9 milioni di euro l’anno scorso, nel bilancio quasi il 7% delle entrate correnti. Gli eventuali aumenti, «saranno ancora in capo ai Comuni, ma vediamo come si articolerà effettivamente il decreto una volta che sarà approvato. Per ora, ritengo forse troppo che si possa arrivare fino 5 euro di imposta di soggiorno per i pernottamenti al di sotto dei 100 euro, ma 25 euro al giorno per gli hotel di lusso, con tariffe oltre i 750 euro a notte, non mi sembra eccessivo».
In città, per ora, alberghi di questa categoria non ce ne sono. Ma per l’assessore al Bilancio Stefano Medioli il tema è diverso: «Stabilire se l’imposta di soggiorno sia da considerarsi contributo al miglioramento dell’offerta turistica, così come la intendiamo noi, oppure sorta di compensazione per l’utilizzo che i turisti fanno dei servizi del territorio. Abbiamo calcolato - continua - che i costi sostenuti dall’Amministrazione per i servizi al turista stando ai dati ufficiali, ammontino a 2,2 euro a persona al giorno. L’anno scorso abbiamo avuto un milione di turisti e incassato 1,9 milioni di tassa di soggiorno: per pareggiare, ne avremmo dovuti incassare 2,2 milioni». Di una cosa è certo, Medioli: «Ciascuno fa i conti con le proprie necessità, ma gli equilibri non devono essere pregiudicati».
Tiene la stessa linea il sindaco di Manerba, Flaviano Mattiotti: l’anno scorso il suo Comune ha per la prima volta sfondato il tetto dei 700mila euro di imposta di soggiorno, il 10% delle entrate totali. Una parte di questa somma è stata anche impiegata per evitare i rincari della Tari. Mattiotti pensa alla bozza del decreto in discussione e guarda in particolare alla concorrenza: «In un mondo globalizzato - sottolinea - il turista può scegliere di andare altrove se si sente penalizzato, anche perché già paga lo scotto di rincari generalizzati. Nei nostri territori, inoltre, l’imposta di soggiorno viene sì applicata, ma in forma molto ridotta, con tariffe ancora basse: incrementarla con ulteriori balzelli potrebbe penalizzarci e penalizzare le nostre attività ricettive».
«City tax»
Altro che aumento della tassa di soggiorno, dagli albergatori di Desenzano arriva la proposta: «Si introduca piuttosto una city tax che riguardi tutte le attività connesse al turismo. Non è possibile continuare a colpire solo le attività ricettive». Ad alzare il grido d’allarme è il presidente del consorzio Visit Desenzano, Emanuele Bonotto, che guarda alla bozza del decreto sull’imposta di soggiorno con decisa apprensione: «Se l’intento è dare la bastonata definitiva al settore turistico, allora si faccia come è stato prospettato e in quattro secondi saremo fuori dal mercato. Cosa faranno gli albergatori? Dovranno necessariamente abbassare i prezzi, ma i costi rimarranno uguali e i margini si ridurranno. Andranno a gambe all’aria».
Si dice «sconcertato», Bonotto: «Il turismo è l’unico settore che sta trainando l’economia italiana e si sceglie di spremerlo perché i turisti non votano». Per Bonotto, ogni attività connessa a vario titolo al turismo dovrebbe fare la propria parte, come un unico fronte del territorio: «Il turista non si limita a pernottare nelle nostre strutture - specifica -, ma va al bar, al ristorante, fa shopping e noleggia imbarcazioni e veicoli. E molto altro». Bonotto pensa dunque a una sorta di Irap, ma tagliata sulle singole realtà, con una percentuale anche minima da aggiungersi agli scontrini: «Uno 0,5%, 1% per ogni caffè, colazione o acquisto effettuato. Di turismo non vivono solo gli alberghi».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
