Poliambulanza, spazi più umani e alta tecnologia per la Medicina nucleare

Investimento da 2,5 milioni: ambienti rinnovati, Pet/Ct di ultima generazione e una visione sempre più orientata alla «teranostica». Fondamentale il sostegno della Fondazione Alessandra Bono
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    Poliambulanza nuovi spazi e macchinari - Marco Ortogni - Neg © www.giornaledibrescia.it
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AA

Via le sedie metalliche a parete. L’ambiente si arricchisce di poltroncine dai colori tenui disposte per creare piccoli salotti, ma anche angoli appartati in cui trovare quiete o usare il pc. Ci sono piante, musica di sottofondo e cassette delle lettere alle quali affidare emozioni e suggerimenti. Il reparto di Medicina nucleare di Fondazione Poliambulanza ha cambiato aspetto per essere ancora più accogliente con la consapevolezza che, come osserva l’architetto Annunziata Forte (a capo del team progettuale supportato dall’Ufficio tecnico dell’ospedale) «qui non accedono persone malate, ma persone che sono anche malate. Questo non è uno spazio nel quale attendere, ma un luogo in cui stare: ad ascoltare, a pensare, a lavorare. Stare a vivere».

Nuovo volto

L’operazione da 2,5 milioni – i cui risultati sono stati presentati ieri alla città – ha interessato le sale d’attesa del reparto (spazi qui fondamentali perché tra l’iniezione del radiofarmaco creato in maniera personalizzata nel laboratorio di Radiochimica e la tomografia è necessario attendere 1-2 ore), ma anche la sua dotazione tecnologica. Grazie ai due milioni donati dalla Fondazione Alessandra Bono, è stata acquistata una Pet/Ct digitale di ultima generazione che permette di «vedere l’invisibile». O meglio, come spiega Giordano Savelli, direttore della Medicina nucleare, «oltre ad essere meno impattante, sfruttando maggiormente l’intelligenza artificiale ci consente di essere ancora più precisi e in grado di integrare diagnosi e terapia».

La strada verso la quale il reparto sta andando è quella della «teranostica», un nuovo approccio nella cura dei tumori che «permette di individuare un bersaglio molecolare e di colpirlo successivamente con un radiofarmaco terapeutico specifico». Il reparto già oggi si occupa ampiamente di patologie ad alta incidenza come i tumori alla prostata. «Dal prossimo anno – aggiunge il dottor Savelli – saremo operativi anche nei confronti dei tumori alla mammella e successivamente di quelli al polmone. A regime copriremo l’85% dei big killer».

Il ricordo

La Medicina nucleare nel Bresciano è presente agli Spedali Civili e in Poliambulanza. Qui, spiega il direttore generale Marcellino Valerio, «è attiva dal 2011, in risposta a un’esigenza del territorio, ed esegue all’incirca 4.500 prestazioni l’anno su 3.600 pazienti». Dalla sua apertura al 2024 ha seguito 48.419 persone e ha erogato 61.203 prestazioni. È dedicata ad Alessandra Bono, giovane donna brillante di Corte Franca, laureata in Ingegneria Civile all’Università di Brescia, morta a causa di un tumore ovarico. Una donna, ricorda Laura Ferrari, vicepresidente della Fondazione, «che era luce e determinazione. Dolce, concreta, una forza gentile. In questo luogo Alessandra non è solo un ricordo, ma presenza viva, che accompagna la scienza capace di trasformarsi in vita, speranza e amore».

Nuovi traguardi

Tra i prossimi traguardi dell’ospedale spiccano «l’apertura del nido aziendale – spiega Valerio –, gratuito per il primo anno, l’inaugurazione dell’ampliamento della Radioterapia e della nuova torre delle degenze con un piano dedicato agli ambulatori». E il riconoscimento di Irccs, attualmente sul tavolo del Ministero. Per il lavoro eseguito ogni giorno e per l’attenzione al Ssr l’assessore al Welfare Guido Bertolaso esprime gratitudine e stima: «In Lombardia pubblico e privato convenzionato fanno un buon lavoro di squadra». Fondamentale in tutto questo «è la competenza e la passione dei professionisti - aggiunge il presidente Mario Taccolini -. Sono il nostro grande patrimonio».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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