Lite all’accampamento nomadi, colpita da tre proiettili muore 44enne
È arrivata davanti al pronto soccorso di Desenzano del Garda in condizioni disperate, con tre ferite da arma da fuoco tra addome e gamba. Scaricata da un’auto con targa finta e abbandonata. Per Dolores Dori, 44 anni, originaria del Vicentino, appartenente a una famiglia sinti che vive in un campo nomadi di Venezia, i tentativi dei medici sono stati inutili: il decesso è stato constatato dopo un intervento chirurgico nella notte. Sarebbe stata vittima di una lite degenerata all’interno di un accampamento di Lonato del Garda ora posto sotto sequesto, dove la donna era arrivata dal Veneto – con marito e figli – a bordo di una Alfa Stelvio, la stessa auto dalla quale poi sarà scaricata probabilmente dal marito secondo i primi accertamenti degli investigatori bresciani, che hanno in mano un fotogramma in cui si vede solo un uomo al volante della vettura con targa «pezzotto», assolutamente finta.
All’accampamento – non una vera e propria struttura fissa, ma una serie di roulotte in un piazzale che tra l’altro si è completamente svuotato nell’arco di pochissimo tempo e dove ora non c’è più nessuno –, secondo quanto ricostruito dagli investigatori sarebbe scoppiata una violenta lite durante una discussione tra la vittima e il marito da una parte e dall’altra i genitori di un ventenne che avrebbe dovuto sposare la figlia di Dolores Dori. Non è ancora chiaro se la famiglia della donna sia arrivata in provincia di Brescia già armata.
Testimone il figlio 16enne
Un testimone diretto della scena è il figlio sedicenne della 44enne, mentre sarebbero pochi gli indizi trovati sulla scena del crimine dagli uomini delle Scientifica dell’Arma. Sulla vicenda indagano i carabinieri del Nucleo Investigativo di Brescia, coordinati dal sostituto procuratore Francesca Sussarellu.
Le verifiche partono dall’analisi dei sistemi di videosorveglianza della zona dell’ospedale di Desenzano del Garda, nella speranza di ricostruire i movimenti del veicolo che ha lasciato la donna davanti al Pronto soccorso, ma anche dei movimenti nell’area dell’accampamento teatro dell’aggressione a colpi di pistola a Lonato del Garda.
Il fratello collaboratore di giustizia
Il passato della 44enne non è privo di ombre: a suo carico risultano precedenti per furti e raggiri, in particolare ai danni di anziani. E poi c’è una storia nella storia: il fratello di Dolores Dori risulta infatti essere un pentito inserito in un programma per collaboratori di giustizia in Toscana, ma secondo chi indaga si tratta di un elemento che non entrerebbe nell’indagine sull’omicidio della 44enne. L’uomo, fino a pochi mesi fa detenuto nel carcere di Prato, aveva scelto di fornire dichiarazioni alla magistratura, raccontando episodi di corruzione e traffici illeciti interni all’istituto penitenziario.
Le sue rivelazioni hanno dato impulso a un’inchiesta della procura toscana che ha fatto emergere un sistema di scambi illeciti e coinvolto anche alcuni agenti di polizia penitenziaria. Proprio in seguito alle sue denunce, nello scorso giugno era stato disposto un imponente blitz: trecento uomini tra carabinieri, poliziotti e finanzieri fecero irruzione nel carcere pratese per smantellare i canali di approvvigionamento e le connivenze interne.
Le indagini sull’omicidio di Dolores Dori proseguono a ritmo serrato, con l’obiettivo di chiarire chi abbia materialmente sparato alla donna il cui corpo è a disposizione della magistratura bresciana che ha già disposto l’autopsia.
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