«InEdicola» un anno dopo: legami, carta e inclusività

Un anno fa, al civico 2 di viale Rebuffone, in città, si alzava la serranda di un’edicola diversa da tutte le altre. Non solo un punto vendita di giornali, ma un luogo di incontro, un laboratorio di inclusione, un presidio di comunità. Il nome stesso, «InEdicola», racconta l’anima del progetto: quell’«In» non è una semplice preposizione, ma l’abbreviazione di «inclusione».

Quando Editoriale Bresciana, insieme alla cooperativa La Mongolfiera, ha scelto di credere in questa scommessa, l’intento era semplice e ambizioso insieme: trasformare una chiusura in un nuovo inizio. Da un’edicola spenta è nata la possibilità di restituire vita a un pezzo di città, di offrire un’opportunità di lavoro a persone fragili e, al tempo stesso, di ridare un servizio a un quartiere rimasto senza voce.

In un tempo in cui le serrande si abbassano, i negozi di prossimità si svuotano e le relazioni si spostano sul digitale, un piccolo chiosco può – deve – diventare un simbolo. Un simbolo di come la comunità, quando si mette in rete, riesce a trasformare la mancanza in risorsa, la solitudine in incontro, l’abbandono in rinascita.

Ogni quartiere, ogni paese, perde qualcosa quando scompare la sua edicola. Perde un punto di riferimento quotidiano, un volto amico, una presenza discreta ma costante. Le edicole sono luoghi di parole, di scambio, di cultura, di piccole conversazioni che tengono viva la memoria collettiva. Sono, a loro modo, una forma di servizio pubblico.

«InEdicola» ci ricorda che la socialità si costruisce anche così: riaprendo spazi che parevano inutili, economicamente insostenibili, investendo tempo e fiducia, mettendo insieme impresa e solidarietà. Ci dice che i progetti sostenibili non sono solo quelli che chiudono in utile, ma quelli che generano valore umano, relazioni, futuro. La speranza è che questo esempio non resti isolato. Che diventi un modello per altri luoghi da ripensare, altri attori con altri progetti per altre comunità da riaccendere. Perché in ogni paese o quartiere esiste un luogo “spento” che potrebbe tornare a illuminarsi: una bottega, una scuola, un piccolo cinema, un’edicola.

Quando la rinascita di un luogo coincide con la crescita delle persone che lo abitano e lo fanno vivere, la comunità ritrova se stessa. È allora che un progetto sociale diventa anche un progetto culturale, e una semplice serranda alzata diventa, davvero, un segno di speranza.