Immobili in attesa di futuro: in «vetrina» 383 beni del demanio

Non mancano esempi anche nella provincia di Brescia, dove spiccano in modo particolare le ex caserme
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Cercasi progetti per le ex caserme Serini e Magnolini
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Caserme, vecchie stazioni, edifici per alloggi militari dismessi da anni e in molti casi in stato di abbandono. Non è un’operazione nostalgia ma un piano di riqualificazione che lo Stato ha appena avviato. E che rappresenta una vera e propria sperimentazione.

L’Agenzia del Demanio ha infatti pubblicato una sorta di «vetrina» online per 383 immobili pubblici sparsi in tutta Italia. Non sono in vendita (almeno per ora), ma non è escluso che possano essere ceduti in un futuro prossimo.

Viaggio in Italia

Intanto sulla piattaforma digitale «Crea valore, investi con noi» si può attraversare lo Stivale alla scoperta delle strutture destinate ad investitori privati, nazionali e internazionali, per «operazioni di valorizzazione, recupero e rifunzionalizzazione».

In sostanza, lo Stato prova a dare nuova vita ad immobili dispendiosi (e in alcuni casi persino pericolosi) affidandoli ad enti e realtà capaci di investire sui beni «per produrre effetti positivi anche sul tessuto urbano e sociale».

Si guarda sia a realtà profit sia ad enti no profit, sia a chi voglia gestire gli immobili per farne hub culturali sia a chi sia interessato a realizzare strutture turistiche o residenze universitarie. La strada che pare si voglia percorrere è quella del partenariato pubblico-privato per «creare valore economico, sociale, culturale e ambientale sui territori», come spiega la direttrice dell’Agenzia Alessandra dal Verme.

Sotto la lente

A spiccare sono certamente la grande area di Tor Vergata a Roma (quella dove, dall’A1, si vede chiaramente l’incompiuta Vela di Santiago Calatrava), il Palazzo del Senato a Milano e la Basilica di Superga. Ma si trova molto di più. E se in Lombardia i beni svelati sono 57 (ci sono complessi edilizi e vecchi caselli, Case del Fascio e poligoni di tiro), nel Bresciano in bella vista per manifestazioni di interesse ci sono due caserme: la ex Serini di Montichiari e la ex Magnolini di Gargnano.

Storie bresciane

L’oblio della Serini è una storia lunga travagliata: abbandonata dal 2011 (quando venne dismessa la caserma), nel 2016 fu individuata dal Governo per essere trasformata in centro di accoglienza profughi da 190 persone. Ma la politica locale si oppose e non se ne fece più niente.

Ci si riprovò (invano) qualche tempo dopo per farne un hub per la collocazione temporanea prima dell’espulsione degli immigrati in clandestinità.

L’ultima ipotesi voleva la gigantesca struttura come nuova sede della scuola Polgai, l’accademia di Polizia giudiziaria, amministrativa e investigativa che da tempo cerca una nuova casa.

Ma gli ultimi due anni hanno fatto tramontare anche questo progetto. Meno conosciuta ma molto suggestiva la storia dell’ex caserma Magnolini a Gargnano. Istituito quale presidio militare dell’Alto Garda nel 1913, fu centro di reclutamento durante la Grande Guerra e sede del V distaccamento degli Alpini. Da qui partirono i battaglioni Vestone, Val Chiese e Verona destinati al Don e a Nikolajewka.

Nel periodo della Repubblica Sociale Italiana ospitava invece la 44esima Centuria Nazionale Forestale e la guardia personale di Benito Mussolini, che risiedeva poco distante nella Villa Feltrinelli. Nella seconda metà del Novecento le fortune della caserma furono alterne: negli anni Sessanta ospitò rifugiati provenienti dalla Tunisia, dal 1982 divenne sede della Agricoop e poi anche della Comunità Montana e dei volontari del Garda. Fu infine convertita a centro artistico-teatrale e persino a palestra di boxe. Tutto si arenò nel 2013, quando al comune arrivò dal Demanio la richiesta di un piano finanziario sostenibile per realizzare un distaccamento dell’Università degli Studi di Milano.

Così tra rovi, cedimenti e degrado oggi il Demanio prova a sciogliere alcuni dei nodi ultradecennali. «L’immobile - conclude dal Verme - diventa un motore di rigenerazione urbana, il suo riuso risponde al mercato, crea sviluppo, benessere e impatti positivi per la collettività».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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