Porta Venezia, il quartiere di Brescia tra verde e murales

Si tratta del più esteso e del terzo più popolato, dopo Porta Cremona e Chiusure
  • Il quartiere Porta Venezia a Brescia
    Il quartiere Porta Venezia a Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Quando si pensa a Porta Venezia viene subito in mente un luogo suggestivo, il monte Maddalena. Il polmone verde ai piedi del quale si snoda la strada da cui l’intera area prende nome: viale Venezia. Siamo nel quartiere più esteso e il terzo più popolato di Brescia, dopo Porta Cremona e Chiusure. 

Residenti

Qui vivono 11.141 abitanti – il 5,5% della popolazione totale – con un’età media di 45,4 anni: 1.453 sono i ragazzi con un’età inferiore ai 14 anni, mentre 2.599 sono gli over 65. La fascia più popolosa tuttavia va dai 15 ai 64 anni: parliamo di 7.089 persone. «Nel territorio vivono tante coppie giovani e nuclei familiari piccoli», spiega Maria Maldini, la vice presidente del Consiglio di quartiere.

Associazioni

Tanti giovani e anche tante realtà culturali per i giovani. A Porta Venezia i momenti di ritrovo non mancano, primo tra tutti il Centro Comboni. L’associazione – che comprende la parrocchia, l’oratorio e la chiesa di San Francesco da Paola – offre per bambini corsi pomeridiani di cucina, musica, lettura e il servizio doposcuola.

Il Centro Comboniano
Il Centro Comboniano

Nei primi giorni di settembre, poi, lo spazio comboniano accoglie il festival dell’afrodiscendenza Afrobrix: cinque giorni di beat africano, cinema e cultura. In tema di musica troviamo anche «Vulcano Studio», un vecchio capannone dove la parola chiave è divertimento: qui, tra un concerto rock e una performance di musica leggera, i cittadini possono godersi un momento piacevole di intrattenimento. 

Con una pennellata colorata e un pizzico di creatività, i ragazzi possono esprimere la propria arte grazie a True Quality: l’associazione che permette a giovani artisti di comunicare attraverso i murales. Tra i tanti ricordiamo quelli realizzati lo scorso giugno nel campo da basket in viale Piave; un intervento realizzato nell’ambito di «Spazi attivi» e promosso da Urban center Brescia.

Non solo divertimento. Nel quartiere ci sono spazi dove il dialogo, l'accoglienza e il contrasto alla violenza di genere sono messi al centro. Parliamo della coperativa Butterfly che gestisce quattro case rifugio e un centro antiviolenza. Il centro offre assistenza psicologica e legale, consulenza sociale, sostegno ai minori e attività di formazione. 

Criticità

Se per i giovani ci sono tante attività, non si può dire lo stesso per gli anziani che rappresentano il 23% della popolazione. «Manca una realtà di carattere sociale per la fascia più debole del quartiere – commenta Maldini –. Non c’è un luogo nè un ente per gli anziani. Stesso discorso vale per i residenti stranieri: Porta Venezia si caratterizza per un tessuto sociale abbastanza variegato dove vive il 20% dei residenti stranieri – continua –. Tuttavia non c’è una mediazione culturale che possa promuovere l’incontro tra identità differenti». 

E soprattutto manca una biblioteca: «Nel quartiere ci sono tantissime scuole: questo significa un elevato numero di studenti che tuttavia non hanno la possibilità di ritrovarsi e studiare in un luogo appositamente adibito». 

Spazi verdi 

Lacune colmate in parte dagli ampi spazi verdi che offrono la possibilità di stare a contatto con la natura, ma anche di ritrovarsi. «Oltre alla Maddalena che – ricorda la vice presidente – non è pienamente sfruttata, c’è anche il parco Ducos», dove i ragazzi e gli anziani possono ritrovare quella socialità e quegli spazi di studio che mancano. 

Voci di quartiere

Un quadro che trova piena conferma nelle parole dei residenti. «Ogni mattina mi bevo un caffè, leggo il giornale e faccio due passi al parco», ci dice Lucia, 86 anni da poco compiuti. La donna ha passato l’intera vita a Porta Venezia: «Mi sono sempre trovata bene qui, e come si può dire il contrario? – dice ridendo –. Le cose da fare sono poche, ma tengo la mente attiva con le letture e i miei otto nipotini». A farle eco c’è la sua amica, Roberta, che riflette su come «questa zona sia sicura e offra tanto verde». 

Anche il 23enne Ahmed, originario del Bandgladesh, è grato: «Si sta bene qui, lavoro in un ristorante asiatico, ho i miei amici e vado a correre. Certo, sarebbe bello avere un ritrovo fisso della comunità bangladese».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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