L’indicibile pesantezza del primo settembre

Era ieri quando è cominciata l'estate e adesso è già settembre. Era ieri che eravamo bambini e ora siamo grandi. Forse addirittura vecchi, anche se vecchio non si può più dire e si utilizzano altre parole, anche se l'estate non deve mai finire e si cercano altri luoghi dove continuarla.
Rimpiange agosto soprattutto chi è stato in vacanza, chi ha passato intere settimane ad ammazzare il tempo (forma di inattività che di per sé è un delitto). Per chi è rimasto a casa il primo settembre è solo un altro lunedì. Perché l'inizio del nono mese dell'anno, si sa, cade sempre di lunedì, qualsiasi giorno della settimana sia. È una data nefasta, minacciosa.
«Ci pensiamo a settembre, rimandiamo a settembre, ci sentiamo a settembre» sono frasi comuni. Molti le pronunciano tanto per dire, giusto per procrastinare qualcosa che non hanno alcuna voglia di fare. Per altri invece, soprattutto quelli che hai condito via con discorsi a caso per toglierteli dai piedi (possibilmente per sempre), è una promessa da mantenere. Costoro a settembre ti cercano eccome, e, con tono vagamente (o molto) minatorio, avanzano pretese, a volte persino legittime. In ogni caso, che tu sia andato in ferie o meno, a settembre vorresti trovarti altrove e, al posto di fare i conti con le sgradite sorprese del più esiziale dei cambi di mese, preferiresti mandare una cartolina con la scritta «Tanti Saluti» da qualche posto remoto, tipo Alfa Centauri, o da un ameno sito terrestre dove hai trovato rifugio dopo aver dimenticato a casa qualsivoglia dispositivo tecnologico. Magari fosse possibile.
Purtroppo la gente che non vorresti vedere nemmeno in cartolina (nel senso che sarebbe per te fonte di enorme entusiasmo se si dimenticassero della tua esistenza) dal primo settembre in poi tende a farsi viva di persona. L'indicibile pesantezza del settembrino ritorno alla realtà non è fatta solo di persone sgradite che ricompaiono. No, a loro si aggiungono nuovi seccatori di cui potevi fare a meno nonché impegni ignorati per mesi che vanno onorati.
Devi tornare ad affrontare il mondo e invece sogni la fuga. Tipo in Polinesia o alle Svalbard, ma vanno bene anche la Baia del Vento a San Felice del Benaco, il Parco di Seradina-Bedolina a Capo di Ponte, il Gaver, posti in cui sei sempre stato bene e che a settembre offrono il meglio di sé per la luce meno accecante, il sole meno intenso e il ristoro che offrono. Questi sono solo esempi, ognuno ha i suoi angoli cult. Quando si è in un luogo in cui ci si sente in pace con il mondo bisognerebbe auto-spedirsi una cartolina (cartacea o digitale) da guardare nei momenti bui.
Con un semplice messaggio: «Ti aspetto a settembre». Dare appuntamento a se stessi in un posto che si ama è sempre una buona idea. Meglio non specificare a quale anno appartenga il settembre a cui ci si riferisce, ma uno buono prima o poi arriva.
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