Tra il fango l’impronta dell’impegno dei bresciani per l'Emilia-Romagna

Cessata l’emergenza è lenta la ricostruzione: ci sono famiglie che se ne vanno e negozi ancora chiusi e danneggiati
Il fango cristallizzato negli impianti elettrici a Sant'Agata sul Santerno - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il fango cristallizzato negli impianti elettrici a Sant'Agata sul Santerno - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Nel fango solidificatosi a terra, in una crosta di argilla dura e compatta da scultore, restano le impronte dei volontari bresciani. La presenza e l’impegno dei nostri uomini della Colonna Mobile Provinciale della Protezione civile hanno lasciato un segno indelebile nelle popolazioni della Bassa Romagna. 

Sant'Agata sul Santerno ripulito dai volontari della Protezione civile - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Sant'Agata sul Santerno ripulito dai volontari della Protezione civile - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
«Sin dai primi giorni quando ancora l’acqua era alta e si temeva il peggio, i vostri volontari hanno fatto la differenza. Ci hanno mostrato il valore del coraggio e della resistenza, imponendosi contro una natura che si è ribellata ai maltrattamenti a cui l’abbiamo sottoposta negli anni. Quando tutti se ne sono andati e siamo rimasti soli, la valenza di quanto i vostri uomini hanno saputo fare con generosità e abnegazione è stata ancora più forte. Un impegno che rimarrà per sempre nella nostra memoria». A parlare sono alcuni residenti di Sant’Agata sul Santerno, raccolti intorno alle vetrine sfondate del «Bar Europa». Si tratta dell’ex Casa del Popolo che il Partito Democratico in tempi recenti ha affittato come bar centrale del paese all’ex gestore di un tempo. 

Paesi desolati

«Qui ad oggi l’unica attività che è stata aperta è il parrucchiere. Noi siamo ancora chiusi come tutti gli altri esercenti. 

Non c’è un negozio aperto in tutto il paese, non un forno o un macellaio piuttosto che un fabbro. Non troviamo artigiani disposti a lavorare perché tra i comuni dell’Unione della Bassa Romagna tantissimi hanno perso l’azienda, strappata dalla forza delle acque con i mezzi da lavoro resi inutilizzabili dal fango».

La vetrina resta sfondata dalla pressione del metro e mezzo d’acqua fuoriuscito dal crollo dell’argine del Santerno: «Non si trovano vetrai o lastre disponibili, dato che tutti i negozi hanno avuto le vetrine sfondate. Qui ho un elettricista di Sant’Agata che lavora da qualche giorno grazie al furgone e all’attrezzatura che gli ha prestato un collega di un’altra zona. Ma è una mosca bianca ed è da solo» spiega il barista 68enne. Sul bancone il preventivo dei danni: 80mila euro

  • Si cerca di tornare alla normalità a Conselice dopo l'allagamento - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
    A Conselice
  • Si cerca di tornare alla normalità a Conselice dopo l'allagamento - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
    A Conselice

Addio alle case

Tra i problemi il fenomeno evidente di chi lascia i confini dei comuni alluvionati. «Chi abita in affitto e ha la casa inagibile ha lasciato le case e si è trasferito altrove, lasciando mobili e supellettili al loro destino. Perché pagare un affitto di una casa inagibile? I grandi magazzini offrono il 30% di sconto a chi compera elettrodomestici oppure fanno credito. E il conflitto tra chi non ha nulla sfocia anche nelle tensioni con gli immigrati: vengono a far incetta di viveri e beni di prima necessità consegnati dai volontari senza essere alluvionati». Scene già viste, come quando in piazza durante una diretta nazionale è scoppiata una rissa tra residenti e stranieri davanti ai furgoni portati dalla Lombardia. Scene di disperazione che rivelano tensioni e difficoltà di convivenza acuite nel momento del bisogno

Gli argini

Intanto, mentre i centri storici perdono famiglie e bambini, inseguendo i servizi dove funzionano (come asili e Grest) sono gli argini ancora danneggiati che preoccupano. «Durante la siccità la terra si è seccata e si è spaccata. Poi la piena ha agito con una pressione pazzesca, favorita dagli alberi cresciuti dentro l’alveo del Santerno o del Lamone, che divelti hanno creato uno sbarramento alla piena sui ponti ferroviari. Poi si sono aperti i fontanazzi e gli argini sono crollati. Tuttora si lavora con le ruspe, ma se arrivasse un’altra piena che si fa?». 

Si lavora all'argine del fiume Santerno a Sant'Agata sul Santerno - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Si lavora all'argine del fiume Santerno a Sant'Agata sul Santerno - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

È la paura diffusa che cogliamo in chi caparbiamente ha deciso di restare e di ricostruire. In effetti, molti dicono che si può fuggire a tutto ma non alla paura. E il timore ora è anche che le istituzioni si dimentichino di chi resta e altri seguano chi ha deciso di trasferirsi. «Qui c’è ancora molto da fare. Servirebbero davvero ancora i bresciani. Il vostro esempio e la vostra preziosa vicinanza. La vostra mano tesa nel bisogno che non ci ha lasciato soli». 

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