Strage piazza Loggia, come è iniziata l'udienza preliminare del nuovo filone d'inchiesta

A Brescia un nuovo processo per arrivare all'ultimo tassello di un puzzle giudiziario lungo 49 anni
Un drammatico scatto del 28 maggio 1974, in piazza della Loggia a Brescia
Un drammatico scatto del 28 maggio 1974, in piazza della Loggia a Brescia
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Un nuovo processo per arrivare all'ultimo tassello di un puzzle giudiziario lungo 49 anni. È iniziata al Palazzo di Giustizia di Brescia l'udienza preliminare sul nuovo filone d'inchiesta per la Strage di Piazza della Loggia del 28 maggio 1974. La Procura, con il procuratore aggiunto Silvio Bonfigli e il sostituto Caty Bressanelli, ha chiesto il rinvio a giudizio per Roberto Zorzi, che non si è presentato in aula. Un inizio udienza caratterizzato dal caso legato alla mancata costituzione di parte civile da parte della presidenza del Consiglio dei ministri. Non era mai accaduto prima. «Spero che Palazzo Chigi chiarisca» l'auspicio fin dal mattino di Manlio Milani, presidente dell'associazione familiari vittime della Strage.

Parole a cui sono seguite prese di posizione di esponenti politici, a partire dal bresciano del Partito democratico Alfredo Bazoli, che il 28 maggio 1974 perse la madre, Giulietta Banzi, una delle otto vittime dell'esplosione. «Non sappiamo se si tratti di una scelta deliberata o di una dimenticanza. In entrambi i casi, un episodio grave, sul quale chiediamo che il governo dica una parola chiara. Lo meritano il paese, la città di Brescia offesa dalla strage, i familiari delle vittime» le parole di Bazoli.

Caso rientrato

Il caso è rientrato a fine udienza quando il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha annunciato in una nota: «La Presidenza del Consiglio non ha ricevuto nessun avviso riguardante la fissazione dell'udienza preliminare del processo a carico di Roberto Zorzi e Marco Toffaloni, imputati per la strage di piazza della Loggia Brescia. Per questo, l'Avvocatura dello Stato, su mandato della stessa Presidenza del Consiglio, chiederà al Gup di Brescia la rimessione in termini ai fini della costituzione di parte civile, che seguirà non appena la rimessione sarà concessa».

Chi è Roberto Zorzi

La nuova inchiesta coinvolge Roberto Zorzi, che il giorno dell'esplosione della bomba non aveva ancora compiuto 21 anni ed è ritenuto dagli inquirenti l'esecutore materiale della strage neofascista di Brescia. Nato a Merano, ma cresciuto nel Veronese, oggi vive negli Stati Uniti con passaporto americano e gestisce un allevamento di dobermann che ha chiamato «Del Littorio». All'epoca giovanissimo militante di Ordine Nuovo veronese, per le indagini era molto vicino a Marcello Soffiati, estremista veneto indicato dalle sentenze già passate in giudicato come colui che trasportò la bomba partita da Venezia e «messa in sicurezza» da Carlo Digilio in un appartamento di via Stella a Verona poche ore prima di esplodere. Zorzi è accusato di concorso in strage con altri tra cui Carlo Maria Maggi - condannato all'ergastolo e deceduto - e Maurizio Tramonte, per «aver partecipato alle riunioni in cui l'attentato veniva ideato, manifestando la propria disponibilità all'esecuzione dell'attentato e comunque - recita il capo di imputazione - rafforzando il proposito dei correi».

Zorzi ha fin qui negato le accuse. «Si ritiene che quanto riportato nell'informativa della polizia giudiziaria non assurga in nessun caso a elemento indiziario. In realtà il materiale istruttorio sembra più creare suggestioni frutto della Pg che comunque con impegno ha svolto indagini assai complesse» hanno scritto, in una memoria difensiva depositata in Procura a Brescia, gli avvocati del veronese. «Si vuole precisare che Zorzi nell'imminenza dei tragici fatti è stato prontamente oggetto di verifiche da parte dell'Arma dei carabinieri. Tanto da essere stato portato in caserma e trattenuto per molte ore per accertamenti. Non solo la circostanza che lo stesso non si trovasse a Brescia il giorno dell'attentato è stata ampliamente verificata e accertata nella strettissima imminenza dei fatti - scrivono i difensori di Zorzi - ma i carabinieri si sono recati subito presso l'esercizio pubblico/bar della stazione dei pullman frequentata ogni giorno dallo Zorzi per i suoi spostamenti dalla propria abitazione in Valpolicella al capoluogo Verona e il gestore e la figlia dello stesso bar hanno confermato senza ombra di dubbio di aver visto Zorzi nella giornata del 28 maggio 1974».

L'udienza preliminare riprenderà il 20 aprile e sono già state fissate anche altre due udienze, il 25 maggio e il 15 giugno, mentre il 5 aprile davanti al tribunale dei minori comparirà l'altro coinvolto, quel Marco Toffaloni, oggi residente in Svizzera, che non aveva ancora 17 anni il 28 maggio 1974.

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